di Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware

In questo ultimo appuntamento – prima delle vacanze estive – abbiamo deciso di “volar leggeri” e di non parlare dei nuovi software o degli innovativi sistemi tecnologici che le nostre aziende stanno predisponendo per la gestione della fatturazione elettronica obbligatoria in vigore dal prossimo anno. Anche se il tema estremamente attuale e dinamico lo meriterebbe.

 

Come AssoSoftware abbiamo invece voluto dare un tributo agli studi di settore che ci stanno per lasciare definivamente, dopo che per tanti anni ci hanno fatto letteralmente impazzire. Lo abbiamo fatto in due modi. Per prima cosa, ripercorrendo alcuni passaggi della recente circolare 14/E/2018 che ha ricordato che anche negli studi qualcosa di buono c’è ancora. Si tratta della possibilità, qualora si risulti in linea con gli studi di settore, di fruire del regime premiale all’articolo 10 del Dl 201/2011.Poi a seguire, abbiamo provato a ricordare qualche aneddoto tecnico dei primi anni, in cui i calcoli di studi di settore – ancora molto acerbi – si dovevano in qualche modo riuscire replicare all’interno dei software gestionali, senza poter disporre di specifiche tecniche precise, andando per tentativi fino ad ottenere gli stessi risultati di Gerico.

Adeguamento agli studi di settore e regime premiale
Ultima possibilità di applicazione per il regime premiale all’articolo 10, del Dl 201/2011, prima del definitivo pensionamento degli studi di settore che dal prossimo anno saranno sostituiti dagli Isa, gli indici sintetici di affidabilità fiscale (articolo 9-bis del Dl 50/2017), dei quali abbiamo parlato in questa stessa nostra rubrica proprio la scorsa settimana.

La circolare 14/E ci ricorda infatti che l’articolo 10 del Dl 201/2011, dispone importanti limitazioni ai poteri di accertamento nei confronti dei soggetti che dichiarano, anche per effetto dell’adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dall’applicazione degli studi di settore, a condizione che gli stessi soggetti:
•abbiano regolarmente assolto gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore all’interno del modello da allegare alla dichiarazione dei redditi, indicando fedelmente tutti i dati previsti;
•sulla base di tali dati, risultino coerenti con gli specifici indicatori previsti dai decreti di approvazione dello studio di settore o degli studi di settore applicabili.

Tale disposizione prevede che nei confronti dei soggetti congrui e coerenti:
•siano preclusi gli accertamenti di tipo «analitico – presuntivo»;
•la determinazione sintetica del reddito complessivo sia ammessa solo a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un terzo quello dichiarato;
•sia ridotto di un anno il termine di decadenza per l’attività di accertamento effettuata ai fini delle imposte dirette e dell’Iva.

A tal proposito, l’articolo 10, comma 12, del Dl 201/2011 stabilisce che, con provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate, sentite le associazioni di categoria:
•siano dettate le disposizioni di attuazione del regime premiale;
•possano essere differenziati i termini di accesso alla disciplina premiale, tenuto conto del tipo di attività svolta dal contribuente.

La circolare 14/E sul punto precisa che, data l’esigenza di garantire l’applicazione del regime premiale ai contribuenti che dichiarano “fedelmente” i dati degli studi di settore e che risultano congrui alle risultanze degli stessi, vengono confermati per il periodo di imposta 2017 i medesimi criteri di individuazione degli studi di settore che hanno consentito l’accesso al regime premiale per le annualità 2014, 2015 e 2016.

In particolare, tenuto conto che il 2017 è l’ultimo anno di applicazione del regime premiale, con il provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate del 1° giugno 2018 è stata disciplinato l’accesso al regime premiale per 155 studi di settore per il periodo di imposta 2017.

Dunque, se si dichiarano i dati “fedelmente” e se si è congrui (naturalmente o per effetto dell’adeguamento) e coerenti, si può fruire ancora per quest’anno delle agevolazioni fiscali sopra indicate in termini di tempi e di modalità di accertamento.

Prima furono i parametri
Dal serio al faceto. Prima – nel lontano 1996 – furono i parametri: a “determinarli” il Dpcm 29 gennaio 1996 dal titolo «Elaborazione dei parametri per la determinazione di ricavi, compensi e volume d’affari sulla base delle caratteristiche e delle condizioni di esercizio sull’attività svolta». A solo titolo esemplificativo, uno dei tanti sibillini passaggi in cui ci imbattemmo nel leggere le indicazioni contenute nell’allegato 1: «Per ciascuna attività è stata calcolata la distribuzione ventilica di ciascuno degli indicatori precedentemente definiti e sono state selezionate le dichiarazioni che presentavano valori degli indicatori contemporaneamente all’interno dell’intervallo compreso fra l’estremo superiore del 4 ventile e l’estremo superiore del 18 ventile per le imprese e fra l’estremo superiore del 3 ventile e l’estremo superiore del 18 ventile per le attività professionali. Se dopo tale selezione le attività in esame presentavano un numero di contribuenti inferiore a 100, la metodologia è stata applicata a tutti i contribuenti che avevano superato il filtro basato sui soli criteri economici».

