I temi della settimana

GOVERNO, BONOMI: SI APRA UN PERIODO DI RIFORMISMO COMPETITIVO. SERVE INTERVENTO SHOCK SUL CUNEO FISCALE

“Al go­ver­no ave­va­mo chie­sto una cosa chia­ra: apri­re un pe­rio­do di ri­for­mi­smo com­pe­ti­ti­vo, quindi fare quel­le ri­for­me che aspet­tia­mo da 30 anni. Que­sto Pae­se è fer­mo. E que­sto mi pre­oc­cu­pa mol­to” an­che per­ché “sia­mo di fron­te a sce­na­ri in­ter­na­zio­na­li asim­me­tri­ci. I più col­pi­ti sa­ran­no Ita­lia e Ger­ma­nia, mer­ca­to que­sto mol­to im­por­tan­te per le im­pre­se ita­lia­ne. Oggi ci sono le ri­sor­se e non ci sono più scu­se”. Lo ha sottolineato il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi, in­ter­ve­nen­do al­l’as­sem­blea di Con­fin­du­stria Ro­ma­gna.

Tra le ri­for­me ne­ces­sa­rie, Bo­no­mi ha par­la­to di “fi­sco, con­cor­ren­za, po­li­ti­che at­ti­ve del la­vo­ro. Le ri­for­me che si stan­no fa­cen­do – ha det­to – sono an­nac­qua­te”. “L’e­co­no­mia – ha pro­se­gui­to Bo­no­mi – non ral­len­ta oggi solo esclu­si­va­men­te per le cau­se del­la guer­ra. Il ral­len­ta­men­to è già ini­zia­to ad au­tun­no del 2021 e noi im­pren­di­to­ri lo sap­pia­mo bene. Già a mar­zo del­lo scor­so anno era ini­zia­to l’au­men­to del co­sto del­le ma­te­rie pri­me, poi in au­tun­no è par­ti­ta la spe­cu­la­zio­ne sui prez­zi”. La pro­po­sta del Pre­si­den­te ri­ma­ne dun­que quel­la di “ri­dur­re le tas­se sul la­vo­ro, il fa­mo­so ta­glio con­tri­bu­ti­vo del cuneo fi­sca­le, per­ché noi ab­bia­mo quat­tro fat­to­ri pro­dut­ti­vi – ener­gia, ma­te­rie pri­me, ca­pi­ta­le e la­vo­ro – e l’u­ni­ca cosa su cui pos­sia­mo in­ter­ve­ni­re è il la­vo­ro: per que­sto bi­so­gna met­te­re più sol­di in ta­sca agli ita­lia­ni. Ci vuo­le un in­ter­ven­to shock di 16 mi­liar­di con­cen­tra­to sot­to i 35­mi­la euro, è giu­sto met­te­re in ta­sca una men­si­li­tà in più per tut­ta la vita con­tri­bu­ti­va, un in­ter­ven­to strut­tu­ra­le. C’è bi­so­gno di una vi­sio­ne di in­sie­me, di una po­li­ti­ca con la P ma­iu­sco­la. Le de­ci­sio­ni di oggi in­fluen­ze­ran­no i pros­si­mi 20 anni, per que­sto stia­mo in­si­sten­do”, ha ribadito Bo­no­mi, al­l’as­sem­blea di Uci­mu.

Il Presidente è tornato sul tema della crescita e delle riforme anche alla pre­sen­ta­zio­ne del Rap­por­to sul Di­gi­ta­le di Ani­te­c-As­sin­form, affermando che “non ba­sta spen­de­re le ri­sor­se del Pnrr, bi­so­gna far­lo pre­sto e bene, con le ri­for­me ne­ces­sa­rie. È que­sto il mo­men­to del­la svol­ta, il Pae­se può e deve ri­spon­de­re alle di­su­gua­glian­ze di ge­ne­re, ter­ri­to­rio, com­pe­ten­ze e ge­ne­ra­zio­na­li”.

