IO 23 11 17

di Bonfiglio Mariotti – Presidente Assosoftware 
Andiamo verso un Fisco che deve comportarsi verso il cittadino come un «parente», così ha dichiarato Ernesto Maria Ruffini direttore generale dell’Agenzia delle entrate. Un parente che, secondo Ruffini, non deve essere né indigesto né invadente. È una svolta auspicabile, ma la mia mente ritorna al 1994 e al famoso 740 lunare introdotto con grandi proclami sulla necessità e capacità di acquisire e gestire le informazioni dei contribuenti italiani, dopo 25 anni siamo ancora qui a parlare delle stesse cose. A suo vantaggio Ruffini ha un’esperienza profonda di semplificazione e razionalizzazione di procedure informatiche nella vecchia Equitalia che ha trasformato in un piccolo gioiello di efficienza. Ma la macchina del Fisco è complicata e una svolta, perché possa funzionare, deve partire da un nuovo approccio nel rapporto Stato-contribuenti e da un nuovo modello di relazioni fra tutti gli attori, compresi i produttori di software che sono l’anello fondamentale per collegare le intenzioni del legislatore con la pratica delle imprese, dei professionisti e dei cittadini. Perché è vero che l’innovazione è definibile come un cambiamento di visione-processo rispetto al passato, ma altresì non può prescindere dall’approccio informatico e digitale, dalla continua interconnessione di dati, cose e persone. Non serve a nessuno fare riunioni nelle quali ci sono categorie che nulla hanno a che fare con le altre, per esempio se parliamo di trasmissioni telematiche; chi ne ha reso possibile il successo sono i commercialisti che ne inviano ogni anno quasi il 70% e le software house che ne rendono possibile l’invio per questa categoria oltre che per il restante 30%. In questa prospettiva riproponiamo con forza il tema strategico della collaborazione preventiva tra pubblico e privato come strada maestra per evitare il ripetersi di altri incidenti di percorso come quelli che hanno segnato anche quest’ultimo anno. Il caso dello Spesometro 2.0 è sotto gli occhi di tutti: dove c’è stata collaborazione e sperimentazione con le Software house, come per l’integrazione dello SdI, le cose hanno funzionato bene. Nel caso del portale web, che l’Agenzia ha realizzato in autonomia, sono invece emersi problemi. Cito altri due esempi: l’introduzione dell’obbligo dell’invio telematico delle Dichiarazioni fiscali e l’Uniemens Inps. Grandi innovazioni raggiunte proprio in virtù di precisi accordi con i produttori di software. Solo il dialogo serrato con chi produce gli strumenti applicativi permette di risolvere le complessità di un adempimento e di prevedere, già in sede di analisi, le eventuali difficoltà e le soluzioni da adottare per superarle. Il susseguirsi di scadenze fiscali diventa un problema se le software house non possono disporre tempestivamente di tutta la documentazione tecnico-normativa per lo sviluppo degli applicativi software, utilizzati da aziende e intermediari, almeno nei medesimi termini previsti da Sogei per lo sviluppo delle componenti software messe a disposizione nei servizi online dell’AdE. Per la comunicazione dati Iva e fatture ma anche per la Fatturazione elettronica B2B diventa fondamentale attivare quanto prima l’interoperabilità tra i software gestionali e il controllo in anagrafe tributaria di P. Iva e Codice fiscale per evitare i numerosi scarti ricevuti nell’invio dei dati fatture per partite Iva cessate o inesistenti. La cooperazione applicativa tra software gestionali e servizi online delle Entrate coinvolge numerose funzionalità e banche dati dell’Amministrazione finanziaria e renderebbe più efficiente l’attività di controllo e di compliance di aziende e intermediari. Mi chiedo perché per fatturare alla p.a. posso collegare il software all’indice Ipa in cui trovo la corrispondenza di tutte le stazioni appaltanti e non si può fare la stessa cosa con anagrafiche Iva e codici fiscali. L’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica darà un impulso determinante alla trasformazione digitale delle imprese e all’innovazione del Paese, ma perché abbia successo lo stato deve sostenere quelle Pmi oggi in forte ritardo nell’informatizzazione dei processi aziendali e in generale nell’utilizzo di strumenti informatici, con apposite misure di defiscalizzazione e crediti d’imposta per l’acquisto di software gestionali, servizi di gestione e trasmissione dei file in cloud computing e relative attività di formazione e consulenza. Viceversa, per quelle categorie e filiere di aziende con avanzata informatizzazione che già utilizzano la fatturazione elettronica tramite partner tecnologici e hub che aggiungono al transito dei documenti ulteriori servizi a valore aggiunto, riteniamo strategico per tutti l’attivazione verso lo Sdi di un flusso semplificato, qualora esse intendano consegnare alle controparti le fatture in modo autonomo, utilizzando i servizi già disponibili sul mercato.

 

Articolo Italia Oggi_23-11-2017