I temi della settimana


MANOVRA, BONOMI: SERVE INTERVENTO FORTE SU CUNEO FISCALE DI ALMENO 10 MILIARDI

Il pre­mier “sa cosa ser­ve al Pae­se per cre­sce­re, i par­ti­ti in­ve­ce non l’­han­no an­co­ra ca­pi­to”. Così il Pre­si­den­te di Con­fin­dus­tria Car­lo Bo­no­mi com­men­tan­do la ma­no­vra con il Cor­rie­re del­la Sera. I par­ti­ti “stan­no dan­do l’as­sal­to alla di­li­gen­za com’è suc­ces­so in tut­te le ma­no­vre fi­nan­zia­rie pre­ce­den­ti. Sia­mo si­cu­ri che il go­ver­no sap­pia bene ciò che va fat­to ma i par­ti­ti lo as­se­dia­no”. E co­sì “un par­ti­to dà bat­ta­glia per le pen­sio­ni, un al­tro per il red­di­to di cit­ta­di­nan­za, un ter­zo per qual­co­s’al­tro an­co­ra. La sen­sa­zio­ne – ha osservato Bo­no­mi – è che an­co­ra oggi i par­ti­ti non ab­bia­no ca­pi­to che bi­so­gna con­cen­tra­re le ri­sor­se sul­la cre­sci­ta e sul­la pro­dut­ti­vi­tà e che al Governo non ven­ga per­mes­so di fare quel­lo che il pre­mier ha sem­pre det­to che ser­ve al­l’I­ta­lia: tec­no­lo­gia, pro­dut­ti­vi­tà e cre­sci­ta”. E sul red­di­to di cit­ta­di­nan­za il Presidente ha det­to: “va cam­bia­to per­ché non in­ter­cet­ta gli in­di­gen­ti del Nord e di­sin­cen­ti­va tan­ti an­che al Sud dal cer­ca­re la­vo­ro nel­l’e­co­no­mia uf­fi­cia­le. Men­tre sul­le pen­sio­ni ha sot­to­li­nea­to “non met­tia­mo­ci a gio­ca­re con le quo­te 100, 102 o 104, pub­bli­co si’, pri­va­to no… perché in questo modo si spre­ca­no ri­sor­se”. Per Bo­no­mi la stella polare della manovra di bilancio dovrebbe essere un in­ter­ven­to co­rag­gio­so sul cu­neo fi­sca­le di al­me­no 10 mi­liar­di. “Così si ab­bas­se­reb­be il co­sto del la­vo­ro e si met­te­reb­be­ro più sol­di in ta­sca a tut­ti”, ha detto. In­fi­ne, sul nuo­vo pat­to so­cia­le este­so an­che al sin­da­ca­to ha sot­to­li­nea­to: “E’ cen­tra­le il la­vo­ro. C’è un for­te di­sa­gio so­cia­le a cui si può ri­spon­de­re solo fa­cen­do cre­sce­re bene il Pae­se”.
 
 
COESIONE, GRASSI: IL SUD ACCUMULA RITARDI, PROLUNGARE LA DECONTRIBUZIONE DEL 30 PER CENTO FINO AL 2021. STESSE POLITICHE SUI TERRITORI MA PIU’ IMPULSO AL MEZZOGIORNO.
 
