I temi della settimana
BONOMI: SERVE IL TAGLIO DEL CUNEO CONTRIBUTIVO TRA I 16 E I 18 MILIARDI. QUESTA È EQUITÀ SOCIALE
È tempo di concentrarsi sulle riforme che servono al Paese – penso a quella su fisco, lavoro e concorrenza – e accantonare, una volta per tutte, la guerra delle bandierine dei partiti per cercare il consenso elettorale. E serve un intervento strutturale di riduzione del cuneo contributivo per far recuperare il potere d’acquisto ai lavoratori e alle famiglie, ridotto dall’inflazione, e a sostegno della competitività delle imprese. Così il Presidente Carlo Bonomi intervenendo alla trasmissione “In Onda”, su La7, dove ha sottolineato l’urgenza di completare le riforme che servono al Paese e ribadito la richiesta di “effettuare un’operazione trasparenza sui rincari energetici, introducendo un price-cap sul prezzo del gas contro la speculazione”. Alla proposta del Ministro Orlando di realizzare un accordo tra governo e parti sociali che subordini un intervento a favore delle aziende al rinnovo e all’adeguamento dei contratti e quindi all’incremento dei salari, il Presidente ha risposto in occasione delle celebrazioni per i 50 anni di Confindustria Emilia-Romagna che “la strada è un’altra”, perché le imprese – già pesantemente colpite dall’impennata dei rincari energetici e delle materie prime – non hanno più margini. A tal punto che una parte di esse ha, in queste settimane, dovuto rallentare e sospendere le produzioni e un’altra parte rischia di doverlo fare nei prossimi mesi. Per aumentare i redditi dei lavoratori bisogna tagliare le tasse, attraverso un intervento forte e serio sul cuneo fiscale. “Questa è la strada di equità sociale da perseguire”. E all’assemblea annuale di Unindustria il Presidente Bonomi ha illustrato la proposta di Confindustria: “Famiglie e imprese stanno soffrendo. Perciò, chiediamo un taglio strutturale del costo del lavoro di 16 miliardi che significa mettere in tasca agli italiani, nella fascia di reddito fino a 35mila euro, 1223 euro, una mensilità in più per tutta la vita lavorativa”. “Oggi il cuneo contributivo è pagato per due terzi dalle imprese e per un terzo dai lavoratori – ha proseguito il Presidente. Noi abbiamo detto che il recupero deve essere invece al contrario: due terzi a favore dei lavoratori e un terzo per le imprese. Quindi noi mettiamo sul tavolo 610 euro che sarebbero di nostra competenza e li paghiamo noi a favore dei lavoratori. Questo, peraltro, vuol dire che, per questa fascia di lavoratori, porteremmo il cuneo al 40,8%, sotto la media europea”. “Basta slogan e affermazioni semplicistiche” – ha aggiunto Bonomi – “di fronte a questa proposta, mi aspetto semmai di riceverne una migliorativa e saremo pronti a sostenerla. Parliamo di lavoro seriamente, numeri alla mano, come siano abituati a fare noi imprenditori”.
CONGIUNTURA FLASH, CSC: APRILE COMPROMESSO E PROSPETTIVE CUPE, MENO SPAZI DI MANOVRA
A marzo l’economia italiana è in netto indebolimento, con il conflitto in Ucraina che amplifica i rincari di energia e altre commodity, e accresce la scarsità di materiali e l’incertezza. Sommandosi agli effetti dei contagi, ciò riduce il PIL nel I trimestre 2022 e allunga un’ombra sul secondo: “l’andamento in aprile è compromesso e le prospettive sono cupe”. Questo è quanto emerge dalla Congiuntura Flash di aprile elaborata dal Centro Studi Confindustria. Inoltre, “il rialzo dei tassi è un problema perché farà crescere gradualmente la spesa per interessi, e quindi l’Italia avrà meno spazi di bilancio per mettere in campo una nuova manovra espansiva”. Il CSC ha spiegato che “a marzo si è accentuata l’erosione della fiducia delle imprese manifatturiere, già in atto da fine 2021. Il Pmi del settore è sceso ulteriormente, pur restando in area positiva (55,8 da 58,3). Dopo la volatilità di gennaio-febbraio, l’impatto del conflitto sulla produzione è atteso approfondirsi a marzo: ciò significa un calo significativo nella media del I trimestre, che contribuisce molto alla flessione del Pil”. Anche l’export è debole, mentre prima del conflitto cresceva “ben oltre i livelli pre-Covid: buona parte dell’aumento era dovuta al rialzo dei prezzi sui mercati esteri ed erano in crescita le vendite nei principali mercati, Ue ed extra-Ue, e settori manifatturieri. I primi effetti della guerra in Ucraina, però, sono già visibili negli ordini manifatturieri esteri, in forte calo a marzo. Inoltre, la dinamica del commercio mondiale, già piatta a inizio anno per il calo degli scambi in Asia e l’aumento in Europa, ha prospettive negative secondo il PMI sugli ordini manifatturieri esteri globali”, ha evidenziato il CSC.