I temi della settimana

DL ANTI DELOCALIZZAZIONI: PROVVEDIMENTO IDEOLOGICO. OK AL CONFRONTO CON LA VICE MINISTRA TODDE, MA CHE SIA IN TEMPI RAPIDI

“Il de­cre­to leg­ge anti-de­lo­ca­liz­za­zio­ni non è al­tro che una bat­ta­glia iden­ti­ta­ria. Per­ché se fos­se vero che si vuo­le per­se­gui­re un obiet­ti­vo co­mu­ne, come di­chia­ra­to dal­la vi­ce­mi­ni­stra allo Svi­lup­po eco­no­mi­co, Ales­san­dra Tod­de, al­lo­ra si apri­reb­be un con­fron­to con noi”. Così il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi, nel cor­so del suo in­ter­ven­to al­l’as­sem­blea di Con­fin­du­stria Ge­no­va, sot­to­li­nean­do che “l’o­biet­ti­vo del de­cre­to anti-de­lo­ca­liz­za­zio­ne è chia­ro: è una bat­ta­glia di ban­die­ri­na ed è un prov­ve­di­men­to for­te­men­te e ideo­lo­gi­ca­men­te anti-im­pre­sa”. A se­gui­to di que­ste di­chia­ra­zio­ni, la  vi­ce­mi­ni­stra al MiSE Ales­san­dra Tod­de ha ac­col­to l’in­vi­to al con­fron­to, a cui Con­fin­du­stria, suc­ces­si­va­men­te, ha con­fer­ma­to la pro­pria di­spo­ni­bi­li­tà, “pur­ché av­ven­ga in tem­pi ra­pi­di, per par­la­re del­l’at­trat­ti­vi­tà de­gli in­ve­sti­men­ti in Ita­lia e dei temi com­ples­si del­le cri­si e del­le fi­lie­re in­du­stria­li, con par­ti­co­la­re ri­fe­ri­men­to al­l’au­to­mo­ti­ve”. Per Bo­no­mi “oc­cor­re un di­se­gno di po­li­ti­ca in­du­stria­le che vada ol­tre la po­li­ti­ca de­gli an­nun­ci, come quel­la che ha ri­guar­da­to il pha­se out al 2035 – vale a dire l’e­li­mi­na­zio­ne gra­dua­le dei mo­to­ri a scop­pio nel­le au­to­mo­bi­li – sen­za dire qua­li sono gli im­pat­ti, i po­sti di la­vo­ro a ri­schio, e con qua­li ri­sor­se si ac­com­pa­gne­rà que­sto pro­ces­so”. In­fi­ne, il Pre­si­den­te ha sot­to­li­nea­to che “le os­ser­va­zio­ni di Confindustria sul­l’o­pe­ra­to del­l’e­se­cu­ti­vo non vo­glio­no es­se­re del­le cri­ti­che, ma un con­cre­to sup­por­to al­l’a­zio­ne ri­for­ma­tri­ce che que­sto Go­ver­no deve rea­liz­za­re”.

LAVORO: LO SCIOPERO NON E’ LA SOLUZIONE, SERVE IL DIALOGO. CONFINDUSTRIA PRONTA A CONFRONTARSI SU NUMERI E PROPOSTE CONCRETE

“Mi rat­tri­sta mol­to lo scio­pe­ro ge­ne­ra­le pre­vi­sto per do­ma­ni. In una le­git­ti­ma dia­tri­ba tra sin­da­ca­to e go­ver­no vie­ne pe­na­liz­za­to il mon­do del la­vo­ro”. Così il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi nel corso di un’in­ter­vi­sta a Class Cnbc. “Una par­te del sin­da­ca­to ri­tie­ne che an­da­re in piaz­za sia la so­lu­zio­ne, noi invece ri­te­nia­mo che la so­lu­zio­ne sia il dia­lo­go. Scio­pe­ra­re non è la stra­da cor­ret­ta e non è quel­lo che ci chie­do­no gli ita­lia­ni, dopo quel­lo che ha sof­fer­to il Pae­se dal pun­to di vi­sta sa­ni­ta­rio ed eco­no­mi­co. La no­stra pro­po­sta di ta­glio con­tri­bu­ti­vo del cu­neo fi­sca­le nel­la leg­ge di bi­lan­cio avreb­be por­ta­to più sol­di in ta­sca ai la­vo­ra­to­ri. Su nu­me­ri e pro­po­ste con­cre­te sia­mo sem­pre di­spo­ni­bi­li al con­fron­to, ma in­ve­ce ab­bia­mo ri­scon­tra­to po­si­zio­ni ideo­lo­gi­che”, ha ag­giun­to Bo­no­mi. Per il Pre­si­den­te, “il Pae­se aspet­ta da 30 anni le ri­for­me e ora che con il PNRR le ri­sor­se ci sono, non ci sono più scu­se e vor­rem­mo che ve­nis­se­ro in­di­riz­za­te in un gran­de pia­no di po­li­ti­ca in­du­stria­le del pae­se”, ha spie­ga­to Bo­no­mi. “Nel 2021 l’e­co­no­mia ita­lia­na ha rim­bal­za­to in ma­nie­ra for­te e del tut­to ina­spet­ta­ta, ma per il 2022 ci sono fat­to­ri di preoccupazione. Il nuo­vo anno ini­zia con una gran­de in­cer­tez­za sui com­mer­ci in­ter­na­zio­na­li e da que­sto pun­to di vi­sta i dati ci di­co­no che il com­mer­cio po­treb­be su­bi­re uno stop”, ha pro­se­gui­to il Pre­si­den­te. In ag­giun­ta, “de­stano pre­oc­cu­pa­zio­ne an­che i rincari sul­le com­mo­di­ties e sui co­sti del­l’e­ner­gia che stan­no sa­len­do ver­ti­gi­no­sa­men­te”, ha con­clu­so.

