I temi della settimana

MES, BONOMI: ITALIA HA GIÀ FIRMATO, SI UTILIZZINO I FONDI PER LA COMPETITIVITÀ EUROPEA
“Sul Meccanismo Europeo di Stabilità bisogna fare un po’ di chiarezza: il Mes l’Italia lo ha già firmato, impegnandosi per 125 miliardi e versandone già 14,3. Oggi, si sta discutendo sulla ratifica delle modifiche al suo regolamento. Se riteniamo che il fondo sia stato costituito prima degli choc  – materie prime ed energetici – e che non sia di interesse del Paese va bene, ma utilizziamo le risorse che abbiamo già versato e finanziato, per cui siamo già impegnati”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea di Confindustria Taranto.  “Oggi quel fondo impegna gli Stati membri per oltre 700 miliardi: potrebbero essere trasformati in un grande fondo di competitività per l’Europa, sarebbero un’importante leva, allora sì che avremmo a disposizione le risorse finanziarie – ha aggiunto Bonomi. Se il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vorrà discuterne e costruire con noi e con tutta l’Europa un fondo per la competitività europea – ha concluso – Confindustria c’è”.

BCE, BONOMI: POLITICA ANTI-INFLAZIONE NON PORTI ALLA RECESSIONE. QUADRO 2023 INCERTO MA NOSTRE PREVISIONI POSITIVE
“Bene le politiche anti-inflazione purché non ci portino in recessione. Su questo, è importante avere coscienza dei propri limiti”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso dell’Assemblea di Confindustria Taranto, sull’aumento di mezzo punto dei tassi di interesse deliberato dalla Bce. “Corretto – ha aggiunto Bonomi – è combattere l’inflazione, ma stiamo attenti a non andare in recessione. La nostra inflazione è diversa da quella degli Stati Uniti, perché è importata per il costo delle materie prime e dei costi energetici”.
Sulle aspettative di Confindustria per il 2023, il Presidente ha detto che “tutti sono d’accordo che quest’anno ci sarà un rallentamento dovuto a tante componenti. La stessa Cina ha vissuto grandi sconvolgimenti. Eravamo in un lockdown gravissimo, poi una ripresa fortissima e poi di nuovo un picco dei contagi che ha bloccato le produzioni. Anche altre incertezze sono rilevanti nelle nostre considerazioni, come l’andamento dei prezzi energetici, ma nonostante questo quadro le nostre previsioni sono positive. Ci attende un periodo molto importante, di scelte difficili, ma positivo e i dati recenti l’hanno confermato”.

EX ILVA, BONOMI: SERVONO INVESTIMENTI E CERTEZZA DEL DIRITTO. NAZIONALIZZARE NON È IL PERCORSO
“Non credo che la nazionalizzazione dell’Ex Ilva sia il percorso da intraprendere: l’acciaio di Stato ce lo ricordiamo tutti, ci è costato miliardi di lire all’epoca e con grandi fallimenti. Si devono porre in essere le condizioni per il rilancio basato su un piano industriale serio, che preveda investimenti di medio e lungo termine”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a margine dell’assemblea di Confindustria Taranto. “È un nodo molto complesso che trae origine dal sequestro del 2012, da lì ci sono stati una serie di provvedimenti che ci hanno portato alla situazione in cui ci troviamo oggi: non c’è una soluzione, ci sono dei passaggi importanti tra cui quello fondamentale di finanziare l’indotto e fare investimenti. Finora è stato preso un primo provvedimento per consentire di pagare le aziende che forniscono energia, però non basta, è solo l’inizio: dobbiamo garantire il pagamento anche dei piccoli e medi imprenditori dell’indotto che si trovano in grossa difficoltà – ha aggiunto il Presidente. Abbiamo bisogno di un polo produttivo dell’acciaio e per far questo va fatto il ‘revamping’ di AFO5 e far funzionare al meglio gli impianti che ci sono: è una transizione che richiederà 10-12 anni. Senza investimenti è impossibile pensare di arrivare ai 6 milioni di tonnellate previsti dal piano a tappe”. Per far questo, secondo Bonomi “bisogna risolvere le situazioni più ‘ingarbugliate’: quelle giuridiche e finanziarie, gli allarmi per gli occupati, gli effetti ambientali anche sulla popolazione, le prospettive di produzione sempre in decrescimento e l’impatto devastante sulle aziende dell’indotto locale e dei loro dipendenti”.

APPALTI, MARIOTTI: CODICE DA RINVIARE DI UN ANNO. EVITARE RALLENTAMENTI PNRR

“Serve una legislazione ad hoc per appalti e servizi”. Così Francesca Mariotti, Direttore Generale Confindustria, in audizione davanti alla Commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera sul disegno di legge del nuovo Codice Appalti. “La strategia di policy del Codice deve essere basata su azioni efficaci, tempi certi di attuazione ed interventi incisivi per dare impulso agli investimenti, compresi quelli del Pnrr. Il testo è strutturato in modo chiaro e leggibile. Bene che contenga molte norme autoesecutive, senza rinvii ad altri testi di legge”. Per Confindustria, il nuovo documento “dovrebbe contenere un quadro di riferimento grazie al quale tutti gli attori economici possano sostenere la transizione digitale, economica e sostenibile. E, visto l’impatto, l’entrata in vigore della legge, prevista il 31 marzo, dovrebbe essere spostata di un anno. Una vacatio legis di 12 mesi, opportunamente negoziata con le istituzioni Ue, consentirebbe a tutti gli operatori di acquisire dimestichezza e conoscenza delle novità, una misura di buon senso per evitare che uno shock regolatorio possa ritardare o bloccare le opere”. Questo è uno dei 4 focus evidenziati. Gli altri riguardano: la necessità che le stazioni appaltanti e gli operatori economici possano disporre di un sistema di norme completo e di immediata attuazione; l’auspicio che si preveda un periodo congruo di stabilità del quadro normativo degli appalti; di segnare e attuare un vero modello di Governance del Codice Appalti che sia in grado di effettuare una costante ricognizione sullo stato di attuazione delle norme e sulle eventuali difficoltà che potranno riscontrare le stazioni appaltanti nella fase di applicazione, è essenziale anche per proporre soluzioni correttive e di miglioramento”. Confindustria, poi, ha espresso giudizio negativo sull’innalzamento stabile delle soglie per l’affidamento diretto a 140 mila euro per servizi e forniture, la soglia andrebbe portata a 80 mila. Inoltre, ha evidenziato Mariotti, “appare disattesa una legislazione ad hoc per gli appalti di servizi, necessaria perché i contratti pubblici riferiti a servizi e forniture hanno una propria specificità”.

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