Le conseguenze a tutto tondo legate al recepimento della nuova direttiva 2013/34

Bilancio Ue, istruzioni per l’uso

Impatto sui software atteso già a partire da gennaio
 di Fabio Giordano 

 

Primo e importante incontro collegiale, lo scorso giovedì 18 giugno presso la sede di Assosoftware di Milano, per iniziare a capire tutti insieme come affrontare, dal prossimo anno, le problematiche software connesse all’adozione della direttiva 2013/34/Ue, che ha abrogato la IV direttiva Cee (n. 660/1978) in materia di bilancio d’esercizio e la VII direttiva Cee (n. 349/1983) in materia di bilancio consolidato. Incontro cui hanno partecipato da una parte i referenti dei principali enti interessati da questo importante aggiornamento della normativa bilancistica, in particolare il dipartimento del tesoro del Mef, l’Oic, Infocamere, Xbrl Italia, Assirevi (Associazione italiana revisori contabili), poi ancora Rete imprese Italia in rappresentanza delle associazioni che gestiscono le contabilità dei contribuenti, dall’altra i componenti del Comitato tecnico Assosoftware che nei mesi scorsi si sono occupati di analizzare le novità della normativa e di individuarne i principali impatti sui software. Il termine del 20/7/2015 entro cui dovranno essere obbligatoriamente emanate le norme di recepimento da parte degli stati membri (termine che probabilmente sarà derogato di qualche settimana), in vigore già dall’1/1/2016, è oramai così vicino da non potersi rimandare oltre le valutazioni sugli adeguamenti necessari da apportare alle procedure di contabilità e di redazione del bilancio, nonché su quelle delle dichiarazioni fiscali per il calcolo delle imposte.

Cambia l’Utile, ma non cambiano le imposte. L’art. 11 dello schema di attuazione della direttiva stabilisce che «dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanzia pubblica». Ciò va letto, secondo le prime ipotesi interpretative prospettate dall’Ade, non solo come invarianza di gettito, ma addirittura come invarianza di imposizione in capo al singolo contribuente. Ebbene, non avendo il legislatore al momento apportato modifiche al Tuir in relazione all’Ires, né al dlgs 446/97 in relazione all’Irap, secondo l’Ade l’unica possibilità per «mantenere» la medesima base imponibile è quella di determinare un secondo utile d’esercizio, il medesimo che si sarebbe avuto applicando la precedente normativa civilistica (ossia l’attuale). Si tratta di una soluzione oltremodo complessa, che seppure già adottata da tempo per le imprese che applicano gli Ias, le quali ai fini del calcolo delle imposte elaborano un secondo bilancio secondo la normativa civilistica nazionale, ci si augura che non venga realmente estesa a tutte le altre aziende.

Facciamo un esempio pratico. Tra le maggiori novità della direttiva vi è l’eliminazione area della gestione straordinaria e di tutte le relative poste (voci E20 ed E21). Tale nuova impostazione ha effetti importanti in relazione alla normativa fiscale, in particolare all’Irap che deriva la base imponibile direttamente dal bilancio. Venendo meno la gestione straordinaria, che finora non rientrava nella base imponibile Irap in quanto estranea al calcolo del valore della produzione, tutte le voci precedentemente classificabili come straordinarie ne modificherebbero l’entità. Ecco quindi la necessità, secondo l’Ade, di provvedere alla sterilizzazione di questi effetti indesiderati, predisponendo un secondo bilancio elaborato con le precedenti regole civilistiche. Si tratta chiaramente di un paradosso, che però potrà essere superato solo se il legislatore provvederà ad aggiornare in modo opportuno anche le norme fiscali, evitando così a milioni di imprese la predisposizione di due diversi bilanci.

I leasing rimangono in nota Integrativa. Per la rilevazione contabile dei leasing non verrà adottato, dal nostro paese, il metodo finanziario, ma verrà mantenuto l’attuale metodo patrimoniale. Questa scelta, fortemente criticata da più parti anche in sede di consultazione pubblica, ha una motivazione precisa e probabilmente condivisibile: lo Iasb sta riscrivendo i principi contabili sul leasing (Ias17) per cui l’adozione di nuove e complesse regole, che con tutta probabilità saranno a breve modificate a livello internazionale, è stata giudicata un’inutile complicazione.

Novità anche per il Bilancio 2015. Infocamere e Xbrl Italia hanno in serbo alcune novità già anche per il 2015. Si tratta di alcune correzioni e della predisposizione di nuove tabelle per le imposte che quest’anno hanno creato alcune difficoltà operative. Verrà poi anticipato il rendiconto finanziario e predisposta la tabella dei leasing in formato Oic12. Rimane al di fuori dell’ambito Xbrl il bilancio consolidato, che continuerà ad essere depositato con le consuete modalità.

Considerazioni finali. Se è vero che il primo bilancio interessato dalla nuova normativa comunitaria sarà quello che verrà redatto nel 2017, è anche vero che le novità saranno tali e tante che converrà predisporre ed iniziare a utilizzare un piano dei conti compatibile già dall’1/1/2016, per poter poi elaborare l’anno successivo i bilanci e le dichiarazioni dei redditi in modo automatizzato.

Per poter fornire un piano dei conti aggiornato, completo anche dei trattamenti fiscali, occorrerebbe che sia la normativa civilistica sia quella fiscale fossero definite diversi mesi prima dell’entrata in vigore (gennaio 2016) per permettere alle Software House di introdurre le necessarie variazioni ai sistemi contabili. Assosoftware, da parte sua, con questo primo incontro è riuscita nel non semplice intento di segnalare ai referenti degli Enti interessati i propri dubbi e di attivare un confronto sull’ambito troppo spesso trascurato degli impatti sui software che ogni novità necessariamente comporta.

