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Fatturazione Elettronica: avanti tutta! Insieme ai commercialisti.
Di Bonfiglio Mariotti
La Fatturazione Elettronica B2b sta muovendo i suoi primi passi. Nelle intenzioni e nei programmi dell’Europa essa è un elemento cardine su cui incentrare lo sviluppo di un Mercato Unico digitale e stimolare una vera innovazione dei processi aziendali e di relazione tra le imprese. Per la realtà italiana, ne siamo convinti, è il momento di schiacciare l’acceleratore per stringere i tempi e per imprimere un’andatura più decisa e determinata all’indispensabile processo di modernizzazione del nostro Paese.
I provvedimenti di legge emanati in questi ultimi due anni, a partire dal 127 fino al 193, pur tra elementi a volte contraddittori, indicano una strada percorribile: si tratta ora di valorizzare gli aspetti positivi – e uno di questi è l’opzione prevista dal 127, alla quale ho scelto di aderire con la mia azienda Bluenext – e mettere in campo una reale e fattiva collaborazione tra pubblico e privato, un’alleanza che, nel rispetto dei rispettivi ruoli, veda Istituzioni, Software house e intermediari impegnati sullo stesso fronte.
In questa prospettiva è importante il coinvolgimento dei commercialisti che possono e devono avere il ruolo di facilitatori del processo FE ed essere co-protagonisti insieme alle software house del successo della digitalizzazione.
Che la Fatturazione Elettronica sia il primo tassello della digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine è evidente a tutti gli addetti ai lavori ma serve di più per far crescere consapevolezza e decisione nelle imprese: non solo regole chiare e non contraddittorie, non solo stimoli e incentivi decisi e concreti, non solo un Pubblico che abbia un ruolo di garante e che non entri in gara in un mercato in cui l’iniziativa privata è già in grado di offrire una ampia gamma di soluzioni applicative integrate.
A partire dalla consapevolezza del ruolo imprescindibile che le software house svolgono nel rendere possibile l’integrazione della Fattura Elettronica nei processi aziendali delle imprese loro clienti che utilizzano quotidianamente gli applicativi gestionali, AssoSoftware intende giocare una carta vincente: lo Standard AssoSoftware per l’automazione del ciclo passivo.
Come vedrete nell’articolo a fianco, abbiamo attivato un tavolo di lavoro che ha l’obiettivo di mettere a disposizione delle imprese, clienti e fornitori, una codifica condivisa tra tutte le software house – quindi disponibile nei loro applicativi – da inserire all’interno del tracciato B2b della fattura elettronica per rappresentare compiutamente tutte quelle informazioni aggiuntive che sono presenti nelle fatture e che ne permettono la registrazione automatica ai fini gestionali, contabili e IVA. Un vantaggio in più che prima non c’era. L’adesione al protocollo di intesa da parte delle principali software house associate è un segnale forte della bontà e dell’utilità di questa iniziativa.
Questo è un esempio lampante di cosa intendiamo per collaborazione tra pubblico e privato. Allo stesso modo sono in atto forme di collaborazione tra i diversi produttori di software che favoriscono la diffusione della Fatture Elettroniche attraverso la creazione di Hub che ne abilitano lo scambio tra le imprese. È il caso di Software Hub (si veda l’articolo in seconda pagina), la piattaforma che AssoSoftware mette a disposizione delle software house associate per gestire, in modo integrato e trasparente con le rispettive soluzioni gestionali, l’intero ciclo dell’ordine a partire dalla trasmissione delle FE.
Solo mettendo a fattor comune le esperienze, le competenze e condividendo la vision e i criteri di governance, si possono raggiungere, con la velocità che le trasformazioni continue del mondo d’oggi impone, dei risultati tangibili e in linea con le aspettative di crescita economica del nostro Paese.