Sen­za una for­te po­li­ti­ca di coe­sio­ne l’I­ta­lia non riu­sci­rà a re­cu­pe­ra­re il ter­re­no per­du­to ri­spet­to al­l’Eu­ro­pa in que­sti ul­ti­mi 20 anni, so­prat­tut­to nel Mez­zo­gior­no”, così Vito Gras­si, Vice Pre­si­den­te per le Po­li­ti­che di coe­sio­ne ter­ri­to­ria­le e Pre­si­den­te del Con­si­glio del­le rap­pre­sen­tan­ze re­gio­na­li di Con­fin­du­stria ha il­lu­stra­to al Mat­ti­no i temi del con­ve­gno “Sud e Nord in­sie­me ver­so l’Eu­ro­pa” organizzato alla Sta­zio­ne ma­rit­ti­ma di Na­po­li. “Dob­bia­mo pro­va­re a cam­bia­re lo sche­ma di gio­co par­ten­do dal fat­to che il Pnrr e gli al­tri fon­di eu­ro­pei e del­la Coe­sio­ne met­to­no a di­spo­si­zio­ne del Sud cir­ca 210 mi­liar­di nei pros­si­mi 10 anni, una ci­fra che equi­va­le qua­si ad una ma­no­vra di bi­lan­cio al­l’an­no. Non ci sono più ali­bi, bi­so­gna agi­re”, ha affermato. “Il ri­tar­do ac­cu­mu­la­to è gra­ve in tut­ti i ter­ri­to­ri ed è più ac­cen­tua­to al sud. Quin­di ser­vo­no le stes­se po­li­ti­che di svi­lup­po per tut­te le re­gio­ni, im­pri­men­do più im­pul­so in quel­le me­ri­dio­na­li. L’i­ni­zia­ti­va di Napoli vuo­le di­mo­stra­re come sia ne­ces­sa­ria la col­la­bo­ra­zio­ne tra tut­ti i ter­ri­to­ri per rag­giun­ge­re gli stan­dard eu­ro­pei di rie­qui­li­brio ter­ri­to­ria­le che la stes­sa Ue ci chie­de. Le im­pre­se del­ Sud han­no già dato pro­va di coe­sio­ne e in­te­ra­zio­ne con la pro­po­sta sul­lo svi­lup­po del­l’e­co­no­mia del mare per tut­to il Pae­se e in­ten­do­no pro­se­gui­re su que­sta stra­da par­te­ci­pan­do at­ti­va­men­te a un gran­de pat­to pub­bli­co-pri­va­to per ac­ce­le­ra­re la mes­sa a ter­ra del­le ri­sor­se eu­ro­pee. Ov­ve­ro, ver­so una nuo­va, for­te con­ver­gen­za su obiet­ti­vi co­mu­ni che coin­vol­ga po­li­ti­ca e isti­tu­zio­ni, sin­da­ca­ti e im­pre­se, uni­ver­si­tà e ri­cer­ca. Que­sto è il mo­men­to di la­vo­ra­re tut­ti in­sie­me con gran­de re­spon­sa­bi­li­tà”, ha detto. Il Vice Pre­si­den­te Grassi, nella sua relazione di apertura, ha chiesto di prorogare anche dopo il 2021 la decontribuzione del 30% sul lavoro, che invece non è citata nel Documento programmatico di bilancio appena varato dal consiglio dei ministri. “Si può negoziare con la Commissione europea l’autorizzazione in ottica anticipatoria per poi estendere la misura in chiave nazionale. Un impegno che andrebbe comunque coniugato con una definizione mirata del disegno di legge per il riordino degli incentivi al Sud previsto come ‘collegato’ alla manovra”. Grassi, poi, ha citato la ripartizione dei 4,9 miliardi di euro l’anno di incentivi alle imprese censiti per il periodo 2014-2019, di cui il 56% è andato al Centro-Nord e il 36,1% al Mezzogiorno e ha ribadito la necessità di “orientare in modo chiaro il Ddl in preparazione verso una politica industriale più equilibrata, soprattutto per la componente manifatturiera”. Sulle direttrici per il rilancio della spesa nelle  infrastrutture al Sud è intervenuto, poi, Natale Mazzuca, vicepresidente per l’Economia del mare di Confindustria: “Anche i porti possono essere un elemento centrale ma vanno messi con efficacia al centro di un progetto più ampio”. Il peso del Sud, già rilevante nell’economia del mare, con oltre il 45% delle 208mila imprese della filiera e un terzo degli addetti, secondo Mazzuca, si può ulteriormente valorizzare con politiche industriali specifiche, ad esempio per la decarbonizzazione e digitalizzazione della cantieristica e della navalmeccanica, e con il raccordo con le aree che si sviluppano attorno al porti. Di qui l’importanza assegnata al rilancio delle Zone economiche speciali che però non riescono ancora a partire davvero: degli otto commissari straordinari attesi solo uno è stato nominato, in Abruzzo. “Sulle zone speciali è fondamentale – ha sottolineatoMazzuca – una rapida e tempestiva attivazione delle figure commissariali e di strutture di supporto adeguate, con una definizione chiara e operativa del consistente apparato di semplificazioni procedurali ed amministrative e di strumenti speciali, anche attivando le zone franche intercluse”.

