I temi della settimana
MANOVRA: TUTTE LE RISORSE STANZIATE PER LA RIDUZIONE DELLE TASSE SIANO DESTINATE AL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE
“Le risorse stanziate nella legge di bilancio per la riduzione delle tasse, dovrebbero essere tutte destinate al taglio del cuneo fiscale. Questo avrebbe un duplice effetto: mettere più soldi nelle tasche degli italiani, stimolando la domanda interna che è ferma da anni, e abbassare il costo del lavoro che, a fronte di un aumento delle materie prime e dei costi dell’energia, è l’unica componente su cui possiamo agire per mantenere le imprese competitive. ”. Così Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, intervistato a PiazzaPulita su La7. “Servirebbe concentrare tutti gli 8 miliardi sul taglio del cuneo contributivo. E già non sono sufficienti, perché ce ne vorrebbero almeno 13 per dare un segno tangibile e forte“, ha aggiunto nel corso del suo intervento a Federmanager. “L’anno scorso un milione di italiani è entrato sotto la soglia di povertà: c’è bisogno di una visione politica complessiva e di un grande senso di responsabilità nel dibattito pubblico per dare delle risposte concrete alle categorie che stanno soffrendo. Per questo, dobbiamo lavorare tutti insieme al miglioramento del reddito di cittadinanza, all’assegno unico familiare, a interventi in favore degli incapienti e alla revisione delle detrazioni per le famiglie – ha proseguito Bonomi. Bisogna poi ripensare seriamente alla formazione e alla ricollocazione dei lavoratori, perché non è pensabile mettere altri 4 miliardi sui centri pubblici per l’impiego che intercettano solo il 3% della disoccupazione”. In merito alla transizione energetica, secondo il Presidente “tutto dipende da come verrà gestita la svolta verde: dobbiamo pretendere una governance globale, altrimenti rischiamo di spegnere intere filiere industriali, con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Inoltre, per affrontare queste transizioni, è fondamentale investire sulla ricerca”, ha sottolineato Bonomi.
EUROPA, TRILATERALE: VISIONE COMUNE SU TRANSIZIONI. L’INDUSTRIA NON E’ IL PROBLEMA, MA LA SOLUZIONE
“Le industrie italiana, francese e tedesca hanno una visione comune su come affrontare le transizioni – digitale, ecologica, energetica – e su come potenziare la competitività, partendo dal presupposto che l’industria non è il problema, ma la soluzione”. Così Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, nel corso del Terzo Forum Economico Trilaterale tra Confindustria, Medef e BDI. In una dichiarazione congiunta sottoscritta dalle tre confederazioni sono state presentate una serie di proposte con l’obiettivo di una crescita priva di emissioni di carbonio, favorendo la decarbonizzazione dell’economia senza pregiudicare la competitività delle imprese europee. “Le transizioni hanno un costo economico e sociale, perché potrebbero comportare la chiusura di intere filiere della nostra industria, che rappresentano migliaia di posti di lavoro – ha proseguito Bonomi. Il problema che non viene affrontato dalle istituzioni UE è chi pagherà il costo socioeconomico di queste transizioni”. Sul fronte energetico, “gli acquisti comuni da parte dell’UE possono aiutare a moderare il prezzo di acquisto e, inoltre, avere riserve strategiche è fondamentale. Sul nucleare l’Italia ha fatto una scelta strategica con il referendum, ma ora dobbiamo capire che le tecnologie sono cambiate, pertanto è necessario un approccio aperto e non è più ideologico”. Russwurm, Presidente BDI, ha insistito sulla necessità di un impegno europeo sui semiconduttori, mentre Roux de Bezieux, ha chiarito che “non c’è sovranità europea senza quella finanziaria: servono modelli di finanziamento che garantiscano condizioni di parità verso i nostri concorrenti”, ha detto.
Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa, ha dichiarato: “E’ essenziale che le istituzioni europee considerino il mondo dell’industria un elemento imprescindibile per la soluzione dei problemi dell’Unione e non un freno al processo di integrazione e riforma. L’Ue deve creare un ecosistema che incentivi gli investimenti privati: uno dei primi banchi di prova sarà la riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Il Forum, quindi, è l’occasione per fare fronte comune sulla proposta di scorporare gli investimenti per la doppia transizione dal calcolo realistico del deficit: senza misure si rischia di creare ulteriori distorsioni competitive e di indebolire fortemente la posizione della nostra industria, determinando desertificazione industriale e depressione economica in interi territori dell’Unione”, ha concluso Pan.
PATENT BOX: MISURA STRATEGICA DA MANTENERE E POTENZIARE. CANCELLAZIONE SCELTA MIOPE
“Ricerca, Sviluppo e Innovazione sono alla base del PNRR quindi è strategico prevedere, a livello nazionale, interventi efficaci per ridurre il gap esistente rispetto agli altri Paesi. Con l’introduzione anche in Italia del patent box, affiancato dal credito R&S, era stato messo in campo un sistema idoneo sia a promuovere investimenti in ricerca, sia a valorizzare il contributo economico di know-how, brevetti, marchi e altri intangible sviluppati. Il patent box premia fiscalmente la capacità di tradurre i risultati della R&S in prodotti, processi e servizi innovativi in grado di creare valore aggiunto per le imprese e per il Paese. È una misura che in questi anni si è dimostrata molto efficace e quindi sorprende la scelta presa con il Dl Fiscale di cancellarla, privandosi di uno strumento strategico. Misure fiscali per R&S&I e interventi di politica economica come il patent box sono complementari e non solo devono essere mantenuti ma potenziati in quanto premiano la redditività e la competitività di sistema Paese”, così Francesco De Santis, Vice Presidente di Confindustria per la Ricerca e lo Sviluppo. “L’abbandono del Patent Box è una scelta miope e controproducente, che avrà effetti negativi su innovazione e ricerca in Italia, ma anche incomprensibile, visti i risultati in questi anni”. Ha ribadito anche Sergio Dompé, Chair della task force Salute del B20 e Presidente del Gruppo Tecnico Salute dell’omonimo gruppo biofarmaceutico.
FINANZA: PLAFOND STANZIATO CON ACCORDO INTESA – CONFINDUSTRIA ATTIVERA’ INVESTIMENTI PRIVATI, MOLTIPLICANDO RISORSE DEL PNRR
“L’Accordo con Intesa Sanpaolo e il plafond di 150 miliardi messo a disposizione delle imprese consentirà di attivare investimenti privati, generando un effetto moltiplicatore delle risorse del PNRR e creando, contestualmente, nuove prospettive di crescita sostenibile per il sistema produttivo italiano e per l’intero Paese. Dobbiamo accompagnare il Paese verso l’uscita dalla crisi pandemica e accelerare la ripresa, tanto più in territori industrialmente dinamici come il triveneto, agendo sui driver di crescita. Serve sostenere imprese e filiere alle prese con la doppia sfida della transizione sostenibile e digitale anche favorendo gli investimenti in ricerca e innovazione”. Così Emanuele Orsini, Vice Presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco, nel corso della tappa veneta del roadshow di presentazione dell’accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo. “In questa cornice, la precondizione essenziale è il riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese, appesantita dall’emergenza. Il ricorso massivo delle imprese a credito bancario garantito durante l’emergenza ha assicurato la tenuta del nostro sistema nella crisi pandemica, ma ci ha fatto fare un significativo salto indietro in quel processo di irrobustimento dei bilanci che avevamo realizzato nei dieci anni precedenti. Ora è essenziale riprendere con vigore il lavoro sul rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese innanzitutto consentendo allungamenti a lungo temine dei finanziamenti bancari garantiti. Va poi favorita una maggiore patrimonializzazione delle imprese e una più ampia diversificazione delle loro fonti finanziarie, anche tramite l’accesso ai mercati dei capitali. È essenziale accompagnare sempre più imprese, anche le più piccole, verso strumenti finanziari alternativi al credito bancario, dall’emissione di bond fino alla quotazione. Per questo serve potenziare le misure e gli strumenti esistenti e si deve proseguire a lavorare sull’evoluzione della cultura finanziaria delle imprese, fattore strategico per l’accesso ai mercati” ha concluso Orsini.