ENERGIA: NECESSARIO AUMENTARE LE ESTRAZIONI ITALIANE DI GAS PER FRONTEGGIARE L’IMPENNATA DEI PREZZI

“Siamo nel pieno di una drammatica crisi energetica che colpisce tutti i settori manifatturieri, il cuore produttivo del Paese”. Così Aurelio Regina, Delegato di Confindustria per le questioni energetiche, in un’intervista sul Messaggero. “Nelle ultime due settimane l’incremento del prezzo del gas è stato del 280% rispetto a gennaio 2021 e del 650% rispetto allo stesso periodo del 2020 – ha proseguito Regina. Per il sistema produttivo italiano, questo si è tradotto in un aumento delle bollette, passate da 8 miliardi nel 2019 a 21 nel 2021, e che arriveranno a 37 miliardi nel 2022. Numeri insostenibili per qualsiasi realtà produttiva senza un piano di politica industriale ben strutturato, che si impattano negativamente sia sull’attività produttiva che sul processo di decarbonizzazione”. Nonostante le ripercussioni di questa situazione siano piuttosto pesanti in tutta l’eurozona, alcuni Paesi hanno adottato misure ad hoc per fronteggiare l’escalation dei prezzi energetici. “La Francia, oltre a poter contare sul nucleare, ha messo in campo una serie di interventi per calmierare i prezzi e sostenere le aziende attraverso cessioni di energia a prezzi agevolati, mentre la Germania ha adottato una scontistica fiscale importante sugli oneri di sistema. In Italia, invece, sono stati stanziati 5,8 miliardi per fronteggiare l’emergenza che però sono indirizzati prevalentemente alle utenze residenziali”, ha spiegato Regina, illustrando poi una serie di proposte che potrebbero migliorare la situazione corrente. “Serve una task force con governo, imprese e consumatori per varare misure straordinarie, come agevolazioni fiscali dedicate, ma anche lo sfruttamento dei nostri giacimenti di gas, aumentando i prelievi in tempi rapidi e rilasciando il gas al sistema industriale a prezzi che facciano riferimento a quelli estivi”. Per una gestione efficace della crisi energetica, “tutti, a partire dal governo, devono fare la propria parte, ma anche le Autorità di settore, Arera e Antitrust, e serve un supporto anche dall’UE, che dovrebbe eliminare le barriere tariffarie che ostacolano la creazione del mercato unico. Serve equilibrio, responsabilità e una riforma complessiva che in ultima analisi renda la bolletta compatibile con gli obiettivi di sviluppo e crescita. Solo con interventi strutturali eviteremo la prossima chiusura di moltissime aziende energivore per almeno 30 o 40 giorni”, ha concluso Regina.

 

PMI: IL NEO PRESIDENTE BARONI PRESENTA SQUADRA E PROGRAMMA. DIGITALE, AMBIENTE, FINANZA E FILIERE LE PRIORITA’