GIOVANI, DI STEFANO: SUPERARE DIVARI PUNTANDO SU NUOVE GENERAZIONI.SCARICARE A TERRA IL PNRR PUNTANDO SU COMPETENZE E PROFESSIONALITA’
 
Noi gio­va­ni ab­bia­mo il com­pi­to di in­ter­cet­ta­re i cam­bia­men­ti per col­ma­re i 4 gran­di di­va­ri del no­stro Pae­sege­ne­ra­zio­na­le, di ge­ne­re, di com­pe­ten­za e di ter­ri­to­rio”. Così Ric­car­do Di Ste­fa­no, Pre­si­den­te dei Gio­va­ni Im­pren­di­to­ri, in un’in­ter­vi­sta su Il­ So­le 24 O­re. “L’e­tà me­dia au­men­ta e si stan­no sca­ri­can­do sul­le ge­ne­ra­zio­ni fu­tu­re i pro­ble­mi di oggi”, ha con­ti­nua­to Di Ste­fa­no ci­tan­do i dati for­ni­ti dal­la Ban­ca Mon­dia­le, stan­do ai qua­li l’I­ta­lia è il peg­gior Pae­se in EU in base alla per­cen­tua­le tra po­po­la­zio­ne pen­sio­na­ta e in età la­vo­ra­ti­va: “Quo­ta 100 va ab­ban­do­na­ta, le ri­sor­se an­dreb­be­ro de­sti­na­te ai gio­va­ni, at­tra­ver­so mi­su­re come la de­con­tri­bu­zio­ne per le as­sun­zio­ni sot­to i 35 anni, che do­vreb­be es­se­re resa strut­tu­ra­le e eliminando il limite per l’u­ti­liz­zo a chi non ha mai avu­to un’oc­cu­pa­zio­ne sta­bi­le”. Con il 29,4% di Neet nel­la fa­scia 20-34 anni, a fron­te di una me­dia eu­ro­pea del 17%, “al­li­near­ci alla me­dia Ue vor­reb­be dire in­se­ri­re nel mon­do del la­vo­ro 1,2 mi­lio­ni di gio­va­ni. Dob­bia­mo for­ma­rli in modo mi­ra­to, per­ché sta au­men­tan­do la di­stan­za tra pro­fes­sio­na­li­tà ri­chie­ste e com­pe­ten­ze”. Per quan­to ri­guar­da la tran­si­zio­ne am­bien­ta­le, “dal 1° ago­sto il pia­ne­ta sta con­su­man­do ri­sor­se che sta pren­den­do in pre­sti­to dal­le ge­ne­ra­zio­ni fu­tu­re. Oc­cor­re un pro­get­to di po­li­ti­ca in­du­stria­le che pre­ve­da tem­pi e modi cor­ret­ti nel pro­ces­so di tran­si­zio­ne”, ha detto. Il Pre­si­den­te, ri­lan­cian­do poi il claim del con­ve­gno dei Gio­va­ni Im­pren­di­to­ri in pro­gram­ma oggi e domani a Na­po­li, ha det­to: “dob­bia­mo co­strui­re ol­tre le di­stan­ze, agi­re su tut­ti i di­va­ri, per­ché i pro­ble­mi si in­trec­cia­no e spes­so an­che le so­lu­zio­ni“. Di Stefano è poi tornato sulla necessità di competenze adeguate e sulla digitalizzazione della PA anche nell’intervista di oggi al Mattino e al Corriere del Mezzogiorno: “In passato non siamo riusciti a spendere i Fondi che il paese aveva a disposizione, adesso è imprescindibile scaricare a terra il Pnrr e per farlo servono competenze e professionalità”, ha osservato. In questo senso, secondo di Stefano, rendere la PA 4.0 è fondamentale”.


PNRR, CONFINDUSTRIA E INTESA SANPAOLO SIGLANO NUOVO ACCORDO DA 150 MILIARDI PER CRESCITA IMPRESE. BONOMI: SARA’ MOLTIPLICATORE DEI FONDI PER GLI INVESTIMENTI PUBBLICI

