I temi della settimana

ASSISE PMI, BARONI: CLIMA ELETTORALE, NON POSSIAMO VIVACCHIARE FINO AL VOTO. A BARI PRESENTATE LE PROPOSTE DELLE PICCOLE IMPRESE ALLA POLITICA
“Una vera ultima chiamata ad una politica eccessivamente distratta”. Così Giovanni Baroni, presidente della Piccola Industria di Confindustria, a Bari per illustrare, alle Assise della Piccola Industria, “i pensieri, i timori” e soprattutto “le proposte all’unisono” degli imprenditori, la sintesi di un “percorso di ascolto” nelle imprese, sul territorio. Alla politica gli imprenditori hanno chiesto “un bagno di realtà”, sottolineando la distanza dall’esperienza delle imprese delle tematiche oggi al centro del dibattito politico, proposte “troppo spesso strumentalizzate per fini elettorali”, per una “guerra delle bandierine, come dice il Presidente Carlo Bonomi”. Così, ha avvertito Baroni, “in un clima elettorale oggi ci è finito prima di tutto il nostro Governo” ma con la guerra e la crisi dell’energia “non possiamo vivacchiare” fino al voto. “Tra un anno si andrà alle elezioni, se Governo e Parlamento riusciranno a tenere conto delle nostre proposte, facendole diventare agenda politica, potremo superare questa fase, altrimenti rischiamo di cadere in un immobilismo che può essere fatale per l’economia e l’industria italiana”. L’appuntamento con le Assise della Piccola Industria a Bari conclude una road map di nove tappe partita il 7 aprile da Cagliari, poi Catania, Bologna, Torino, Milano, Vicenza, Napoli, Pisa, e chiusa il 3 maggio a Pescara. “Abbiamo incontrato più di mille imprenditori”, ha detto Baroni in un’intervista all’ANSA. “Sono emersi problemi diversi ma un filo comune: la consapevolezza di una grande fragilità. Ma non sono scoraggiati: c’è dignità, grande coraggio, forte voglia di fare impresa, investire. Ma è chiaro che hanno bisogno di un aiuto”. La Piccola Industria ha approfondito un ampio ventaglio di temi, con riflessioni e proposte articolate. A partire da strumenti come i prestiti garantiti, varati per far fronte all’emergenza liquidità con la crisi Covid ma “finalizzati ad investimenti per le transizioni digitale, energetica, ambientale, che avrebbero un effetto incredibile perché offrirebbero una prospettiva. È la mancanza di prospettiva che oggi blocca qualsiasi cosa” – ha osservato Baroni. Poi il tema energia: “è stata fatta una politica energetica demenziale negli ultimi venti anni: abbiamo sacrificato competenze e risorse ed oggi sostanzialmente non si fa nulla per andare a rimettere in funzione riserve che già abbiamo. Va benissimo andare in Israele o in Algeria, fare accordi, ma ci ricordiamo che il gas ce l’abbiamo? O lasciamo che (nell’Adriatico) i croati se lo prendano tutto per poi magari anche rivendercelo? C’è grande miopia. Perché? Per non toccare un pezzo dell’elettorato?”. Salari, costo del lavoro, cuneo sono solo alcuni degli altri temi affrontati: “l’inflazione è allucinante, è chiaro che c’è un problema ma il dibattito può essere quello di entrare in una spirale prezzi-salari? O forse il vero tema è quello della crescita? Con questa inflazione siamo tutti più poveri: sono più poveri i lavoratori ma sono più povere anche le imprese” – ha fatto notare il leader della Piccola Industria. E infine il salario minimo: “non è un tema di Confindustria, con la contrattazione nazionale i nostri salari sono al di sopra”.