AL VIA LO STANDARD ASSOSOFTWARE PER AUTOMATIZZARE LA FE
Sottoscritto il protocollo di intesa tra le principali software house
300.000 imprese già interoperabili
Digitalizzare le informazioni e trasmetterle in un formato elaborabile apre nuove possibilità al trattamento dei dati; tutto dipende dalla capacità di interpretare correttamente il significato di quanto è contenuto nella fattura elettronica. Se un fornitore invia a un cliente una fattura elettronica in cui è presente un prodotto codificato secondo uno standard non dichiarato, sarà impossibile per il cliente elaborare correttamente quel prodotto e abbinarlo alla propria codifica interna; idem per quanto riguarda i codici IVA o di consegna. Non basta un tracciato unico per il trasporto delle informazioni per automatizzarne l’elaborazione, servono delle convenzioni di codifica condivise tra tutti i soggetti che trattano le informazioni. Da queste premesse è nato il tavolo di lavoro di Assosoftware per la creazione di uno Standard di codifica condiviso tra tutte le software house da inserire all’interno del tracciato B2b della FE. Il 22 febbraio 2017 il Consiglio direttivo dell’Associazione ha approvato il Protocollo d’intesa per adottare lo Standard cui hanno già aderito i principali produttori di software gestionale. L’idea di fondo è quella di definire una serie di informazioni aggiuntive, rispetto a quelle già presenti nel tracciato Fattura B2b dell’AdE, da inserire nel corpo della fattura quale “arricchimento” del contenuto base. Queste informazioni faranno riferimento a tabelle condivise tra tutte le software house per garantire la perfetta integrazione dei dati all’interno dei sistemi gestionali. Così potrà essere automatizzata la registrazione della fattura di acquisto ai fini gestionali, contabili e IVA. È il primo passo verso uno Standard per gli altri documenti del ciclo dell’ordine per rendere totalmente integrato l’interscambio di informazioni tra le aziende. Il gruppo di lavoro procede molto celermente e a breve sarà pubblicata la versione 1.0 dello standard AssoSoftware. Ci auguriamo che tutte le software house, associate e non, possano adottare lo standard e trarne beneficio per se stesse e per i propri clienti.
LA GOVERNANCE DEI PROCESSI HA BISOGNO DI INTEGRAZIONE
Hub e piattaforme semplificano la relazione tra Clienti e Fornitori e favoriscono nuovi servizi
I software gestionali delle imprese, nel tempo, si sono sempre più evoluti anche nell’interscambio delle informazioni da e verso l’esterno, dall’integrazione della posta elettronica, ai sistemi di postalizzazione cartacea, all’integrazione con le funzioni di home banking, etc. Rimane ancora irrisolto il problema della condivisione delle informazioni tra mittente e destinatario, quello che in gergo tecnico si chiama “collaboration”, per la quale la soluzione non può che essere dedicata ed esterna all’applicativo gestionale dell’impresa. Su questa idea di processo, denominata “modello collaborativo” sono sorti i cosiddetti “Hub”. Si tratta di piattaforme informatiche in Cloud che si occupano della trasmissione dei documenti tra clienti e fornitori e della condivisione degli stessi per innescare nuovi servizi: dalla gestione della disputa e del processo autorizzativo, alle soluzioni di pagamento e di finanziamento, fino a giungere alla conservazione digitale dei documenti.
L’elemento fondamentale è che la soluzione sia facilmente fruibile dall’utilizzatore, meglio se integrata con il proprio sistema gestionale in modo che non si interrompa il processo all’interno dell’azienda e che l’operatore sia guidato dal gestionale nell’uso della piattaforma. Dal punto di vista commerciale si stanno affermando modelli “pay per use” dove l’azienda sceglie quali servizi utilizzare e paga solamente ciò che veramente “consuma”.
La criticità della soluzione “Hub” è legata alla dimensione della comunità che utilizza la piattaforma: è evidente che i vantaggi aumentano con il crescere del numero degli utilizzatori e con la necessità di dialogare anche verso l’esterno, con altri Hub italiani e internazionali. Su questo punto sarà opportuna una riflessione sul governo della rete fatta di nodi nazionali e esteri. Alcune esperienze in tal senso sono già state fatte nell’ambito pubblico e stanno dando buoni risultati (si veda ad esempio il modello Peppol, Pan European Pubblic Procurement Online, www.peppol.eu).