“E’ un ac­cor­do fon­da­men­ta­le nel­l’ot­ti­ca de­gli in­gen­ti in­ve­sti­men­ti che il Pae­se do­vrà fare per le tre tran­si­zio­ni: di­gi­ta­le, am­bien­ta­le ed ener­ge­ti­ca”. Così il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi ri­fe­ren­do­si al­l’intesa si­gla­ta da Con­fin­du­stria e In­te­sa San­pao­lo. “Le ri­sor­se mes­se in cam­po dal Pnrr rap­pre­sen­ta­no solo il 6% de­gli in­ve­sti­men­ti ne­ces­sa­ri nel­la tran­si­zio­ne green, ov­ve­ro 650 mi­liar­di di euro in 10 anni: il re­stan­te 94% sarà a ca­ri­co del­le im­pre­se pri­va­te”. Da qui la vo­lon­tà di la­vo­ra­re in si­ner­gia, met­te­ndo a di­spo­si­zio­ne del­le im­pre­se le ri­sor­se ne­ces­sa­rie per fare in­ve­sti­men­ti che fa­vo­ri­sca­no com­pe­ti­ti­vi­tà, in­no­va­zio­ne e so­ste­ni­bi­li­tà, at­tra­ver­so un pla­fond di 150 mld di euro che fun­zio­ne­rà da mol­ti­pli­ca­to­re dei fon­di stan­zia­ti per gli in­ve­sti­men­ti pub­bli­ci at­tra­ver­so il Pnrr. “Se guar­dia­mo ai vo­lu­mi del­la im­mi­nen­te leg­ge di Bi­lan­cio, 150 ml­d rap­pre­sen­ta­no 7 ma­no­vre fi­nan­zia­rie – ha pro­se­gui­to Bo­no­mi. Que­ste ri­sor­se ser­vo­no per pun­ta­re su in­no­va­zio­ne e ri­cer­ca, al­tri­men­ti non ri­mar­re­mo com­pe­ti­ti­vi sui mer­ca­ti in­ter­na­zio­na­li. Solo con un alto li­vel­lo tec­no­lo­gi­co avre­mo la pos­si­bi­li­tà di cre­sce­re e di fron­teg­gia­re il de­bi­to emer­gen­zia­le”. Se­con­do Car­lo Mes­si­na, con­si­glie­re de­le­ga­to e ceo di In­te­sa San­pao­lo, per ave­re una cre­sci­ta ade­gua­ta a so­ste­ne­re il de­bi­to, è ne­ces­sa­rio af­fian­ca­re alle ri­sor­se stan­zia­te dal Pnrr un im­pul­so del­la di­spo­ni­bi­li­tà fi­nan­zia­ria: “Il de­bi­to pub­bli­co ri­mar­rà so­ste­ni­bi­le se cre­sce­re­mo so­pra il 2% dal 2023. L’ac­ce­le­ra­zio­ne del­le azien­de, la tu­te­la del ri­spar­mio del­le fa­mi­glie e la sta­bi­li­tà del de­bi­to pub­bli­co sono con­di­zio­ni in­di­spen­sa­bi­li. Tut­to que­sto si può rea­liz­za­re solo at­tra­ver­so la cre­sci­ta, che è nel­le mani del­le im­pre­se”, ha affermato Messina.


PIL, RAPPORTO CSC: SALE A +6,1% NEL 2021 E DI UN ULTERIORE +4,1% NEL 2022. BONOMI: LA MANOVRA DI BILANCIO ACCOMPAGNI IL PAESE FUORI DALLA CRISI

Il Rap­por­to au­tun­na­le CSC pre­ve­de una ri­sa­li­ta del PIL ita­lia­no più for­te del­le at­te­se: +6,1% nel 2021 e +4,1% nel 2022, gra­zie al mi­no­re im­pat­to del­la va­rian­te Del­ta, al­l’ef­fi­ca­cia del­la cam­pa­gna vac­ci­na­le e al­l’al­len­ta­men­to del­le mi­su­re di con­te­ni­men­to. Que­sto por­ta l’e­co­no­mia so­pra i li­vel­li pre-cri­si già nel­la pri­ma metà del 2022. Gli in­ve­sti­men­ti sono il mo­to­re prin­ci­pa­le del­la ri­pre­sa ita­lia­na, con un au­men­to nel 2022 del 17,7%. I con­su­mi stan­no su­ben­tran­do al­l’ex­port e in­fi­ne i ser­vi­zi stan­no di­ven­tan­do più di­na­mi­ci ri­spet­to al­l’in­du­stria. In ri­sa­li­ta an­che le espor­ta­zio­ni ita­lia­ne: +12,4% nel 2021 e +7,7% nel 2022. Sul fron­te del nu­me­ro di per­so­ne oc­cu­pa­te, dopo il mi­ni­mo toc­ca­to nel 1°trim. 2021 (-811­mi­la uni­ta’ ri­spet­to al quar­to 2019) è sta­ta re­cu­pe­ra­ta qua­si la metà del­la ca­du­ta, sul­la buo­na stra­da per tor­na­re ai li­vel­li pre-pan­de­mia nel 2022. Ma se­con­do il Pre­si­den­te Bo­no­mi, no­no­stan­te lo sce­na­rio po­si­ti­vo, “ser­ve te­ne­re la guar­dia alta af­fin­ché la cre­sci­ta del Pil dal 2022 sia so­li­da e du­ra­tu­ra con un rit­mo del 1,5-2% l’an­noLa ma­no­vra di bi­lan­cio, nel ri­spet­to del­la di­sce­sa del de­bi­to, deve ac­com­pa­gnare il Pae­se ver­so l’u­sci­ta dal­la cri­si, con ri­sor­se per la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca ed am­bien­ta­le e at­tua­re le ri­for­me strut­tu­ra­li sen­za pre­ve­de­re nuo­ve tas­se (su­gar e pla­stic tax)”, ha ag­giun­to. “È ne­ces­sa­rio al­leg­ge­ri­re il cu­neo fi­sca­le su im­pre­se e la­vo­ra­to­ri  con un in­ter­ven­to sul­l’I­rap che non sia solo no­mi­na­le e sul­l’im­po­si­zio­ne sui red­di­ti so­cie­ta­ri. Va rea­liz­za­ta la ri­for­ma de­gli am­mor­tiz­za­to­ri so­cia­li, con uno stru­men­to uni­ver­sa­le di na­tu­ra as­si­cu­ra­ti­va, e del­le po­li­ti­che at­ti­ve, coin­vol­gen­do le agen­zie pri­va­te” ha affermato Bo­no­mi in aper­tu­ra del­la pre­sen­ta­zio­ne del Rap­por­to.