 

AMBIENTE, BONOMI: TRANSIZIONE INELUDIBILE MA SULL’AUTOMOTIVE ACCOMPAGNARE IL PROCESSO. A RISCHIO 70 MILA POSTI”

I pro­ces­si di tran­si­zio­ne am­bien­ta­le ed ener­ge­ti­ca sono ine­vi­ta­bi­li e ine­lu­di­bi­li ma sono da af­fron­ta­re con se­rie­tà. Questo vuol dire che ser­vo­no pro­po­ste se­rie e prag­ma­ti­che al­tri­men­ti si ca­de in una ri­spo­sta ideo­lo­gi­ca che mol­to spes­so il pro­ble­ma lo crea”. Così il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi nel suo in­ter­ven­to al­l’As­sem­blea ge­ne­ra­le di Unin­du­stria Reg­gio Emi­lia. Poi, a pro­po­si­to del pac­chet­to Fit for 55 ap­pro­va­to dal­l’Ue che pre­ve­de il bloc­co del­la pro­du­zio­ne di auto a mo­to­re en­do­ter­mi­co en­tro il 2035, ha det­to: “per quel che ri­guar­da l’au­to­mo­ti­ve la tran­si­zio­ne en­do­ter­mi­ca è un pro­ces­so da ac­com­pa­gna­re: ci sono 500 im­pre­se che sa­ran­no spiaz­za­te, vuol dire 70 mila po­sti la­vo­ro di­ret­ti. Tut­ti vo­glia­mo un pae­se più ver­de e so­ste­ni­bi­le ma per rag­giun­ge­re que­gli obiet­ti­vi in que­sti tem­pi ci sono co­sti so­cia­li da so­ste­ne­re. E que­sto non lo rac­con­ta nes­su­no: se vo­glia­mo rag­giun­ge­re il pha­se out nel 2035 dob­bia­mo met­te­re in cam­po stru­men­ti che con­sen­ta­no di rag­giun­ge­re gli obiet­ti­vi pre­fis­sa­ti. Ser­ve ac­com­pa­gna­re – ha pro­se­gui­to – le tran­si­zio­ni in un qua­dro so­ste­ni­bi­le che non è solo quel­lo am­bien­ta­le ma an­che so­cia­le ed eco­no­mi­co”. In­fi­ne, sul­l’al­lar­me sic­ci­tà ha det­to: “dob­bia­mo met­te­re fine alla spe­cu­la­zio­ne non solo sul­l’e­ner­gia ma an­che a quel­la che sta av­ve­nen­do in que­sti gior­ni sul­l’ac­qua e lo di­cia­mo oggi per­ché an­che in que­sto set­to­re sta ini­zian­do la spe­cu­la­zio­ne, per non par­la­re dei man­ca­ti in­ve­sti­men­ti: fac­cia­mo 800 mld di bo­nus in 10 anni, poi vediamo che l’I­ta­lia è ter­za in Eu­ro­pa per pre­ci­pi­ta­zio­ni at­mo­sfe­ri­che, dopo Sve­zia e Fran­cia, ma ha il dop­pio del­la di­sper­sio­ne del­la Fran­cia, 5 vol­te quel­la del­la Ger­ma­nia e un ac­que­dot­to che è an­co­ra quel­lo del 19 a.C., l’ac­que­dot­to Vir­go Roma”. Bo­no­mi è tornato sul tema della tran­si­zio­ne am­bien­ta­le e degli ef­fet­ti sul­l’au­to­mo­ti­ve anche alla pre­sen­ta­zio­ne del Rap­por­to sul Di­gi­ta­le di Ani­te­c-As­sin­form: “lo stop ai mo­to­ri en­do­ter­mi­ci de­ci­sa dal­la Ue al 2035 vuol dire che 70­mi­la per­so­ne per­de­ran­no il la­vo­ro. Chi fa que­sti an­nun­ci non co­no­sce le im­pli­ca­zio­ni nel­la vita rea­le. Alle 500 azien­de coin­vol­te oc­cor­re dare ri­spo­ste, ci sono tan­te so­lu­zio­ni ma bi­so­gna met­ter­ci mol­ti sol­di”.

 

ENERGIA, BONOMI: RIGASSIFICATORE DI GIOIA TAURO INFRASTRUTTURA STRATEGICA PER ITALIA. SERVE PATTO PUBBLICO – PRIVATO PER COSTRUIRE GRANDE PAESE

“Nei prossimi due o tre anni avremo grande volatilità sui temi dell’energia, abbiamo necessità di mettere in campo delle strategie di breve ma anche di medio e lungo termine. Purtroppo il Paese è stato abituato ad affrontare le emergenze tamponando ma mai programmando: il rigassificatore di Gioia Tauro va proprio in quella direzione. Non c’è più tempo da perdere il Governo deve assumere la scelta del rigassificatore di Gioia Tauro come infrastruttura strategica del Paese. E deve farlo al più presto”. Lo ha detto il Presidente Carlo Bonomi a Catanzaro dove ha partecipato assieme al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e al presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, al Comitato regionale di presidenza dell’associazione degli industriali calabresi. “E quando si parla di queste cose – ha aggiunto Bonomi – si parla di sicurezza nazionale, un tema che non riguarda solo questa regione ma tutta l’Italia.