Il caso dell’HUB Assosoftware con Software Hub System
Una piattaforma integrata per la Fattura Elettronica al servizio delle software house
Nel 2014 su iniziativa di Assosoftware e grazie al finanziamento di alcuni aziende associate nasce Software Hub System Srl, una società costituita per fornire servizi di fatturazione elettronica e trasmissione digitale dei documenti ai produttori di software. L’idea da cui partì il progetto era far dialogare le imprese tramite i loro produttori di software a prescindere dall’applicativo utilizzato tramite una piattaforma centralizzata perfettamente integrata nei sistemi gestionali. L’Hub centralizzato, grazie all’adozione di standard (si veda l’articolo in prima pagina) e a una gamma di servizi documentali messi a disposizione dal partner informatico SIA Group (leader europeo nella gestione di infrastrutture e servizi tecnologici per Istituzioni Finanziarie e PA), permette oggi una perfetta interoperabilità tra i vari sistemi gestionali riducendo le attività manuali e favorendo automatismi. I servizi offerti da Software Hub, a partire dalla trasmissione delle fatture, arrivando poi alla gestione incassi e pagamenti, alla firma elettronica e alla conservazione digitale, possono essere completamente incorporati all’interno del software gestionale tramite la cooperazione applicativa, eliminando barriere e inutili passaggi, diventando parte integrante del sistema aziendale. La missione di Software Hub è far aumentare la competitività dei produttori di software, in particolare delle piccole e medie imprese, offrendo loro servizi e funzionalità, con diversi modelli di integrazione, che possono completare l’offerta rivolta alla propria clientela.
“Il nostro braccio operativo al servizio del digitale”
Giuseppe Buono* traccia un bilancio sul ruolo dell’AE nei processi di dematerializzazione in corso
*Direttore Tecnologie e Innovazione dell’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate sta investendo molto sulla Fatturazione Elettronica sia dal punto di vista normativo sia in termini di strumenti e servizi per le imprese: qual è l’aspettativa e quali sono gli obiettivi che si pone l’Amministrazione pubblica?
Sì, l’Italia è tra gli Stati membri che più si sono impegnati per favorire il passaggio alla fatturazione elettronica in Europa e, conseguentemente, l’Agenzia delle Entrate è stata coinvolta in prima linea, fin dall’inizio, per rendere operative le numerose
innovazioni che hanno scandito gli ultimi due anni: dall’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la Pa; alla possibilità di utilizzare il Sistema di Interscambio (SdI) in uso per le fatture Pa anche per le fatture tra privati; alla messa a disposizione gratuita della procedura per generare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche. Siamo convinti che la fatturazione elettronica Pa e, in una prospettiva sempre più ampia, B2b, rappresenti una formidabile occasione nell’ottica della digitalizzazione dei processi amministrativi. Il che, con parole più concrete, significa: risparmi considerevoli dei costi legati a carta, stampa, spedizione e archiviazione e, naturalmente, una gestione più rapida ed efficiente delle fatture, con una conseguente riduzione di errori e relativi oneri. L’e-invoicing rappresenta, non a caso, uno strumento essenziale all’interno dell’Agenda Digitale Europea per innovare il mondo delle imprese. Restringendo il campo alla fatturazione b2b, i
vantaggi, sia per le imprese, sia per l’Amministrazione, sono evidenti. Da una parte, infatti, il contribuente che sceglie di esercitare l’opzione prevista dal Dlgs n. 127/2015 potrà utilizzare il Sistema di Interscambio per scambiare le fatture elettroniche con i propri clienti, assicurandosi i benefici previsti; dall’altra l’Agenzia delle Entrate acquisirà automaticamente
i dati. Il tutto nel segno di una sempre maggiore semplificazione e trasparenza nel rapporto Fisco-contribuenti.
La creazione di strumenti software e servizi gratuiti di fatturazione e conservazione può essere intesa come una sovrapposizione con il mercato, qual è il suo punto di vista in merito?
Non è in quest’ottica che ci siamo adoperati nel momento in cui abbiamo sviluppato con Sogei e messo a disposizione gratuitamente i nostri servizi, come richiesto esplicitamente dal Dlgs n. 127/2015. Piuttosto il nostro impegno va letto
come un tentativo, peraltro stando ai primi dati abbastanza riuscito, di mettere quante più operatori economici nelle condizioni di conoscere la fatturazione elettronica e di apprezzarne i vantaggi. Senza un’offerta di prodotti “base” gratuiti, infatti, microimprese e piccoli professionisti sarebbero rimasti fuori o si sarebbero avvicinati a questa grande innovazione con più difficoltà, per evitare di sostenere oneri e di incidere sui costi di business.