Dopo la cri­si del 2008, le im­pre­se han­no raf­for­za­to il pa­tri­mo­nio, sono di­ven­ta­te più di­gi­ta­li e più pre­sen­ti al­l’e­ste­ro, ma ora si tro­va­no da­van­ti a sfi­de im­por­tan­ti, a par­ti­re dal­la tran­si­zio­ne am­bien­ta­le su cui, per rea­liz­za­re i ne­ces­sa­ri in­ve­sti­men­ti, si sono in­de­bi­ta­te”. Così Gio­van­ni Ba­ro­ni, neo Pre­si­den­te del­la Pic­co­la In­du­stria Con­fin­du­stria, il­lu­stran­do il pro­gram­ma del suo man­da­to 2021-2023. “Con­di­vi­dia­mo gli obiet­ti­vi del­la tran­si­zio­ne, ma le mo­da­li­tà e le tem­pi­sti­che ma la modalità e la tempistica per raggiungerli che non sono corrette. La pic­co­la im­pre­sa ri­schia di pa­ga­re il prez­zo più alto, come nel caso del­la de­ci­sio­ne di abo­li­re il mo­to­re en­do­ter­mi­co en­tro il 2035, che com­por­te­rà ine­vi­ta­bil­men­te la per­di­ta di mi­glia­ia di po­sti di la­vo­ro – ha pro­se­gui­to Ba­ro­ni. Quando vengono prese de­ci­sio­ni di que­sta por­ta­ta, bi­so­gna an­che sa­per­le ac­com­pa­gna­re con un pia­no di po­li­ti­ca in­du­stria­le e di for­ma­zio­ne”. La tra­sfor­ma­zio­ne di­gi­ta­le è “una gran­de op­por­tu­ni­tà, ma per ca­val­car­la ser­ve un sal­to cul­tu­ra­le, ac­ce­le­ran­do su for­ma­zio­ne e com­pe­ten­ze”. Per rag­giun­ge­re que­sti obiet­ti­vi, è ne­ces­sa­rio “di­spor­re di in­gen­ti ri­sor­se, apri­re il ca­pi­ta­le per raf­for­za­re il pa­tri­mo­nio uti­liz­za­ndo tut­ti gli stru­men­ti di li­qui­di­tà a di­spo­si­zio­ne e in­ten­si­fi­ca­re i rap­por­ti di fi­lie­ra, che è il pri­mo dri­ver di cre­sci­ta”. Nel cor­so del Con­si­glio cen­tra­le, è sta­ta no­mi­na­ta la squa­dra di vi­ce­pre­si­den­za che lo af­fian­che­rà in que­sto per­cor­so: An­drea Bon­fan­ti (In­no­va­zio­ne, R&S), Mir­ko Bra­ga­gno­lo (Fi­lie­re), An­to­nio Bra­ia (Ca­pi­ta­le Uma­no e For­ma­zio­ne), Te­re­sa Ca­ra­don­na (ESG e Va­lo­re So­ste­ni­bi­le), Pa­ro­lo Er­ri­co (In­no­va­zio­ne e Tran­si­zio­ne Di­gi­ta­le), Pa­squa­le Lam­pu­gna­le (Eco­no­mia Cre­di­to Fi­nan­za Fi­sco), Mau­ro Na­ta­le (La­vo­ro e wel­fa­re), Giu­sep­pe Ra­nal­li (Eco­no­mia del mare), Gian­lui­gi Zai­na (In­ter­na­zio­na­liz­za­zio­ne). Completa la squadra Monica Talmelli, direttore de L’Imprenditore.CHECK-UP MEZZOGIORNO: IL SUD RESISTE ALL’IMPATTO DELLA CRISI PANDEMICA. ORA COGLIERE TUTTE LE OPPORTUNITA’ DEI PROGRAMMI UE

“Il Sud è in ripresa e ha resistito all’impatto economico e sociale della pandemia con una crescita sostenuta. Questa tendenza, però, dovrà essere consolidata cogliendo tutte le opportunità messe a disposizione dai numerosi strumenti e misure di rilancio, come il Pnrr, che prevede una significativa attenzione al Sud. Occorre, poi, avviare il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi strutturali 2021-27”.  Questa è la fotografia dell’economia meridionale, in netto miglioramento rispetto al 2020, realizzata da Confindustria (Area coesione territoriale e infrastrutture) e SRM (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) nel Check-Up Mezzogiorno, con l’indicazione di policy che ne consegue. Lo studio considera come “necessari più integrazione e coordinamento con i Fondi Strutturali e di Investimento e con il Fondo di sviluppo e coesione, in un disegno complessivo e coerente dell’azione di sviluppo del Mezzogiorno”. L’utilizzo dei fondi, infatti, è in ritardo e secondo le previsioni, “il pil 2021 del Mezzogiorno sale ad un ritmo sostenuto, +5%, a fronte del 6,3% nazionale e del 6,8% del Centro Nord. Gli investimenti e le nuove imprese hanno superato i livelli pre-pandemia, mettendo in evidenza una grande vitalità imprenditoriale”. Per quanto riguarda il 2022 – prosegue il rapporto – si prevede una riduzione del delta di crescita tra le macro aree del Paese, con un +4,4% del Sud e un +4,6% del Centro Nord. Un dato che potrebbe essere la base di partenza per avviare un processo di convergenza. Nel Sud crescono le esportazioni, con un 16,6% nei primi nove mesi 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, contro un +20,2 del Centro Nord. È l’export a trainare la ripresa, in alcuni settori con uno slancio maggiore rispetto al Centro-Nord. Sull’occupazione c’è un percorso di ripresa che dovrebbe coinvolgere il Sud, grazie anche alla decontribuzione, prorogata al 2022. In particolare, nelle costruzioni il Mezzogiorno mostra un andamento migliore rispetto al resto d’Italia, spinto delle ristrutturazioni. Crescono le imprese attive, che nel terzo trimestre 2021 aumentano di poco, +1,6 rispetto al 2020, ma più che nel Centro Nord e nell’Italia intera. Negli appalti di opere pubbliche c’è un’inversione di tendenza rispetto i primi 10 mesi del 2020, con riduzione di importi e aumento dei bandi. Questo significa che l’impatto del Pnrr non è ancora percepibile e riemergono gli effetti delle misure straordinarie di semplificazione degli appalti di minore entità”.