AssoSoftware24 Dicembre 2020

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AL FISCO E AL PAESE SERVE UNA RIVOLUZIONE DIGITALE VERA. È ORA DI DIRE BASTA AI PROVVEDIMENTI DI FACCIATA

 

Necessario assicurare l’interoperabilità con il mondo delle imprese e degli intermediari.

Di Bonfiglio Mariotti, Presidente AssoSoftware e Chairman Bluenext

 

Nel 2019 l’indice di produttività nel lavoro a -0,4% e quello della produttività del capitale -0,8% sull’anno precedente, sono i dati ISTAT. Una grande parte di questo fenomeno, che rispetto all’intera Europa e al resto del mondo ci penalizza non poco, è dovuta allo scarso influsso che il digitale ha all’interno dei processi aziendali e della PA: anche in questo caso siamo ultimi o penultimi in Europa per gli indici di digitalizzazione. Molti provvedimenti di facciata, dedicati ai singoli che sanno tanto di “electorally correct”, ma poco o nulla per aiutare le imprese e i professionisti che ne curano tutti gli aspetti amministrativi. Di digitalizzazione e semplificazione si discute oramai da tanti anni: è giunto il momento di passare ai fatti. È ormai evidente che si tratta di due leve per traghettare il nostro Paese dal sistema ormai obsoleto fondato su manualità e presenza, a un sistema digitale interconnesso, che sfrutti i vantaggi dell’automazione e dei flussi informativi integrati. In uno scenario realmente digitale, con regole chiare e semplici diventa possibile avere servizi efficienti, assicurare trasparenza e includere ogni fascia della popolazione. È, tuttavia, un obiettivo doveroso e ambizioso che, se non realizzato a dovere, invece di semplificare processi e operazioni e migliorare l’interrelazione tra cittadini, imprese, intermediari e Stato, rischia di complicare la vita a tutti gli attori coinvolti. Un esempio eclatante i cui effetti non sembrano molto chiari al legislatore o all’Amministrazione Finanziaria, come all’Agenzia delle Entrate o all’INPS: SPID, il sistema di autenticazione digitale è pensato per la persona singola, non per le imprese né, tantomeno, per quei soggetti professionali che intermediano il rapporto fra imprese e cittadini con lo Stato. Dal prossimo anno, quando entrerà in vigore l’obbligo di usare lo SPID per autenticare l’invio telematico di dichiarazioni mensili o richieste massive dai cassetti fiscali o previdenziali o, ancora, dai vari portali come Fatture e Corrispettivi, ogni flusso automatizzato verrà interrotto dalla richiesta del codice di autenticazione in real time. L’emergenza degli ultimi mesi ha messo a dura prova tanto le Pubbliche Amministrazioni quanto le imprese e i singoli cittadini, ma ha anche dimostrato come l’Italia sia in grado di fronteggiare momenti drammatici rimboccandosi le maniche, adattandosi a nuove realtà facendo ricorso non solo alla buona volontà ma all’innovazione e all’uso intelligente della tecnologia. Nel primo lockdown il Paese, invece di andare in stallo completo, si è fermato solo per qualche settimana, ed è poi pian piano ripartito, seppur con variegate difficoltà, applicando nuove modalità che prima del blocco parevano impensabili e accelerando l’introduzione e l’utilizzo di strumenti precedentemente in fase di timida diffusione: Smart Working per migliaia di lavoratori, uso dei software in Cloud e dei pagamenti elettronici, documentazione al 100% digitale, riunioni in videoconferenza, riassetti progettati e poi interamente realizzati “a distanza”. Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano quanto la semplificazione e la digitalizzazione siano un’esigenza tangibile. Ma sono anche un campanello d’allarme e una chiara manifestazione dei limiti dei sistemi e delle configurazioni finora in uso, che necessitano di uno switch mentale, oltre che di soluzioni tecniche e tecnologiche più avanzate e interoperabili, per diventare effettivamente efficaci e funzionali. Ed ecco la parola magica che sembra sconosciuta al Fisco come al legislatore o alla PA come chiusa in un parco protetto con lo sguardo rivolto all’interno e le spalle al mondo di fuori: interconnessione e interoperabilità con il mondo delle imprese e degli intermediari che le assistono, la visuale privilegiata verso chi consente all’Amministrazione di poter dialogare con 100.000 soggetti invece  di 40Milioni di utenti e di conseguenza l’utilizzo massiccio di Web Service per l’integrazione automatica e senza interruzioni con software gestionali usati dai soggetti già autenticati e professionali, come le imprese e gli intermediari: un flusso sicuro e continuo di informazioni bidirezionale. Possibile che l’esperienza fortunata dello SDI e della Fatturazione Elettronica non abbia insegnato nulla?