Non solo, gli operatori che sono passati o passeranno all’e-fattura saranno pronti ad adeguarsi alle regole comunitarie in tema di fatturazione elettronica negli appalti pubblici. Per questi soggetti, i nostri servizi possono essere pertanto un incentivo alla digitalizzazione del processo di fatturazione, che è una parte dei propri processi gestionali, rappresentando quindi nei fatti un stimolo complementare all’offerta di mercato e non una sovrapposizione con esso.
Infine, l’offerta dell’Agenzia si inserisce in un percorso, intrapreso da tempo, con cui puntiamo a una sempre maggiore
Digitalizzazione dei processi: attraverso una sempre maggiore adozione del digitale intendiamo potenziare e innovare il dialogo collaborativo con il contribuente, grazie a una avanzata capacità di elaborazione e analisi dei dati e all’integrazione digitale di processi e servizi con altri attori della Pa e del mercato. Si tratta di argomenti di innovazione su cui lavoriamo e
intendiamo lavorare alla stregua di tutte le Agenzie fiscali dei Paesi più avanzati, al servizio dei cittadini e del Paese.
Come sta andando il servizio SDI in questi primi mesi di servizio B2b? Quali sono i volumi? C’è interesse per quanto riguarda l’adesione all’opzione del Dlgs 127/2015?
Il Sistema di Interscambio, cioè la piattaforma già in uso per la fatturazione elettronica verso le Pubbliche amministrazioni,
è stato aperto anche alle fatture elettroniche tra privati il 9 gennaio 2017. Quindi è ancora presto per poter valutare i numeri delle fatture di questo tipo, che andranno peraltro ad affiancarsi ai volumi delle fatture elettroniche veicolate verso la Pa. Possiamo invece già fare un primo bilancio relativamente all’interfaccia “Fatture e Corrispettivi”, il servizio gratuito di generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche che l’Agenzia delle Entrate ha messo gratuitamente a disposizione degli operatori economici dal 1° luglio 2016, attuando le previsioni del decreto legislativo 127 del 2015. Ebbene, nei primi sei mesi di esercizio, il servizio è stato utile a circa 7mila utenti attivi, mentre sono 40mila le fatture gestite: numeri certamente non di massa, che confermano la nostra visione e l’infondatezza di timori di eventuale “competizione” con il mercato, anche considerando che il servizio è pensato appunto per essere semplice, fruibile ma elementare. Per quanto riguarda “l’appeal” dell’opzione stiamo riscontrando un certo interesse da parte di imprese, artigiani e professionisti: chi sceglierà di aderire beneficerà, per 5 anni, di alcune agevolazioni significative,
come rimborsi prioritari e riduzione di un anno rispetto ai termini previsti per l’accertamento. Per quanto riguarda i volumi, siamo in attesa di conoscere i dati che arriveranno dopo il 31 marzo 2017, termine ultimo per effettuare la scelta per quest’anno. Quanto alla fatturazione Pa, posso dirle che, dall’avvio del servizio, nel giugno 2014, le fatture scambiate elettronicamente sono giunte a 56 milioni, con una crescita esponenziale che vede interessati in prima fila ben 23 mila amministrazioni e 895 mila fornitori.
Con l’avvento del DL 193/2016 che ha inserito l’obbligo dell’invio dati fatture si sono in parte depotenziati gli incentivi precedentemente previsti dal Dlgs 127/2015: dal suo punto di vista cosa servirebbe per dare nuovo appeal alla FE?