Il Porto di Gioia Tauro è un grande patrimonio da sfruttare, un’opportunità che è di tutto il Paese. Penso ad un grande bond di territorio dove tutte le imprese calabresi iscritte a Confindustria si facciano avanti chiamando il sistema finanziario per lo sviluppo. Al pubblico possiamo chiedere di semplificare i processi amministrativi, di abbattere la burocrazia ma dobbiamo essere i primi noi a credere in quello che chiediamo.”, ha detto il Presidente di Confindustria. “Gli imprenditori ci sono, abbiamo degli ottimi amministratori, bisogna mettersi insieme, pubblico e privato, perche’ da soli non va da nessuna parte: dobbiamo fidarci, fare un grande patto, e costruire un grande Paese”, ha aggiunto.

 

GIOVANI, BRUGNOLI: FORMAZIONE È VERO ASCENSORE SOCIALE E GARANZIA DI OCCUPABILITÀ

“Dob­bia­mo far per­ce­pi­re a fa­mi­glie e ra­gaz­zi che più ci si for­ma e più si ha la pos­si­bi­li­tà di ac­cre­sce­re la pro­pria oc­cu­pa­bi­li­tà. E quin­di la for­ma­zio­ne è il vero ascen­so­re so­cia­le di que­sto mo­men­to. Per­ché le im­pre­se, an­che in una fase post pan­de­mi­ca e con un’e­co­no­mia di guer­ra, stan­no cer­can­do ta­len­ti for­ma­ti da scuo­le spe­cia­liz­za­te come gli Its o i lau­rea­ti STEM. Quin­di, l’oc­cu­pa­bi­li­tà pas­sa dal­la for­ma­zio­ne”. Così il Vicepre­si­den­te per il Ca­pi­ta­le Uma­no Gio­van­ni Bru­gno­li ha com­men­ta­to, su Ra­dio 1, il calo del­le iscri­zio­ni uni­ver­si­ta­rie nel pe­rio­do post-co­vid e i ri­fles­si sul mon­do del la­vo­ro.

“La for­ma­zio­ne è un in­ve­sti­men­to ver­so il fu­tu­ro dei gio­va­ni, del­le im­pre­se e del Pae­se – ha con­ti­nua­to Bru­gno­li. L’o­rien­ta­men­to deve par­ti­re già dal­le scuo­le me­die per far ca­pi­re ai ra­gaz­zi qua­li pos­so­no es­se­re i loro fu­tu­ri per­cor­si sco­la­sti­ci, per non tro­var­si nel­l’ul­ti­mo mi­glio sen­za aver in­ter­cet­ta­to le rea­li op­por­tu­ni­tà. Le im­pre­se sono al fian­co del­le scuo­le e del­le uni­ver­si­tà per per­met­te­re ai ra­gaz­zi di tro­va­re la pro­pria stra­da. I gio­va­ni, dal can­to loro, de­vo­no es­se­re cu­rio­si del loro fu­tu­ro per­cor­so, fa­cen­do una scel­ta pon­de­ra­ta in base alle loro at­ti­tu­di­ni ed an­che sul­lo spac­ca­to so­cia­le ed eco­no­mi­co che può of­fri­re il ter­ri­to­rio”. In­fi­ne, il Vicepre­si­den­te Bru­gno­li ha lan­cia­to una pro­vo­ca­zio­ne: “per­ché non in­ve­stia­mo par­te del­le ri­sor­se de­sti­na­te al Red­di­to di cit­ta­di­nan­za per cal­mie­ra­re le ret­te uni­ver­si­ta­rie o ver­so una po­li­ti­ca at­ti­va di for­ma­zio­ne, che ga­ran­ti­reb­be una vera oc­cu­pa­bi­li­tà ai ra­gaz­zi? Se dob­bia­mo in­ve­sti­re del­le ri­sor­se sui gio­va­ni, in­ve­stia­mo­le per non la­scia­rli a casa, ma per far­li en­tra­re in un per­cor­so for­ma­ti­vo ade­gua­to a dar­gli uno ‘zai­no di com­pe­ten­ze’ che li ac­com­pa­gni per tut­ta la vita”.