Fu il panico! Come potevamo realizzare i programmi di calcolo dei parametri, a partire da indicazioni di principio così intese, ma nello stesso tempo così poco operative? Dal decreto si poteva al più intuire l’algoritmo di calcolo, visto che era un concentrato di principi ispiratori e di definizioni statistiche, ma non era esposta in chiaro nessuna delle formule adottate.
A precisa domanda, la risposta dell’agenzia delle Entrate fu la seguente: le formule non ve le possiamo dare, ma se volete vi diamo degli “spezzoni” del codice sorgente. Se li studiate bene potete riuscire a replicare i calcoli anche voi.

Peccato che bastavano variabili dimensionate diversamente (più o meno decimali nelle variabili intermedie di calcolo), che non tornava più nulla. Ricordiamo ancora oggi che allora i linguaggi di programmazione, su alcuni sistemi operativi Unix, non gestivano un numero sufficiente di decimali, per cui fu necessario “spacchettare” alcune variabili in più variabili “affiancate”, che poi dovevano essere ri-assemblarle in fase di elaborazione. Per cui i nostri tecnici dovettero faticare non poco per replicare tutti i calcoli. Ma era solo il preludio, perché – bene o male – per i parametri le routine erano composte solo da alcune centinaia di righe di codice sorgente e le variabili erano solo poche decine.

Poi arrivarono gli studi di settore: gli esordi
Poi – nel 1998 – arrivarono gli studi di settore, disciplinati dall’articolo 62-bis del Dl 331/1993. In data 31 marzo 1999 furono pubblicati nella «Gazzetta Ufficiale» i primi 45 studi di settore relativi a 87 attività economiche, che si rendevano applicabili alle dichiarazioni per l’anno di imposta 1998, così come previsto dall’articolo 21, comma 4, della legge 448/1998. Per l’elaborazione degli studi di settore erano state utilizzate tecniche statistico matematiche sui dati contenuti nei questionari inviati nell’estate 1997 ai contribuenti, il software di Sogei si chiamava Gerico.

Le prime versioni del software Gerico si installavano su Windows 95 e 98. Preistoria! La logica era quella di avere a disposizione una quantità molto elevata di tabelle di calcolo pre-elaborate con criteri statistici, da cui attingere le informazioni da elaborare con logiche non troppo dissimili concettualmente da quelle dei parametri, ma con una difficoltà resa enormemente superiore dal fatto stesso di dover elaborare centinaia di studi di settore, ognuno con un numero di campi ben superiore a quello dei parametri.

Le software house presero due strade diverse:
■alcune decisero che era meglio creare una base dati interna alla propria procedura e poi utilizzare Gerico solo come motore di calcolo;
■altre, dovendo operare su più piattaforme, furono costrette non solo creare una base dati interna alla propria procedura, ma anche a sviluppare il motore di calcolo, visto che su alcuni sistemi operativi Gerico non funzionava.

Fu durissimo per tutti, in quanto:
■la prima soluzione evitava sì, agli sviluppatori, di impazzire ad analizzare algoritmi che – come i parametri – dovevano essere anch’essi dedotti da specifiche che altro non erano che “spezzoni” di codice sorgente forniti da Sogei, ma a fronte di ciò impegnava pesantemente i servizi di assistenza tecnica e sistemistica perché obbligava tutti i clienti all’installazione e all’aggiornamento di Gerico;
■la seconda soluzione – viceversa – impegnava allo stremo gli sviluppatori, ma alleviava il lavoro dei servizi di assistenza tecnica e sistemistica, in quanto non era richiesta l’installazione di Gerico.

Andò avanti così per otto anni, poi dal 2008 – con Gerico divenuto funzionante in tutte le piattaforme – tutte le società di software adottarono la prima soluzione, spinte anche da Sogei che con tale modalità operativa poteva evitare di dare supporto agli sviluppatori del motore, sgravandosi di un’attività comunque onerosa.

Dunque – almeno dal punto di vista tecnico – nessuno di noi rimpiangerà Gerico. Augurandoci tutti che il nuovo prodotto che elaborerà gli Isa e che nascerà dalle sue ceneri, potrà portarsi dietro i suoi pregi lasciando ai posteri i difetti.

 

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