Di Roberto Bellini (*) – Rubrica a cura di AssoSoftware

 

L’Anagrafe nazionale della popolazione residente è uno dei progetti cardine dell’Agenda digitale italiana e il fatto che sia ancora in gestazione dopo tre anni dall’avvio non fa ben sperare sul futuro digitale del nostro Paese. La timeline presente sul sito di Agid riporta che entro il 26 dicembre 2016 (data significativa) tutti gli 8.000 Comuni avrebbero dovuto subentrare alla nuova Anpr.

La realtà purtroppo è ben diversa e, a tutt’oggi, un solo Comune (Bagnacavallo) tra quelli sperimentatori ha completato il subentro e si può classificare pienamente «Anpr compliant». Uno su 8000.

Le ragioni del ritardo
Molte le motivazioni del ritardo, a partire dal numero di istituzioni e attori coinvolti (Agid, ministero dell’Interno, ministero della Pubblica amministrazione, Anci, Istat, Sogei, eccetera) e dalla complessità del progetto.
Che cosa non ha funzionato? A nostro avviso, nessuno di questi attori ha capito, fin dalla partenza, che un passo così importante non poteva avvenire senza un’alleanza stretta con il mercato e quindi con le aziende che da decenni forniscono software e servizi agli enti locali.
La strategia vincente, da sempre, per portare a termine progetti di rilevanza nazionale è quella di coinvolgere il mondo privato, in modo chiaro e trasparente, secondo il sano principio che «il pubblico fa le regole e il mercato porta le soluzioni» (la fatturazione elettronica Pa docet).
Purtroppo nel caso dell’Anpr questa chiarezza è mancata fin dall’inizio. Le istituzioni, in questi anni si sono impegnate più a giustificare lo sviluppo di un prodotto pubblico (la cosiddetta web application) con ripetuti annunci e presentazioni, che a completare i componenti del sistema e spingere aziende e Comuni a integrare le applicazioni esistenti all’Anpr con la cooperazione applicativa (attraverso i web services).
Un vero e proprio boomerang che ha colpito il progetto arrestandolo, come emerge chiaramente dal monitoraggio, svolto dal ministero dell’Interno a luglio 2016, dal quale risulta che più del 90% dei Comuni intende collegare il proprio prodotto gestionale all’Anpr e non vuole utilizzare soltanto il software pubblico.
D’altra parte era evidente che un’applicazione integrata che gestisce da decenni i processi demografici non potesse essere sostituita d’emblée da un software centralizzato e slegato dall’operatività quotidiana.

La strada da seguire
La strada maestra è quindi utilizzare la modalità web services per collegare l’applicativo gestionale utilizzato dai Comuni, seguendo l’esempio di Bagnacavallo che dal 24 ottobre 2016 opera su Anpr pur mantenendo l’operatività di sempre.
A questo punto bisogna eliminare qualsiasi alibi e concentrarsi sul vero obiettivo comune che è quello di creare e alimentare l’Anpr; siamo certi che le software house, se ben supportate da tutti gli attori, possano velocemente completare l’integrazione dei loro prodotti e avviare il progressivo subentro dei Comuni loro clienti nel giro di pochi mesi.
Noi siamo pronti a cogliere questa sfida, le istituzioni faranno altrettanto?

(*) Direttore Generale AssoSoftware