di Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware
Desideriamo ritornare su un argomento che abbiamo già dovuto affrontare – nostro malgrado – nella prima metà del mese di agosto, ovvero sulle modifiche apportate in extremis con Dpcm alle regole di rateazione dei versamenti (con maggiorazione) dei modelli Redditi 2018, annunciate dal Mef con comunicato del 14 agosto 2018.
Come AssoSoftware avevamo espresso e formalizzato sull’argomento una posizione molto netta, con il nostro comunicato stampa del 10 agosto 2018 dal titolo «Inutile intervenire ora sul calendario dei versamenti», che riportiamo per chiarezza espositiva: «Leggiamo in questi giorni nella stampa specializzata di un possibile Dpcm che andrebbe a modificare il calendario dei versamenti rateali delle dichiarazioni dei redditi evitando la doppia rata in agosto. Premesso che poteva essere una misura giusta e condivisibile se effettuata qualche mese fa (AssoSoftware aveva sollevato il problema il 6 marzo … omissis), ora rischia di mettere tutti in difficoltà e di fatto senza alcun beneficio. Infatti una modifica a pochi giorni dalla scadenza effettuata nel periodo delle ferie renderebbe impossibile per le software house intervenire nei programmi che generano i versamenti e conseguentemente per aziende e consulenti applicarla, creando solo confusione e irritazione. Come AssoSoftware siamo sempre disponibili ad accogliere interventi migliorativi a vantaggio dei contribuenti purché siano fattibili dal punto di vista tecnico e operativamente applicabili».
Ritorniamo ora sull’argomento per fare alcune ulteriori riflessioni, con la convinzione – o almeno con la speranza – che possano essere utili a rendere maggiormente consapevoli tutti degli effetti che comportano determinate decisioni, quando si vanno a modificare scenari in qualche modo governati o perlomeno gestiti con flussi in gran parte informatizzati, laddove queste decisioni comportano importanti adeguamenti dei software gestionali per poter essere applicate. Il rischio, infatti, è quello che vengano emanate regole che anziché essere agevolative per il contribuente – com’era evidente intenzione in questo specifico caso – possano risultare potenzialmente dannose o perlomeno inutili, quando invece vi era la possibilità di scegliere tra diverse soluzioni alternative, molto più semplici ed efficaci.
Un problema segnalato per tempo
Il primo spunto di riflessione riguarda la tempestività. Capita talvolta a tutti che si debba rimediare a un problema imprevedibile, emerso all’ultimo minuto. Ma non era questo il caso. Come AssoSoftware avevamo segnalato con largo anticipo, anche pubblicamente, con l’articolo «Versamenti Redditi 2018 con la doppia rata il 20 agosto» pubblicato in questa stessa nostra rubrica in data 6 marzo 2018 (clicca qui per leggerlo ) che l’interpretazione fornita dall’agenzia delle Entrate per addivenire alla soluzione della doppia scadenza del 20 di agosto, pur supportata dal nobile intento di rimanere i più fedeli possibile al dettato normativo, conteneva al suo interno alcuni errori logici evidenti, che avevano portato a un esito interpretativo del tutto discutibile. In tale occasione avevamo suggerito di provvedere a una immediata correzione delle istruzioni dei modelli Redditi 2018, al fine di consentire l’aggiornamento tempestivo dei software gestionali prima della campagna dichiarativa oppure, in alternativa, a fornire specifica conferma della soluzione adottata e riportata nelle istruzioni ministeriali. Nulla di ciò è chiaramente avvenuto.
Prima ancora di noi si erano occupati dell’argomento anche Salvina e Tonino Morina, con l’articolo «Per le Entrate la tentazione della doppia rata ad agosto», pubblicato su questa testata in data 21 gennaio 2018 (si veda anche l’articolo pubblicato sul Quotidiano del Fisco del 26 gennaio dal titolo «Redditi 2018, c’è la doppia rata per i titolari di partita Iva » ), nel quale gli autori – non condividendo la presa di posizione dello scorso anno dall’Agenzia con la circolare 8/E/2017 (paragrafo 11.2) relativa a un caso molto simile, anche se non proprio identico – indicavano invece la risoluzione 69/E/2012 come il corretto documento di prassi da prendere a riferimento per dirimere la questione (segnaliamo che vengono citati anche analoghi pronunciamenti, quali la circolare 192/E/1998, la circolare 50/E/2002, la risoluzione 128/E/2007). Dunque ci sarebbe stato tutto il tempo, senza dover arrivare al 14 di agosto, per poter intervenire. Peraltro, a nostro sommesso parere, per superare l’impasse probabilmente non era così necessario attendere un Dpcm ma si sarebbe potuti intervenire molto più rapidamente in via interpretativa, ovvero correggendo le istruzioni.
Le possibili soluzioni alternative
Anche volendo comprendere il fatto che sia stato possibile intervenire solo in extremis, a ridosso del termine del 20 di agosto, rimane comunque poco comprensibile il fatto che sia stata scelta una soluzione non realmente applicabile dal punto di vista pratico-operativo.
