I temi della settimana
BONOMI AD AGORA’: ITALIA MEGLIO DEL PREVISTO, RESTA L’INCERTEZZA. STIMOLARE INVESTIMENTI E PUNTARE SU INDUSTRIA 5.0
“Nel 2021 e nel 2022 abbiamo avuto due rimbalzi importanti, +7% e +4%, e avevo già detto alla fine dell’anno scorso che la situazione non era così brutta come si pensava. Ero convinto della forza strutturale dell’industria italiana. Il vero problema del 2023, di fronte all’incertezza internazionale, è che avremo molto probabilmente un rallentamento degli investimenti”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ospite ad Agorà, su Rai3, spiegando che per questo motivo Confindustria ha chiesto uno stimolo molto forte agli investimenti in legge di bilancio. Il Presidente si è detto infatti “insoddisfatto sulla parte relativa agli investimenti, il Paese avrebbe bisogno di un’Industria 5.0”. Per Bonomi è poi necessaria una riforma organica del Fisco, ma “se l’affrontiamo parlando di 3 aliquote Irpef, allora non va bene. Abbiamo il cuneo fiscale più alto dei paesi Ocse e paghiamo molto meno sulle rendite finanziarie. Non è pensabile che le tasse siano più alte sul lavoro che sulle rendite. C’è qualcosa che non funziona”. In merito ai salari, il Presidente ha detto che “nell’industria italiana non sono bassi, i contratti collettivi hanno cifre superiori al salario minimo di 9€, la questione riguarda alcuni settori specifici, come Pa e servizi. Tra le cause, c’è la produttività che in Spagna, Francia e Germania è cresciuta molto più che in Italia. I salari sono cresciuti del 15% negli altri Paesi e solo il 7% in Italia, la produttività del 20% e qui solo del 4%”. Infine, sull’autonomia differenziata, Bonomi ha affermato che “bisogna riflettere sulle materie oggetto, poiché sono state decise 22 anni fa e ci sono alcuni temi che non possono essere demandati alle Regioni, come le infrastrutture energetiche e le grandi vie di trasporto. Le sfide di competitività richiedono dimensioni sovranazionali, pensare di affrontare il commercio estero con una regione rispetto a Usa e Cina non è possibile”.
AUTO, MARCHESINI: PER TRANSIZIONE ALL’ELETTRICO SERVE NEUTRALITA’ TECNOLOGICA. DALL’UE IMPULSO IDEOLOGICO
“La transizione verso l’elettrico va fatta ma incentivandola e garantendo la neutralità tecnologica. Così il Vice Presidente Maurizio Marchesini a Zapping su Radio 1 commentando il voto del Parlamento europeo che vieta la vendita di nuove auto a motore endotermico dal 2035. “L’industria italiana – ha detto – non sta facendo una battaglia di retroguardia e la decisione del Parlamento europeo non ci coglie di sorpresa. Però ci lascia estremamente perplessi, perché c’è una questione di metodo. Quando in azienda si assumono azioni strategiche, si fanno piani, simulazioni, si guardano gli impatti e poi si prendono le decisioni. Questa è stata presa in base a un impulso ideologico, senza considerare gli impatti ecologici, economici e sociali”. Secondo Marchesini le imprese non sono contro la difesa dell’ambiente ed è giusto che l’Ue fissi degli obiettivi, ma sull’auto Bruxelles “non ha fissato solo obiettivi ma anche un unico modo per raggiungerli, l’elettrico. Questo provocherà danni in Italia. I sindacati calcolano 70.000 posti di lavoro a rischio, che diventeranno il doppio sull’intera filiera. Solo parzialmente compensati dai nuovi addetti nell’elettrico, che impiega molte meno persone”. Invece, dovremmo chiedere all’Europa la “neutralità tecnologica” per raggiungere l’obiettivo con altri strumenti, ad esempio l’idrogeno e i biocarburanti. “La riconversione – ha sottolineato ancora Marchesini – costerà molto, perché il motore elettrico è meno complesso, richiede meno pezzi, meno lavoro, meno personale. Adesso allora è necessario incentivare pesantemente la transizione”. “La filiera della componentistica auto italiana – ha poi aggiunto Marchesini – è specializzata nei motori endotermici, il Paese è indietro nelle infrastrutture, la percentuale di macchine elettriche in circolazione è molto bassa, tanto che nelle vendite siamo gli ultimi in Europa”.