Posso dare il punto di vista tecnologico ed operativo: l’obbligo dell’invio dei dati fatture dovrebbe incentivare l’adozione di servizi, quale quello della fatturazione B2b del Sistema di Interscambio, che consentono, digitalizzando il processo di fatturazione elettronica, di evitare ulteriori adempimenti verso l’Amministrazione finanziaria oltre a quello del “business moment” tra cliente e fornitore. Inoltre, mi sembra che non sia sufficientemente valorizzato un elemento fondamentale: l’adeguamento dello standard FatturaPA anche alla fatturazione tra privati: l’esistenza e l’affermarsi di uno standard, nel quale la fattura è un oggetto digitale fatto di dati strutturati manipolabili automaticamente da sistemi informatici, è un fatto straordinariamente positivo, che potrebbe innescare processi virtuosi di adozione del sistema non solo per la coincidenza con lo standard già obbligatorio per la PA, ma anche per convenienza nel rapporto tra fornitori e clienti, in particolare per i casi di ecosistemi di grandi clienti con una molteplicità di fornitori, analogamente a quanto fatto dallo Stato per tutta la PA. Il legislatore e l’amministrazione finanziaria hanno fatto a mio parere un passo fondamentale in questa direzione con il sistema di incentivi e i vantaggi operativi offerti dal servizio di fatturazione elettronica dell’Agenzia, ma anche il mercato è chiamato da una parte ad aumentare la propria offerta di servizi digitali di fatturazione (anche integrati con altri servizi), dall’altra a creare nuovi sistemi di relazioni di business “digital only” per la fatturazione secondo lo standard FatturaPA, stimolando il progressivo adeguamento di un numero sempre crescente di aziende e professionisti.
I numeri della Fatturazione Elettronica in Italia
Crescono i volumi ma servono scelte chiare e forti incentivi per vincere la sfida digitale
di Irene Facchinetti, Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano
Secondo l’auspicio della Commissione Europea, entro il 2020 la principale modalità di fatturazione all’interno dell’Unione Europea dovrebbe essere quella elettronica. L’Italia ha raccolto con decisione la sfida di un Mercato Unico Digitale Europeo, attraverso un intervento coraggioso del Legislatore che, dal 31 marzo 2015, l’ha resa obbligatoria verso tutta la PA e, che oggi, prova a incentivarla nel mondo privato, mettendo a disposizione gli strumenti già imposti nella relazione con la PA.
In Italia, nel 2015, il volume di fatture elettroniche scambiate tra le organizzazioni ammonta al 6%, su un totale annuo di 1,3 miliardi secondo le stime dell’Osservatorio. Parliamo di circa 55 Milioni di fatture elettroniche scambiate tra imprese attraverso sistemi EDI e Portali B2b, cui se ne aggiungono 22 Milioni veicolate dalle imprese a PA clienti attraverso lo SdI.
Un totale di circa 100.000 imprese, corrispondenti al 43% delle Grandi imprese e al 24% delle PMI che nel 2015 hanno scambiato, con i propri clienti e fornitori, fatture in formato elettronico strutturato. Sono, invece, 900.000 le imprese – di ogni settore e dimensione – che, a quasi due anni dall’introduzione dell’obbligo, hanno trasmesso fatture elettroniche a Pubbliche Amministrazioni.
Anche le micro imprese e le imprese unipersonali hanno, finalmente, iniziato a utilizzare strumenti di Fatturazione Elettronica, prima “riservati” prevalentemente a realtà più strutturate. Un primo “approccio al Digitale” promosso dal Legislatore nel contesto economico italiano, costituito da oltre 5 milioni di imprese di cui oltre il 95% sono imprese individuali e micro imprese (e solo per il rimanente 5% da PMI e grandi realtà), è un risultato importante.
La sfida europea è stata raccolta, ma è ancora ben lontana dall’essere vinta, con i tassi di penetrazione attuali e una “debole” consapevolezza tra le imprese italiane: è fondamentale proseguire sul percorso, forse ancora oggi “solamente” tracciato.
La maggior parte delle imprese, probabilmente, ha iniziato a utilizzare questo tipo di soluzioni in modo poco “consapevole” e convinto, percependo più un costo da sostenere che un beneficio nell’ottica di attivazione di un percorso di trasformazione digitale. Se non si è verificato ancora l’innesco auspicato, è stato almeno impostato un “primo dialogo” tra un numero significativo di organizzazioni, gettando le basi per sviluppare progetti di innovazione digitale. Oggi, infatti, chi sa emettere una fattura elettronica verso la PA sa emettere un documento in formato elettronico strutturato verso un cliente che lo sa ricevere, integrare e registrare automaticamente nei propri sistemi.
