di Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware
In queste ultime settimane si è molto discusso della proposta del direttore dell’agenzia delle entrate, Ernesto Ruffini, di passare a un criterio di determinazione di «pura cassa» del reddito di impresa e di lavoro autonomo (cash flow tax) dei contribuenti minori, titolari di partita Iva.
Se ne sono interessate anche le società di software, associate ad AssoSoftware, per capire, alla luce delle poche informazioni esistenti, come operativamente potrebbe essere applicata a livello informatico, conoscendo peraltro a fondo, e meglio di chiunque altro, le esigenze degli operatori (commercialisti, associazioni di categoria, eccetera) che utilizzano le loro piattaforme e infrastrutture software.
L’obiettivo è che tale riforma possa essere realmente attuabile e funzionante anche a livello informatico con meccanismi che rispettino logiche concretamente applicabili. Altrimenti, e non sarebbe la prima volta, i software non potranno funzionare e i clienti non saranno soddisfatti. Il che sarà un danno enorme, che nessuno vorrà subire.
La premessa è che i tempi per l’attuazione di una tale riforma non sono brevi, richiedono da un lato un nuovo impianto normativo sufficientemente organico e strutturato, e dall’altro adeguamenti operativi e procedurali piuttosto signficativi che si sovrappongono alle normali attività di sviluppo per gli adempimenti esistenti e agli adeguamenti in corso per le norme emergenziali post Covid.
Quindi ben venga la riforma proposta da Ruffini, purché si riesca a farla funzionare, con tempi adeguati e costi amministrativi per i contribuenti e i loro consulenti perlomeno non superiori a quelli attuali. Meglio ancora se si potranno ridurre con l’ausilio di strumenti informatici evoluti.
Ma andiamo sul concreto. Ruffini propone il passaggio dall’attuale sistema di versamento dell’Irpef, due acconti e un saldo, a un sistema con versamenti mensili che tengano conto delle fatture attive effettivante incassate, ma anche delle fatture passive effettivamente pagate.
Di fatto il meccanismo ricalca quello della ritenuta dei lavoratori autonomi, la quale però viene versata (dal committente e non dal prestatore) esclusivamente in relazione alle fatture effettivante pagate (dal committente) e incassate (dal prestatore).
Il meccanismo della ritenuta, seppur apparentemente farraginoso, funziona, ed è stato metabolizzato dai contribuenti e dai loro consulenti fiscali oramai da decenni.
Invece i meccanismi “per cassa” funzionano meno bene. Ad esempio, la tenuta della «contabilità per cassa», necessaria qualora si voglia determinare per cassa il reddito dei contribuenti in contabilità semplificata, è risultata sicuramente meno gradita e applicata, in quanto costringe di fatto il contribuente alla tenuta di una sorta di contabilità ordinaria. Tant’è che molti contribuenti hanno preferito utilizzare la scappatoia dell’articolo 18, comma 5, del Dpr 600/1973 del «criterio del registrato»: tutti gli acquisti registrati ai fini Iva si danno per pagati e tutte le vendite per incassate. Scelta quindi la via più semplice, sebbene il criterio di determinazione del reddito per cassa risulti potenzialmente vantaggioso per molti contribuenti.
Dunque cosa fare? Da un punto di vista prettamente tecnico e di semplificazione operativa, sarebbe probabilmente preferibile sganciarsi dal concetto di incasso e di pagamento – perlomeno in corso d’anno – adottando un meccanismo più semplice, come quello del «criterio del registrato», ovvero di forfetizzazione degli incassi e pagamenti (che sappiamo possono essere totali, parziali, eccetera), che permettesse di automatizzare il versamento delle imposte mensili direttamente a partire dalle fatture attive e passive, senza obbligare il contribuente minore alla tenuta di una contabilità ordinaria.
Se così fosse, i software gestionali potrebbero:
già in fase di emissione delle fatture attive, calcolare i ricavi imponibili Irpef del mese (al lordo dei costi) e memorizzarli;
in fase di registrazione delle fatture passive ricevute, calcolare i costi deducibili Irpef e memorizzarli;
mensilmente, elaborare automaticamente l’importo dell’Irpef da versare, generando automaticamente l’F24, sottraendo dai ricavi imponibili Irpef i costi deducibili Irpef, applicando nei calcoli le regole di forfetizzazione degli incassi e dei pagamenti definite in precedenza e valide per l’intero anno.
Un sistema simile sarebbe di facile implementazione tecnica, semplice ed efficace, e soprattutto non oneroso rispetto al sistema attualmente in uso. Su questo impianto, rimangono poi altri problemi da analizzare e risolvere come il trattamento dei costi non legati a fatture (costi del personale, accantonamenti, Tfr eccetera), sui quali evidentemente bisognerà intervenire con rettifiche e conguagli rispetto al risultato derivante dalle fatture.
Chiaramente quella esposta è una delle tante possibilità. AssoSoftware è a disposizione, come supporto tecnico, per ogni confronto con l’agenzia delle Entrate e con gli altri stakeholders interessati, che possa portare beneficio all’individuazione di soluzioni realmente funzionanti e utili per tutti.