VISTO DAL PRESIDENTE/ Inaccettabile il «software di stato» per lo scambio tra privati

Fatture online senza forzature

Soltanto la competizione fra imprese crea innovazione
 di Bonfiglio Mariotti 

 

Se dovesse essere confermata, la scelta del governo di far predisporre a Sogei un software di Stato per lo scambio di fatture fra privati e di presentarlo come la risposta avanzata all’esigenza di modernizzazione e di efficienza delle imprese, rischierebbe di diventare una pesante zavorra che frena il cammino verso la digitalizzazione del Paese, con seri danni sia al mercato dell’informatica nostrana, che non ha mai avuto e mai ha chiesto incentivi per crescere, sia alle imprese, che utilizzano i vantaggi competitivi connessi alla gestione digitale delle proprie attività.

Il decreto attuativo del governo non sembra tenere in considerazione questo scenario, né per la sua importanza rispetto al servizio prestato allo Stato, né per la ricaduta sull’economia, e configura di fatto una «invasione del mercato» da parte di Sogei/Agenzia delle entrate, rispetto ai servizi di Fatturazione elettronica e conservazione digitale offerti dal mercato. Come abbiamo sostenuto nel corso dell’audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, lo scorso 20 maggio.

La brutta esperienza del Sistri, messa in piedi dal Ministero dell’ambiente qualche anno fa e costata centinaia di milioni alle imprese e allo Stato, definitivamente affossata da questo esecutivo e in attesa dei rimborsi alle imprese per i soldi inutilmente spesi, dovrebbe insegnarci qualcosa.

La proposta del governo di utilizzare infrastrutture software pubbliche e centralizzate (come era concepito il Sistri) per la gestione di parte dei processi amministrativi delle imprese, di trasformarlo in una sorta di «forca caudina» di Stato, nominalmente gratuita, ma pagata coi soldi della collettività, da cui devono passare le fatture elettroniche, continuo a ripeterlo, emesse da un privato verso un altro privato, genererebbe gravi danni non solo al mercato dell’informatica che ha investito cospicue risorse per integrare nei software gestionali il flusso e la gestione dei processi, ma alle aziende stesse che non potranno beneficiare dei vantaggi veri della digitalizzazione offerti dall’ottimizzazione dei processi amministrativi.

Proprio per assicurare una vera evoluzione e una misurabile modernizzazione nelle relazioni tra imprese, attraverso il passaggio alla fattura digitale, anche Assosoftware, come tanti altri e insieme a un gruppo di primarie case produttrici di software (Dylog/Buffetti, ITWorking, Kalyos, Sistemi, Teamsystem/TSS, VM Sistemi e Wolters Kluwer Italia) e avvalendosi del Gruppo SIA come partner tecnologico, ha promosso la creazione di Software Hub System, una piattaforma di scambio documentale e conservazione digitale già utilizzata per lo scambio di fatture verso la p.a.

La piattaforma mette a disposizione delle software house l’opportunità di integrare le rispettive soluzioni gestionali in una hub nazionale che si fa carico di gestire non solo lo scambio delle fatture, ma tutti i servizi che digitalizzano l’intero ciclo dell’ordine.

In questa forte integrazione emergono i vantaggi operativi, che rendono trasparenti e fluidi l’invio e la ricezione di fatture e parcelle in formato elettronico, la conservazione sostitutiva digitale, la disputa on line, il tracking e il monitoraggio dei flussi e dello stato dei documenti, il caricamento automatico dei dati in prima nota contabile, i pagamenti e la riscossione tramite banca gateway e, infine, la certificazione del credito. Sarebbe sbagliato e autolesionistico, per lo Stato, non approfittare di ciò che il mercato ha già dovuto fare per adeguare i fornitori della p.a. a un obbligo imposto dal legislatore, ma che lo ha fatto con una visione e una innovazione tecnologica che solo il privato possiede. Quella dell’Agenzia delle Entrate è una soluzione che non potrà mai farsi carico di questi processi e che rischia di diventare un limitatore di velocità nello sviluppo del digitale, aggravando la complessità e creando difficoltà di integrazione con i predetti servizi.

C’è poi un elemento di forte diseconomicità del servizio proposto dall’Agenzia, che emerge dall’analisi dei dati.

Ad oggi, il costo medio di mercato per una fattura elettronica, compresa la conservazione digitale per dieci anni, è di circa un euro. Con la veicolazione esclusiva tramite SDI il costo lieviterà di oltre 20 volte. Alla faccia della gratuità. Il conto è presto fatto: la relazione allegata allo schema di dlgs prevede un investimento di 50 milioni di euro in cinque anni, esclusi i costi di sviluppo del software gratuito di compilazione e quelli di conservazione (non contemplati); il volume di fatture/anno scambiate tra le imprese è calcolabile, per eccesso, in 400/500 mila fatture/anno, per un totale di 2/2,5 milioni di fatture in 5 anni (si veda l’esperienza del software gratuito Unioncanere sulla Fattura p.a., con 43 mila fatture inviate in sei mesi – dati del sito Unioncamere); il costo per fattura sarebbe di 20/25 euro, contro l’attuale 1 euro a fattura, comprensivo anche della conservazione digitale. Il tutto senza integrazione con i processi aziendali, la contabilità ecc. In un momento in cui, ad esempio, non si trovano i soldi per pagare le pensioni, possiamo permetterci di spendere i soldi pubblici per ottenere un risultato di 20 volte peggiore?

