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ASSOSOFTWARE PARTNER STRATEGICO PER LE POLITICHE GOVERNATIVE
Le aziende associate producono:
- il 99% del software gestionale tributario e fiscale per commercialisti, centri servizi, associazioni di categoria, CAF à Partner delle Istituzioni per l’attuazione delle Politiche Fiscali;
- l’85% del software per la gestione del personale, per imprese, consulenti del lavoro, centri servizi à Partner delle Istituzioni per l’attuazione delle Politiche sul Lavoro;
- il 75% del software gestionale per studi legali e notarili à Partner delle Istituzioni per la digitalizzazione delle Giustizia e dell’impianto civilistico del Paese.
- l’80% del software per la gestione dei rifiuti à Partner delle Istituzioni per le politiche sulla Tracciabilità dei Rifiuti (RENTRI);
- il 50% del software per le filiere agro-alimentari à Partner delle Istituzioni per le politiche sulla tracciabilità dei prodotti agricoli e del Made in Italy;
- il 40% del software per la Pubblica Amministrazione locale e centrale à Partner delle Istituzioni per l’attuazione dell’Agenda Digitale nella PA.
IL SOFTWARE COME LEVA FONDAMENTALE PER L’AUMENTO DELLE PERFORMANCE NELLE IMPRESE
In Italia, le PMI sono in totale 187.674. Nonostante rappresentino solo il 5% del tessuto imprenditoriale, sono responsabili da sole del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato e del 38% del valore aggiunto del Paese (dati Osservatorio PMI 2021).
L’80% delle imprese italiane e degli Enti PA utilizza almeno un software per la gestione e la digitalizzazione dei processi (ERP) prodotto dalle aziende associate. Il 59% delle PMI dichiara di aver ottenuto un aumento della marginalità a seguito dell’adozione dei software gestionali. (Fonte Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano)
IL SOFTWARE COME LEVA FONDAMENTALE PER L’AUMENTO DELL’EFFICIENZA NELLA PA E DEL SISTEMA PAESE
L’adozione nelle imprese di soluzioni gestionali integrate porta benefici nelle performance, misurabili in termini di efficienza ed efficacia, ma anche la PA può far leva su queste soluzioni per rendere più competitivo il sistema paese.
LO STATO DI MATURITÀ NELL’ADOZIONE DEI SW NELLE PMI E NELLA PA
L’Indice di maturità nell’utilizzo dei software gestionali sviluppato dalla Ricerca nel 2022 evidenzia un miglioramento nel comparto delle PMI rispetto a quanto rilevato l’anno precedente. In particolare, su un massimo di 100, è stato raggiunto un punteggio di 44,16, in crescita di +4,71 punti rispetto al 2021.Tuttavia è evidente il margine di miglioramento, connesso alla diffusione dei software e al loro utilizzo integrato, rispetto alle performance e alla competitività.
La Pubblica Amministrazione registra un indice complessivo di 52,01, ovvero di 8 punti superiore rispetto al comparto privato; un risultato principalmente addebitabile all’adozione delle soluzioni, che raggiunge un punteggio di 17,82 su 25, oltre 4 punti in più rispetto alle PMI. Tuttavia, le dimensioni di maturità organizzativa e di integrazione risultano tutto sommato comparabili, mentre l’impatto sulle performance è di 2,61 punti più alto.
IL SOFTWARE COME VOLANO PER L’OCCUPAZIONE
La crescita degli investimenti nel settore digitale e software, in particolare, ha dimostrato durante la Pandemia, grazie all’uso delle tecnologie cloud e dello smartworking, la forte resilienza indotta non solo nel mantenimento dell’occupazione ma anche nella crescita di nuovi occupati.
Come si legge dai dati dell’Indice di maturità nell’utilizzo del software, la dimensione legata alle competenze e alla presenza di personale IT è quella più ridotta e con maggior margine di crescita: 9,9 su 25 nelle PMI e 10,71 su 25 nella PA.
I dati Eurostat evidenziano in modo chiaro il gap tra l’Italia (solo il 3,6 % occupati in area ICT) rispetto all’Europa 27 (4,3%) che equivarrebbe a oltre 160.000 nuovi occupati.
È evidente come un incremento degli investimenti in tale area porterebbero un aumento consistente anche degli occupati complessivi a livello Paese.
CRITICITÀ NELL’ADOZIONE DEI SOFTWARE NELLE IMPRESE E NELLA PA
Nel 2022, il Digital Economy and Society Index (DESI), realizzato dalla Commissione Europea, posiziona l’Italia al diciottesimo posto su ventisette nell’ambito dello sviluppo digitale, in crescita grazie all’attenzione governativa catalizzata sul tema negli ultimi anni e al PNRR. Un segnale in parte positivo che tuttavia evidenzia il gap ancora da colmare rispetto agli altri Paesi, considerando che l’Italia rappresenta la terza economia UE.