PRODUZIONE INDUSTRIALE: LIEVE CALO A SETTEMBRE (-0,1%), RISALE A OTTOBRE (+0,2%)
Nel 3° trimestre del 2021, la produzione industriale italiana è cresciuta dell’1,0% rispetto al 2°, un ritmo più contenuto di quanto osservato nei primi due (rispettivamente +1,5% e +1,2% trimestrale). Il 4° trimestre si sarebbe aperto in crescita (+0,2% in ottobre). In settembre si era rilevata una riduzione dell’attività dello 0,1% (dopo quella dello 0,2% riscontrata dall’ISTAT e dal CSC ad agosto). Questo quanto emerge dall’ultima indagine rapida del Centro Studi Confindustria sulla produzione industriale. Per il CSC, le ragioni del rallentamento tra luglio e settembre sono riconducibili a fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al grado di incertezza. Le imprese intervistate dal CSC hanno rilevato un calo della produzione industriale dello 0,1% in settembre rispetto ad agosto, ed un aumento dello 0,2% in ottobre. I livelli di attività in entrambi i mesi si sono comunque mantenuti superiori di oltre l’1% rispetto alla media dei primi otto mesi dell’anno. La fiducia delle imprese manifatturiere e dei servizi a settembre è leggermente peggiorata e, nonostante il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese manifatturiere nel 3° trimestre abbia raggiunto il valore più alto dal dicembre 2018 (78,1%), la scarsità di manodopera, l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione e l’allungamento dei tempi di consegna sono stati percepiti come elementi di crescente ostacolo alla produzione.
Leggi l’intervento di De Santis sul Patent Box e l’editoriale di Pan sul Sole24ore sul Trilaterale
https://bit.ly/3c691mB.
https://bit.ly/31XnQ9m.
PRODUZIONE INDUSTRIALE: LIEVE CALO A SETTEMBRE (-0,1%), RISALE A OTTOBRE (+0,2%)
Nel 3° trimestre del 2021, la produzione industriale italiana è cresciuta dell’1,0% rispetto al 2°, un ritmo più contenuto di quanto osservato nei primi due (rispettivamente +1,5% e +1,2% trimestrale). Il 4° trimestre si sarebbe aperto in crescita (+0,2% in ottobre). In settembre si era rilevata una riduzione dell’attività dello 0,1% (dopo quella dello 0,2% riscontrata dall’ISTAT e dal CSC ad agosto). Questo quanto emerge dall’ultima indagine rapida del Centro Studi Confindustria sulla produzione industriale. Per il CSC, le ragioni del rallentamento tra luglio e settembre sono riconducibili a fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al grado di incertezza. Le imprese intervistate dal CSC hanno rilevato un calo della produzione industriale dello 0,1% in settembre rispetto ad agosto, ed un aumento dello 0,2% in ottobre. I livelli di attività in entrambi i mesi si sono comunque mantenuti superiori di oltre l’1% rispetto alla media dei primi otto mesi dell’anno. La fiducia delle imprese manifatturiere e dei servizi a settembre è leggermente peggiorata e, nonostante il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese manifatturiere nel 3° trimestre abbia raggiunto il valore più alto dal dicembre 2018 (78,1%), la scarsità di manodopera, l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione e l’allungamento dei tempi di consegna sono stati percepiti come elementi di crescente ostacolo alla produzione.
Leggi l’intervento di De Santis sul Patent Box e l’editoriale di Pan sul Sole24ore sul Trilaterale
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