Opportunità e criticità legate al processo di digitalizzazione di imprese e pubblica amministrazione

La fatturazione elettronica B2B è la strada da percorrere

  di a cura dell’Ufficio Stampa Assosoftware 

 

Anche Assosoftware, con il suo presidente Bonfiglio Mariotti, è stata tra i protagonisti dell’Arena, il momento di dibattito sul tema della fatturazione elettronica nell’ambito del Convegno «Dopo la p.a., il digitale (ri)entra nel business», organizzato a Milano lo scorso venerdì 19 giugno dall’Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione della School of management del Politecnico di Milano, di cui l’associazione è partner. Secondo le stime del Polimi, fino a oggi le fatture inviate alla p.a. sono state 7,7 milioni da parte di circa 300 mila fornitori, a fronte di un volume annuo atteso stimato in 50/60 milioni di fatture emesse da circa 2 milioni di fornitori.

Viene da chiedersi, alla luce di questi numeri: la fatturazione elettronica verso la p.a. è un fiasco o un volano per la digitalizzazione? I benefici della fatturazione elettronica dove sono, quanto valgono, come si raggiungono, chi se li porta a casa? Andiamo verso il B2B, con quale ruolo per la p.a.? Queste le provocazioni che hanno dato il via a un confronto critico sull’esperienza di questi primi mesi. Le posizioni espresse da Mariotti e dagli altri partecipanti (Umberto Bertelè, presidente della School of management; Stefano Lania, di Confindustria Bergamo; Daniele Marazzi, per l’Osservatorio; Mario Carmelo Piancaldini per l’Agenzia delle entrate; Umberto Zanini, dottore commercialista; Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio e arbitro dell’incontro) hanno messo in evidenza alcune criticità, nonché le opportunità non ancora completamente colte dal processo di digitalizzazione che vede coinvolte le p.a. e il sistema delle imprese. Alla voce criticità fanno capo le difficoltà, di ordine culturale prima e procedurale poi, manifestate soprattutto dai piccoli comuni, non sempre in grado di far fronte, nei tempi attesi, ad un così importante cambiamento.

Da parte di molte imprese la fatturazione elettronica verso la p.a. resta, in molti casi, un binario parallelo ai tradizionali processi amministrativi e quindi non viene colta come stimolo per passare a quella B2B. I vantaggi derivanti dalla riduzione dei tempi di pagamento (per ora si è passati da 165 a 144 giorni, rispetto all’obiettivo degli 80) e dalla certificazione del credito, due obiettivi fondamentali non ancora pienamente raggiunti, non sono ancora percepiti da molte imprese e non agiscono – quindi – come cause motrici del passaggio alla Fattura Elettronica.

Un impulso in tal senso è atteso dagli incentivi annunciati dal governo che ridurranno gli adempimenti contabili/fiscali e i tempi di rimborso dell’Iva per le aziende. È proprio la leva premiale la giusta soluzione per promuovere la digitalizzazione, non essendo possibile introdurre l’obbligo anche nelle relazioni tra imprese. Tuttavia non appare ancora ben chiarito il tema del servizio gratuito per la fatturazione elettronica che lo stato vorrebbe mettere a disposizione delle imprese per il B2B e che vedrebbe nello Sdi (Sistema di Interscambio) il punto di raccolta delle fatture elettroniche. Infatti un conto è la Fatturazione elettronica, un altro è l’invio dei dati che potrebbe trovare nel tracciato fattura p.a. lo standard per assolvere alla trasmissione delle informazioni all’amministrazione finanziaria, lasciando libere le imprese di utilizzare le soluzioni di fatturazione elettronica integrate ai software gestionali, che permettono di ottenere i veri vantaggi della digitalizzazione dei processi aziendali.

Che lo stato voglia digitalizzare la raccolta delle informazioni ai fini fiscali e per il contrasto all’evasione non significa che debba farlo in modo «peggiorativo», imponendo soluzioni non adeguate al contesto economico, dove già esistono soluzioni in grado di gestire in modo completo e integrato la complessità delle problematiche gestionali delle imprese, realizzate da software house specializzate. In questo senso l’intervento di Mariotti ha ribadito la linea di Assosoftware ed i fattori chiave che sono alla base della soluzione consortile Software Hub System promossa dall’associazione in collaborazione con le software house:

«Se parliamo di benefici», ha affermato Mariotti, «la risposta alla domanda di semplicità e di efficienza si dà con l’integrazione della fatturazione elettronica con i software gestionali utilizzati quotidianamente nelle imprese; così si ottiene linearità nelle procedure, continuità nel modus operandi, abbattimento di attività che sottraggono valore, attivazione di una gestione, completa e coerente, del ciclo dell’ordine e di quei servizi a valore aggiunto che producono benefici concreti e misurabili nei processi aziendali e che si traducono in leva competitiva e cultura digitale. Lo stato a questo riguardo non ha le competenze e le conoscenze per sostituirsi a chi, da anni, ha affrontato e risolto con soluzioni software la complessità gestionale e le reali esigenze delle imprese. Ben vengano gli incentivi alle imprese ma lo Stato resti fuori dal mercato e lasci spazio agli intermediari che in questi anni hanno spesso supplito alle sue carenze».

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