Sono ancora molti i punti aperti che richiedono una visione chiara e condivisa, nonché decisioni rapide e non più rimandabili. Alcuni sono di natura tecnica altri di natura socioculturale.
Tra i primi citiamo, ad esempio, la scarsa uniformità dei sistemi di Stato, PA, banche e imprese, il limitato interscambio informativo, la lentezza e latenze del sistema centrale, la mancanza di controlli, la coesistenza di più linguaggi informatici, la scarsa interoperabilità tra i diversi sistemi.
I secondi riguardano in particolare l’allocazione di risorse adeguate a promuovere e sostenere la digitalizzazione nella PA e nelle imprese nonché la diffusione di una cultura digitale che preveda la formazione di risorse skillate che accompagnino il cambiamento in atto.
NECESSITÀ DI INCENTIVARE L’ADOZIONE DEL SOFTWARE NELLA PA E NELLE IMPRESE
Il Piano Nazionale Industria 4.0, pur rappresentando una best practice nel panorama delle politiche pubbliche, non copre tutti gli ambiti che concorrono al percorso di digitalizzazione in quanto concentra le risorse sull’acquisizione, nelle imprese, di macchinari intelligenti e apparati tecnologici che sono un aspetto parziale della trasformazione digitale. Nel Piano non sono considerate le applicazioni software gestionali, elemento portante della digitalizzazione dei processi nelle imprese e nella PA.
Occorre quindi un forte coinvolgimento e un deciso impegno a livello politico, con un rinnovato “Piano Nazionale per l’innovazione” che consideri l’importanza di un approccio globale e strategico al tema della digitalizzazione, mantenendo gli investimenti per l’innovazione dei sistemi produttivi ma estendendo l’incentivazione anche ai software per la gestione dei processi aziendali e la formazione 4.0 delle persone.
Per incentivare la realizzazione di progetti di trasformazione digitale che riguardano l’intero ciclo produttivo di un’impresa, e l’erogazione di servizi nella PA, si propone l’introduzione di una misura unica, che comprenda tutte le voci dei beni software che concorrono all’implementazione dell’innovazione digitale quali: spese di consulenza, accesso alla rete Internet, canoni per l’accesso a servizi in cloud, Software, Blockchain (importante per la difesa del Made in Italy) soluzioni di cybersecurity, soluzioni di controllo consumanti energetici, domotica, economia circolare e formazione del personale.
Più in dettaglio, si potrebbe introdurre un credito d’imposta pluriennale (della durata del progetto), che comprenda tutti i costi sostenuti nelle diverse fasi di attuazione dei progetti di innovazione.
IL PIANO INDUSTRIA 4.0 ALLO STATO DELL’ARTE
- Beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati (macchinari e impianti intelligenti)
(allegato A, legge 11 dicembre 2016, n. 232 – ex Iper ammortamento)
2021
- 50% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro
2022
- 40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro
Dal 2023 al 2025
- 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro
- Beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati (Software e piattaforme funzionali ai macchinari e impianti 4.0)
(allegato B, legge 11 dicembre 2016, n. 232, come integrato dall’articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n. 205)
- 2021: 20% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro
- 2022: 50% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro
- 2023: 20% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro
- 2024: 15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro
- 2025: 10% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro.
- Altri beni strumentali immateriali (es. software per la gestione dei processi aziendali)
diversi da quelli ricompresi nel citato allegato B:
- 2021: 10% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro.
- 2022: 6% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro.
LE PROPOSTE PER UN NUOVO PIANO NAZIONALE DELL’INNOVAZIONE
- INCENTIVARE L’ADOZIONE DEI SOFTWARE – Estendere le categorie software presenti nell’allegato B includendo anche i software di gestione dei processi aziendali (ora esclusi), incrementando il credito d’imposta al 40% per il triennio 2023-2025, e incentivando con un ulteriore 10% i progetti di filiera tra imprese e/o PA.
- INCENTIVARE LA R&S – Incentivare le attività di R&S, con l’obiettivo strategico di mantenere in Italia i vantaggi degli investimenti in prodotti software, fondamentali per avere una strategia tecnologica digitale competitiva a livello continentale e mondiale: credito d’imposta del 40% per gli investimenti in R&S di nuovi prodotti e del 20% per gli investimenti mirati al miglioramento di prodotti esistenti.
- INCENTIVARE LA FORMAZIONE SUL DIGITALE – Considerando che le competenze sono l’asset strategico per l’integrazione delle tecnologie digitali nei processi produttivi e nei servizi, è necessario non solo mantenere il credito d’imposta per la formazione esistente per riqualificare i profili già operativi in azienda, ma anche semplificare la burocrazia per accedere all’agevolazione. È necessario infine ampliare anche i soggetti erogatori, includendo anche i produttori di software e piattaforme oggetto della formazione. La formazione è un driver fondamentale per la crescita delle professionalità impiegate nelle aziende.