 

CARO ENERGIA, CSC: RISPETTO A FRANCIA E GERMANIA, IN ITALIA IMPATTO PIU’ FORTE SUI COSTI DI PRODUZIONE
“A par­ti­re dal­lo scor­so anno, i prez­zi del­le com­mo­di­ty ener­ge­ti­che sono cre­sciu­ti ed han­no rag­giun­to li­vel­li cri­ti­ci. Il si­ste­ma-Ita­lia emer­ge come il più col­pi­to dal­l’im­pat­to sui co­sti di pro­du­zio­ne dei rin­ca­ri del­l’e­ner­gia. Ri­spet­to a Fran­cia e Ger­ma­nia, l’I­ta­lia è il pae­se dove la cri­si ener­ge­ti­ca ri­schia di pro­dur­re i mag­gio­ri dan­ni”. Que­sto è quan­to ri­le­va­to in un’a­na­li­si del Cen­tro Stu­di Con­fin­du­stria, se­con­do cui si am­plie­reb­be il “di­va­rio di com­pe­ti­ti­vi­tà di co­sto del­l’I­ta­lia dai prin­ci­pa­li part­ner eu­ro­pei per tut­ti i prin­ci­pa­li com­par­ti del­l’e­co­no­mia: dal set­to­re pri­ma­rio, al­l’in­du­stria fino ai ser­vi­zi. In­fat­ti, a po­li­ti­che in­va­ria­te pre-cri­si, – ha pro­se­gui­to la nota del CSC – l’in­ci­den­za dei co­sti ener­ge­ti­ci sul to­ta­le dei co­sti di pro­du­zio­ne per l’e­co­no­mia ita­lia­na si sti­ma pos­sa rag­giun­ge­re l’8,8% nel 2022, più del dop­pio del cor­ri­spon­den­te dato fran­ce­se (3,9%) e qua­si un ter­zo in più di quel­lo te­de­sco (6,8%)”. Per il CSC, “a se­con­da del­le ipo­te­si sot­to­stan­ti la cor­re­la­zio­ne tra prez­zi in­ter­na­zio­na­li del­le ma­te­rie pri­me ener­ge­ti­che e dei co­sti di ap­prov­vi­gio­na­men­to del­l’e­ner­gia del­le im­pre­se na­zio­na­li, l’im­pat­to per l’I­ta­lia si tra­du­ce in una cre­sci­ta del­la bol­let­ta ener­ge­ti­ca sti­ma­ta tra i 5,7 e i 6,8 mi­liar­di su base men­si­le; per il solo set­to­re ma­ni­fat­tu­rie­ro, il cor­ri­spon­den­te au­men­to è sti­ma­to in cir­ca 2,3 – 2,6 mi­liar­di. La prin­ci­pa­le ra­gio­ne dell’im­pat­to così per­va­si­vo e si­gni­fi­ca­ti­vo che la cri­si ener­ge­ti­ca sta aven­do sul­l’e­co­no­mia ita­lia­na, è le­ga­ta alla for­te di­pen­den­za, mol­to più alta ri­spet­to a Fran­cia e Ger­ma­nia, del no­stro Pae­se dal­l’u­ti­liz­zo del gas na­tu­ra­le, non solo come fon­te di pro­du­zio­ne del­l’e­ner­gia elet­tri­ca ma an­che come in­put di­ret­to al­l’in­ter­no dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi”.