Confermate le regole di versamento. E anche la loro complessità

  di Fabio Giordano 

 

Confermate anche quest’anno, nella loro complessità, le regole di versamento della Iuc, l’Imposta Unica Comunale sugli immobili, che si compone dei tributi Imu, Tasi e Tari, una complessità che si origina dalla presenza di regole troppo frastagliate (diverse da comune a comune), investe l’informatizzazione delle regole stesse, e si conclude nelle difficoltà strettamente connesse alle attività degli operatori, praticamente obbligati ad elaborare immobile per immobile. Con l’aggravante che dette regole possono cambiare continuamente, grazie anche alla possibilità concessa ai comuni di deliberare in qualsiasi momento. Con effetti talvolta anche paradossali, come nel caso dei comuni che hanno deliberato nel 2014 fuori tempo massimo: tale delibera non è stata chiaramente applicata nel 2014, non può essere applicata neppure per l’acconto 2015 e, nel caso che vi sia una nuova delibera per il 2015, non potrà essere applicata neppure per il saldo.

Per il 2015, il termine di approvazione dei bilanci dei Comuni è stato differito dal 31/5 al 30/7. Le date per il versamento sono invece fissate al 16/6 per l’acconto e al 16/12 per il saldo. Si dovranno quindi calcolare l’acconto con le regole dello scorso anno e il saldo con le regole del 2015.

Lato software tutto ciò comporta una complessità notevole nella codifica delle delibere, che potenzialmente interessa oltre 8 mila comuni, con impatti non indifferenti sul motore di calcolo.

Per il 2015, due sono le novità di una certa rilevanza. La prima riguarda l’Imu dei terreni agricoli: dopo la saga della mini-Imu dello scorso anno, per il 2015 l’Imu sui terreni agricoli è sempre dovuta, ma spetta una detrazione di 200 euro complessivi per i terreni parzialmente o totalmente montani. La seconda novità è l’Imis di Trento: fa il paio con l’Imi di Bolzano dello scorso anno, con regole simili, ma non del tutto uguali. Anche in questo caso sostituisce l’Irpef, laddove l’Imu già la sostituisce. L’Imis e l’Imi sostituiscono sia Imu che Tasi. Un cenno, infine, ad alcune problematiche operative, su cui Assosoftware ha dovuto necessariamente prendere posizione, in attesa di un chiarimento ufficiale del Dpf, al fine di fornire le necessarie indicazioni ai propri associati.

Detrazione dei terreni agricoli e modello F24

In relazione alla nuova detrazione per i terreni agricoli è sorto il dubbio se la stessa dovesse essere riportata nel modello F24 di versamento, stante le attuali istruzioni e specifiche tecniche che fanno riferimento al solo caso della detrazione per abitazione principale. In attesa di una risposta ufficiale del DPF, pervenuta con FAQ solo ieri, le software house associate avevano deciso di adottare la posizione comune di non compilare tale campo per i terreni agricoli. Alla luce della risposta ufficiale, che invece prevede la possibilità di tale indicazione, verrà valutato da ciascuna software house se esistono i tempi tecnici per l’eventuale allineamento delle procedure già per la scadenza del 16/6, oppure se tale allineamento potrà essere fatto solo per il saldo.

Dichiarazione Tasi

La Risoluzione n. 3/DF del in data 25/3/2015 ha chiarito che «(…) il modello di dichiarazione Tasi omissis deve essere unico e valido su tutto il territorio nazionale». In data 27/3/2015 l’Ifel, con propria nota, ha invece replicato che «( ) il Comune può e deve disporre per via regolamentare in materia di dichiarazione Tasi omissis ». In considerazione dell’esiguo periodo di tempo a disposizione Assosoftware ha fornito ai propri associati le seguenti direttive:

– i dati Tasi verranno riportati nel modello della dichiarazione Imu;

– non saranno gestite le dichiarazioni Tasi dei detentori, in quanto non contemplati dall’attuale modello.

Dichiarazione Imu e Tasi degli enti non commerciali

Con la Faq n. 2, del 21/11/2014, il Dpf ha dato risposta su come vada compilata la dichiarazione Imu/Tasi Enc nel caso di enti non commerciali che possiedano immobili totalmente imponibili (locati) e immobili esenti/parzialmente imponibili, precisando che occorre presentare più dichiarazioni in ciascun comune.

Tale risposta non appare, peraltro, del tutto coordinata con le indicazioni fornite con Risoluzione n. 1, dell’11/1/2013, laddove è stato precisato che « si ritiene che la dichiarazione Imu relativa agli immobili degli enti non commerciali debba essere unica e riepilogativa di tutti gli elementi ».

È chiaro che la gestione, per lo stesso contribuente, di una doppia dichiarazione, sia telematica (per poter beneficiare dell’esenzione di cui all’art.7, comma 1, lett. i), del dlgs 30/12/1992, n. 504) che cartacea e versamenti diversificati, non risulta – nella generalità dei casi – al momento possibile. Di conseguenza Assosoftware ha dato indicazione ai propri associati di comportarsi come lo scorso anno e cioè, indipendentemente dal comune in cui si verifica la condizione di esenzione, allora il versamento dell’Imu e della Tasi sarà sempre gestito in tre rate ed il modello di Dichiarazione Imu/Tasi Enc sarà l’unico modello utilizzabile dal soggetto.

ITAOGGI_28-05-2015.pdf