di Roberto Bellini (*) – Rubrica a cura di AssoSoftware

 

Da pochi giorni è disponibile il testo ufficiale del nuovo Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, un documento articolato e corposo che contiene l’indirizzo strategico ed economico per tutta la Pa e che accompagna la trasformazione digitale del Paese.

Diciamo innanzitutto che è ancora presto per dare un giudizio compiuto e organico su tutte le azioni e le misure previste nel Piano, tuttavia si possono già cogliere alcuni aspetti di carattere generale e per certi versi innovativi.
Premesso che l’obiettivo di fondo del Piano è quello di razionalizzare la spesa della PA in tema di Ict, a cui si collega il taglio lineare del 50% dei costi d’informatica nel triennio 2016-2018 introdotto dalle ultime leggi di bilancio, ci sono molti spunti innovativi rispetto alle linee guida già emesse da Agid con la circolare 2 del 26 giugno 2016. Vediamo innanzitutto quelli positivi.

Gli spunti positivi
Un primo elemento che traspare in modo evidente dal documento è la volontà di coinvolgere gli stakeholder interessati; in questo senso va rilevato l’approccio nuovo con cui il piano viene presentato al pubblico e la possibilità di partecipare alla discussione del contenuto anche tramite l’apposito forum online.
Un secondo fattore di novità è l’apertura delle piattaforme nazionali e di tutti gli strumenti pubblici verso l’interoperabilità con il mondo privato; un sistema di Api che accompagna ogni azione pubblica e deve essere la porta d’ingresso per la cooperazione applicativa da parte delle soluzioni gestionali.

Gli aspetti critici
Di contro segnaliamo come aspetto critico l’introduzione di un criterio definito di sussidiarietà secondo il quale qualora un Ente sia in ritardo rispetto all’implementazione e all’integrazione di qualche specifica piattaforma deve adottare obbligatoriamente una tra le soluzioni già in essere presso altre pubbliche amministrazioni. Si tratta di un criterio condivisibile in linea generale se non fosse che cozza con i tempi e le scadenze fissate nel Piano che non tengono in alcun conto le caratteristiche dell’Ente e il percorso che lo stesso sta facendo con il proprio Partner informatico per l’implementazione della specifica piattaforma.
Se prendiamo per esempio «PagoPA» il termine di «giugno 2017», oramai quasi scaduto, sembra del tutto velleitario rispetto agli adempimenti richiesti. D’altra parte la logica delle scadenze obbligatorie e delle eventuali sanzioni è del tutto inadatta agli Enti locali, considerata anche la loro autonomia operativa, e rischia quindi di essere disattesa, creando nel frattempo frizioni e inutili contenziosi.
Per indurre le Pa all’adozione delle Piattaforme in tempi brevi meglio sarebbe usare la logica degli incentivi premiali, sia economici che amministrativi, che senza dubbio potrebbero essere un acceleratore soprattutto per gli Enti medio piccoli dove le risorse scarseggiano.

(*) Direttore generale AssoSoftware

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