GAS, AUDIZIONE CONFINDUSTRIA: SENZA PRICECAP, SUBITO UNA PIATTAFORMA DI MERCATO SOVRANAZIONALE
“Se il tet­to al prez­zo del gas non sarà ac­cet­ta­to, come di­mo­stra­no i con­ti­nui rin­vii a li­vel­lo di Con­si­glio Ue, bi­so­gne­reb­be pro­ce­de­re su­bi­to con la rea­liz­za­zio­ne di una piat­ta­for­ma di mer­ca­to re­go­la­men­ta­ta so­vra­na­zio­na­le in gra­do di quo­ta­re pro­dot­ti fi­si­ci e fi­nan­zia­ri a ter­mi­ne”. Così Au­re­lio Re­gi­na, de­le­ga­to per l’E­ner­gia di Con­fin­du­stria, in au­di­zio­ne pres­so la Com­mis­sio­ne At­ti­vi­tà pro­dut­ti­ve del Se­na­to ha rin­no­va­to il sup­por­to al Go­ver­no ita­lia­no che pro­po­ne di met­te­re un tet­to co­mu­ne al prez­zo del gas in Eu­ro­pa. “Sia il gas che l’e­ner­gia elet­tri­ca – ha det­to – han­no rag­giun­to li­vel­li in­so­ste­ni­bi­li che de­ter­mi­ne­ran­no per il ma­ni­fat­tu­rie­ro ita­lia­no un au­men­to del­la com­po­nen­te ener­gia in bol­let­ta su­pe­rio­re a 50 mi­liar­di di euro. I di­ver­si Sta­ti mem­bri, e i re­la­ti­vi mer­ca­ti, non stan­no rea­gen­do alla cri­si in modo coor­di­na­to e so­li­da­le no­no­stan­te gli im­pe­gni sot­to­scrit­ti dai Pae­si del­l’U­nio­ne nei due Con­si­gli Eu­ro­pei di mar­zo e mag­gio. Come in­di­ca­to ri­pe­tu­ta­men­te dal pre­si­den­te Bo­no­mi, au­spi­chia­mo si pos­sa tro­va­re una so­lu­zio­ne con­tin­gen­te at­tra­ver­so un cap sul prez­zo del gas a li­vel­lo eu­ro­peo in gra­do di ri­dur­re la spe­cu­la­zio­ne e ri­con­dur­re l’in­di­ciz­za­zio­ne dei prez­zi fi­na­li alle ef­fet­ti­ve con­di­zio­ni strut­tu­ra­li del mer­ca­to. L’in­tro­du­zio­ne di un cap a li­vel­lo eu­ro­peo ef­fi­ca­ce ri­spet­to alle im­por­ta­zio­ni di gas via pi­pe­li­ne – ha pro­se­gui­to Re­gi­na – si li­mi­te­reb­be per i 27 Pae­si ad un one­re a ca­ri­co del­la fi­nan­za pub­bli­ca di cir­ca 15 mi­liar­di di euro per ogni 10 euro di dif­fe­ren­za tra il cap ed il prez­zo del gas nel mer­ca­to in­ter­na­zio­na­le. Per quan­to il con­te­sto sia in­cer­to è si­cu­ra­men­te più con­ve­nien­te ri­spet­to ad un Cap sui 70 mi­liar­di di me­tri cubi im­por­tan­ti dal no­stro Pae­se che co­ste­reb­be cir­ca 7,6 mi­liar­di di Euro”.

INVESTIMENTI ESTERI: FIRMATO IL PROTOCOLLO CON LA SICILIA, UN CUSTOMER CARE PER CONSOLIDARE LA PRESENZA DELLE MULTINAZIONALI
Fidelizzare e supportare le imprese a capitale estero che investono nella regione Sicilia con l’attivazione di un servizio di customer care loro dedicato in modo da creare le condizioni per aumentare gli investimenti nei territori in cui già operano. Questo il fulcro del Protocollo tra Confindustria, Regione Siciliana e Confindustria Sicilia, che si inserisce nell’ambito di un percorso nazionale di retention e di sensibilizzazione sull’importanza delle imprese a capitale estero non solo su aspetti strettamente economici, ma anche su programmi di sostenibilità ambientale, economia circolare e welfare, su cui Confindustria è impegnata da tempo. “Un distretto produttivo ha successo se c’è un proficuo e regolare confronto e interazione tra le imprese estere, le nostre rappresentanze territoriali e le istituzioni regionali che si occupano di programmazione e sviluppo. Saper dialogare è importante, perché consente di anticipare le crisi e di cogliere per tempo nuove opportunità di investimento”, ha detto la Vice Presidente per l’Internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello. “È ora necessario fare un passo avanti per consolidare ed ampliare il contributo delle imprese a controllo estero allo sviluppo produttivo ed occupazionale del Paese. Chiediamo quindi di attivarci a livello nazionale per avviare una serie di incontri annuali con i CEO globali delle imprese estere per attrarre nel nostro Paese parte degli investimenti strategici che si stanno pianificando ora e nel prossimo futuro. Altri Paesi, come la Francia, organizzano incontri di questo tipo con grande successo ed i tempi sono maturi perché anche l’Italia inizi un suo percorso”.