CARO ENERGIA, REGINA: SERVE FONDO PER LA DECARBONIZZAZIONE. BENE CONTENIMENTO BOLLETTE MA ORA MISURE STRAORDINARIE SUI SETTORI PRODUTTIVI.

“Com­pren­dia­mo i motivi che han­no giu­sti­fi­ca­to il ri­cor­so alla fi­sca­li­tà ge­ne­ra­le, ma ri­te­nia­mo che non va­da­no tra­scu­ra­te le ra­gio­ni strut­tu­ra­li del­l’at­tua­le con­di­zio­ne, che do­vran­no es­se­re af­fron­ta­te ra­pi­da­men­te vi­sta la li­mi­ta­ta pos­si­bi­li­tà del no­stro pae­se di usa­re la leva fi­sca­le”. Così Au­re­lio Re­gi­na, de­le­ga­to del pre­si­den­te di Con­fin­du­stria per l’e­ner­gia, in­ter­ve­nen­do in Au­di­zio­ne al Se­na­to in me­ri­to al De­cre­to Bol­let­te, per il­lu­stra­re va­lu­ta­zio­ni e pro­po­ste di Con­fin­du­stria. “C’è un ap­prez­za­men­to da par­te di Con­fin­du­stria – ha con­ti­nua­to Re­gi­na – del prov­ve­di­men­to che ha stan­zia­to ol­tre 3 mld di euro per con­te­ne­re la bol­let­ta, ma ora è ne­ces­sa­rio in­ter­ve­ni­re con mi­su­re straor­di­na­rie an­che sui set­to­ri pro­dut­ti­vi”. Poi, il de­le­ga­to ha ri­lan­cia­to la pro­po­sta di Con­fin­du­stria di un fon­do per la de­car­bo­niz­za­zio­ne dei set­to­ri Hard to Aba­te, per ac­ce­le­ra­re la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca e la so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi. “Il fon­do po­treb­be at­ti­va­re in­ve­sti­men­ti per ol­tre 15 mld ed es­se­re fi­nan­zia­to con il 30% dei pro­ven­ti del­le aste ETS ri­fe­ri­ti al pe­rio­do 2022-2026”, ha ag­giun­to Re­gi­na, sot­to­li­nean­do che le pro­po­ste in­di­ca­te da­van­ti alla Com­mis­sio­ne sono og­get­to di for­ma­le ri­chie­sta del Pre­si­den­te Bo­no­mi per “av­via­re una strut­tu­ra di coor­di­na­men­to straor­di­na­ria per la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca dei set­to­ri in­du­stria­li a ri­schio di de­lo­ca­liz­za­zio­ne”. In con­clu­sio­ne, se­con­do Re­gi­na “c’è un se­rio ri­schio per la ri­pre­sa a cau­sa del­lo choc ener­ge­ti­co e del­la cre­sci­ta dei prez­zi. Man­ca una stra­te­gia di lun­go ter­mi­ne e in pro­spet­ti­va c’è bi­so­gno di un lun­go pe­rio­do di tem­po pri­ma di ab­ban­do­na­re il gas”.