A partire dal primo gennaio 2017 è offerta alle imprese la possibilità di servirsi del Sistema di Interscambio (SdI) per la trasmissione delle proprie fatture anche in ambito privato. Un “nuovo” strumento per fare FE B2b si aggiunge, quindi, al ventaglio di alternative tra le quali le imprese già potevano scegliere: a favore, soprattutto, di tutte quelle (piccole e micro) imprese che non si erano ancora rivolte al mercato per una risposta alle proprie esigenze o, più semplicemente, non avevano ancora valutato l’opportunità di affrontare un proprio percorso di innovazione digitale.
La scelta, da parte di un contribuente, di inviare e ricevere le proprie fatture tramite lo SdI, comporta anche la possibilità di assolvere automaticamente l’obbligo di trasmissione dei dati delle fatture (di vendita e di acquisto), introdotto dal DL n. 193 del 22 ottobre 2016. La FE B2b è, infatti, uno degli strumenti che il Legislatore ha previsto (già nel Dlgs n.127 2015) per il piano di miglioramento e di semplificazione del rapporto tra i contribuenti e l’Amministrazione Finanziaria. Se nelle intenzioni del Legislatore voleva esserci, oltre al contrasto all’evasione fiscale, anche un incoraggiamento all’adozione della FE tra le imprese, tale incoraggiamento è risultato “debole” e poco percepito. In risposta, infatti, è stata avanzata di frequente la proposta di un intervento “forte” (come l’introduzione di un obbligo) da parte del Legislatore per estendere la diffusione della FE nel mondo privato.
Una norma incentivante può essere certo d’aiuto. In termini di diffusione, una prova di efficacia in tal senso è l’esperienza della FE verso la PA. Se all’aumento del numero di utilizzatori si vuole però affiancare una pervasiva consapevolezza del valore di un ricorso deciso al Digitale come acceleratore della propria efficacia nel “fare impresa”, allora il discorso cambia. Sta qui alle singole organizzazioni la responsabilità di scegliere: decidere di cavalcare o meno questa ineludibile onda di cambiamento.
Uno sguardo all’Europa: che ne sarà dello standard FatturaPA?
L’evoluzione dello standard dalla Core Invoice alla sintassi unica
Come è noto l’adozione della fattura elettronica nei vari Paesi della UE è molto diversa, con percentuali significative negli stati nordici che vanno via via scemando man mano che si arriva al Mediterraneo. Ciononostante l’individuazione di norme e standard sull’uso della fattura elettronica è da molti anni nell’Agenda di Enti e Commissioni europee. Gli interessi in gioco sono molteplici e diversificati tra Telecom, Banking, PA e Imprese; questo ha rallentato un percorso di normazione che pur tuttavia, secondo lo stile comunitario, procede a tappe forzate e che porterà primo o poi a un obbligo di adozione della fattura elettronica a livello Europeo.
Per il momento si può considerare un risultato unico e importante essere oramai giunti (voto della Commissione previsto per marzo 2017) alla definizione di uno standard semantico della fattura elettronica (Semantic Core Invoice): in pratica una sorta di vocabolario delle informazioni che devono obbligatoriamente essere presenti nelle fatture scambiate all’interno della CEE. Oltre a questo la UE si è spinta oltre, individuando anche un elenco di sintassi che dovranno essere obbligatoriamente supportate dai Governi e dalla PA Europee, si tratta di UN/CEFACT CII e OASIS UBL 2.1 Invoice, due tracciati in formato XML molto diffusi; anche in questo caso l’approvazione è imminente (prevista per metà 2017). Dalla data di pubblicazione definitiva della UE, i singoli Stati avranno 18 mesi per adeguarsi. La domanda allora viene spontanea: che ne sarà del formato fatturaPA e della sua recente estensione anche al B2b? Come detto lo standard europeo di tracciato è per il momento limitato al solo scambio verso Pubbliche Amministrazioni della UE e non tocca il B2b, inoltre nel mercato interno al singolo Paese possono coesistere altri standard, conseguentemente FatturaPA potrebbe rimanere anche ben oltre il 2019. Lo scenario della Fattura Elettronica in Italia per i prossimi 5 anni prevederà quindi presumibilmente ancora un uso diffuso del tracciato FatturaPA con un’eventuale traduzione dello stesso in una delle due sintassi viste sopra qualora il destinatario sia una PA Estera, mentre nel lungo termine ci sarà un graduale adeguamento dei sistemi verso l’unico modello unico europeo.