Di soluzioni estemporanee dell’ultimo minuto potevano essercene diverse, tutte chiaramente dovevano però essere orientate a mantenere inalterato il versamento della prima rata da effettuarsi con modello F24 entro il 20 di agosto – visto che materialmente le deleghe erano già in mano ai contribuenti – mentre la seconda rata avrebbe potuto essere versata più avanti, con una modalità che il Dpcm avrebbe potuto definire appositamente. Fra le tante possibilità, si sarebbe potuto dire, ad esempio, che:
■le quattro rate successive alla prima (rate 2, 3, 4 e 5) dovevano essere accorpate e ricalcolate in tre rate (rate 2, 3 e 4), tenendo conto degli interessi;
■l’importo della rata 2 poteva essere versato accorpato ad una o più delle rate successive, da versarsi comunque entro la fine del mese di novembre, tenendo anche in questo caso conto degli interessi;
■la rata 2 poteva essere versata liberamente in qualsiasi data, entro la fine del mese di novembre, rideterminandone opportunamente gli interessi.
Quindi, ipotizzando di dover versare un importo complessivo di Irpef di 1.500 euro (l’esempio lo facciamo su un solo tributo, ma sappiamo benissimo tutti che i codici tributo sono decine), originariamente suddiviso in 5 rate da 300 euro ciascuna (da versare in agosto/agosto/settembre/ottobre/novembre con i relativi interessi), seguendo lo schema esemplificativo precedente, i versamenti avrebbero potuto essere effettuati rispettivamente come segue:
•300 euro ad agosto, 400 euro a settembre, 400 euro a ottobre, 400 euro a novembre;
•300 euro ad agosto, 300 euro a settembre, 450 euro a ottobre, 450 euro a novembre (scelta dell’accorpamento alla penultima e all’ultima rata);
•300 euro ad agosto, 300 euro a settembre, 300 euro + 300 euro a ottobre (scelta di versamento separato nel mese di scadenza della penultima rata), 300 euro a novembre.
Il tutto chiaramente con interessi ricalcolati in base alla data di versamento prescelta.
L’importante sarebbe stato:
•dire al contribuente di versare entro il 20 agosto solo la prima rata, utilizzando il modello F24 già predisposto;
•concedere ai professionisti il tempo di avvisare i propri clienti e alle software house il tempo necessario ad adeguare le procedure, stante che le modifiche ai software di gestione dei modelli F24 risultano sempre molto complesse e delicate, e difficilmente riescono a essere realizzare in tempi brevi.
I comportamenti adottati
È molto improbabile, ancorché sicuramente possibile, che alcuni professionisti – in situazioni di particolare disagio finanziario dei propri clienti – abbiano deciso di ricalcolare a mano gli importi del modello F24 del 20 di agosto avvalendosi delle sommarie indicazioni contenute nel comunicato dell’agenzia delle Entrate. È invece più probabile che siano stati adottati – in alcuni casi – comportamenti tali per cui il 20 di agosto sia stato effettuato il solo versamento della prima rata (per 1/5 del dovuto) e non della seconda rata.
Ebbene, c’è da chiedersi – in quest’ultimo caso – come sarà possibile sanare tale insufficiente versamento, carente rispetto all’importo dovuto (di 1/4 rispetto al versato ovvero di 1/5 rispetto al dovuto) per effetto della rimodulazione da 5 a 4 rate. Come AssoSoftware riteniamo doveroso precisare che le software house difficilmente saranno in grado di proporre soluzioni automatiche a fronte di operatività manuali non previste originariamente nei moduli di elaborazione delle deleghe F24.
E ciò non per cattiva volontà, ma perché dal punto di vista tecnico risulta oltremodo complesso intercettare operatività manuali per poi ricondurle ad algoritmi di elaborazione standard che siano in grado di fornire risultati in linea con le norme di legge.
Quindi, nella quasi generalità dei casi, nel caso in cui anche solo la prima rata sia stata gestita in modalità manuale dall’operatore, tutte le rate successive dovranno essere elaborate a mano dall’operatore stesso, con il rischio non irrilevante di errori, vista la complessità insita nella compilazione dei modelli F24, in particolar modo in presenza di rateazioni.
Il dialogo necessario
La cosa che da subito ha stupito di più gli addetti ai lavori – è sufficiente consultare uno qualsiasi dei tanti forum di commercialisti per averne contezza – è che la rimodulazione delle rate è stata effettuata con modalità tali da renderla di fatto inapplicabile, visto che richiedeva il ricalcolo di tutti gli importi da versare, quando invece i modelli F24 erano già stati consegnati dai commercialisti ai contribuenti loro clienti nella settimana precedente a quella di ferragosto. La maggior parte dei professionisti si è quindi orientata – comprensibilmente e inevitabilmente – nella direzione di ignorare le indicazioni del comunicato relative a una norma solo annunciata, visto che il testo del Dpcm non era disponibile alla data di pubblicazione del comunicato.
AssoSoftware si è sempre dichiarata contraria a modifiche dell’ultimo minuto, soprattutto quando queste risultano complesse e delicate da effettuare. Ed è per questo che ha cercato e cerca sempre di fare il massimo sforzo per segnalare i problemi tempestivamente agli enti competenti. Il nostro auspicio, affinché situazioni di questo genere si verifichino sempre di meno, è quello di un maggior dialogo tra le parti, in cui risulti chiaro che – anche nei casi e qualunque sia la motivazione che porti a decisioni perentorie e imperative – dal punto di vista operativo le soluzioni adottate devono essere realistiche e realizzabili.