Gli applicativi sono centrali in ogni ambito gestionale e di business eppure restano i “grandi incompresi” nel segmento delle Pmi. Non tutte, però: il comparto è più che florido, come certifica l’Nsa Economy Ranking
I software e gli applicativi digitali da qualche decennio sono strumenti che semplificano la vita di aziende e utenti. Ormai indispensabili in qualunque comparto, sono un asset immateriale strategico per le imprese. Lo conferma Roberto Gattinoni, Ceo & Head of R&D della Softeam di Lecco, tra le aziende virtuose classificate dall’Nsa Economy Ranking, spiega: «Pensando al settore manifatturiero – il segmento di mercato che conosciamo meglio – oggi siamo entrati pienamente nell’era di Industria 5.0: la massima espressione della connessione tra uomo e macchina. È diventato sempre più difficile trovare sul mercato le giuste competenze per agevolare un percorso di digitalizzazione di fabbrica e la tecnologia può offrire gli strumenti per aiutare l’azienda ad essere maggiormente sostenibile in termini ambientali, grazie all’efficientamento dei consumi. Ma anche per semplificare e migliorare le condizioni di lavoro. Pensiamo a tutta quella operatività ripetitiva e faticosa che può essere eliminata grazie all’ausilio di robot intelligenti o di robotica collaborativa».
Il software tra una decina d’anni? «Molto difficile fare una previsione così a lungo termine – afferma Gatinoni – Oggi giorno entrano sul mercato nuovi linguaggi e nuove piattaforme di sviluppo, e altrettante vengono dismesse o sostituite nel giro di pochissimo tempo. Un’azienda che produce software deve essere allineata alle tecnologie emergenti, restando però focalizzata sui propri obiettivi perché, di fatto, la tecnologia è solo un mezzo. Vedo nell’Intelligenza Artificiale, soprattutto in quella generativa, uno strumento sempre più pervasivo dalla vita privata a quella lavorativa. Perciò sarà importante offrire soluzioni che possano potenziare e semplificare la vita delle persone, con un occhio attento alla privacy del dato. Serviranno prodotti solidi dal punto di vista architetturale, ma importante sarà rendere consapevoli gli utenti».
Software e mercato
In Italia ci sono più di 50 mila imprese che producono software e coinvolgono circa 150 mila addetti. Addetti aumentati di oltre il 60 % negli ultimi 20 anni, ad un ritmo molto superiore al resto dell’economia. Il comparto, secondo AssoSoftware, ha registrato nel 2022 un fatturato totale di circa 56 miliardi di euro (erano 51 nel 2021) e svolge un ruolo di traino per lo sviluppo economico del Paese, grazie alla pervasività delle soluzioni tecnologiche e della loro capacità di creare valore attraverso una rivisitazione intelligente di attività e processi.
Scenari futuri? Da Assosoftware lanciano un appello: «In Italia il livello di adozione di software gestionali integrati da parte delle Pmi resta ancora molto basso, circa il 30%, percentuale che si riduce ulteriormente se si considerano anche le microimprese. Anche la percentuale di addetti Ict è inferiore rispetto alla media europea. Tutto ciò nonostante l’adozione di sistemi software da parte delle aziende porti vantaggi in termini di produttività e risparmio».
Secondo una recente ricerca condotta da AssoSoftware con Luiss DataLab e Centro Studi Confindustria, ipotizzando un aumento del 20% della domanda finale di software (investimenti, esportazioni, consumi delle famiglie), equivalente ad un incremento di 5,773 miliardi di euro, si calcola che il mercato potrebbe portare a 9,6 miliardi di maggiore produzione domestica, 4,8 miliardi di maggiore valore aggiunto e 67 mila nuovi occupati. «Per completare le transazioni digitale e green – sottolinea il presidente AssoSoftware, Pierfrancesco Angeleri – è fondamentale rinnovare il Piano “Transizione 4.0”, rendendolo più accessibile alle piccole e medie imprese e allargando gli incentivi ai beni immateriali, come il software».