 

DIGITALIZZAZIONE: SÌ, MA COSA FARE?

Industria 4.0 deve essere trasformato in Impresa 4.0 con focus su servizi e software

di Roberto Bellini, Direttore generale AssoSoftware 

Nel dibattito quotidiano sull’utilizzo delle risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese con il Recovery Fund, una parola d’ordine ricorre regolarmente: “digitalizzazione”.

Considerando il ritardo da colmare rispetto agli altri Paesi – la Commissione Europea nella sua rilevazione periodica del livello di digitalizzazione ci pone 24esimi sui 27 componenti della UE – la questione di fondo riguarda le priorità e le misure più urgenti che devono essere attuate.

Su questo punto nel passato si sono dovute fare scelte specifiche anche perché i fondi erano limitati e la coperta, come si suol dire, era “corta”; ora, con i nuovi fondi UE post Covid, il ragionamento potrebbe essere più ampio e circostanziato, senza tuttavia esagerare nel perdersi in mille rivoli con interventi a pioggia e, quindi, inefficaci.

Partiamo da una considerazione ovvia ma di base.

Ci sono due principali aree sulle quali bisogna concentrarsi:

  • la prima comprende senza dubbio le infrastrutture fisiche sulle quali viaggiano i dati: dalla fibra ottica al 5G, ai Server, al Cloud, ecc…
  • la seconda riguarda i servizi e quindi i software che svolgono le molteplici attività e automazioni necessarie.

Tralasciando tutto ciò che concerne alla sfera del privato cittadino (i.e. l’accesso a internet, l’uso dei servizi pubblici, ecc..) e guardando all’area business e produttiva del Paese, non c’è dubbio che sulle infrastrutture non siamo messi benissimo, abbiamo ancora delle “zone d’ombra”, in alcune aree non c’è ancora la fibra ottica, ma nemmeno siamo il terzo mondo se è vero che il 91% delle imprese italiane (comprese le microimprese) ha una connessione fissa a internet in banda larga (indice UE 2019); al contrario invece nell’utilizzo dei servizi scontiamo un gap importante. Infatti, sempre guardando agli indici UE, solo il 35% delle imprese utilizza un software ERP che automatizza i processi e addirittura solo il 15% un software CRM per dialogare in modo strutturato con i propri clienti. Inoltre, se guardiamo alle imprese più virtuose, solo un 22% fa uso di servizi Cloud, che come sappiamo costituiscono un valore aggiunto in termini di continuità ed efficienza (lo sanno bene quelle che durante il lockdown da Covid-19 non hanno potuto lavorare da casa).

In pratica su 5 milioni di imprese, almeno 3 milioni non usa quotidianamente un software per fare gli ordini, per stampare i ddt, per comunicare con i clienti, tutte attività che potrebbero essere automatizzate e che, se fatte “a mano”, comportano errori e inutili perdite di tempo.

Nel 2020 non ce lo possiamo più permettere!!

I dati evidenziati portano quindi alla conclusione che è assolutamente urgente e prioritario investire in servizi e software utilizzati dalle imprese per gestire in modo efficiente ed efficace i processi di ogni area aziendale: dalla produzione al marketing, dalla supply chain all’amministrazione, dall’area commerciale alla gestione delle risorse umane.

Il programma Industria 4.0, che pur ha avuto il pregio di accendere i riflettori sull’innovazione dei processi industriali e manifatturieri, incentivando soprattutto l’acquisizione di macchinari di nuova generazione, deve essere potenziato ed evolvere in Impresa 4.0, inserendo una nuova linea di azione, estesa a tutte le imprese e a tutti i settori, dedicata ai servizi e al software. Solo così potremo dire di aver finalmente imboccato la strada della “digitalizzazione”.

LE CRITICITÀ DA SUPERARE: L’ANALISI E LE PROPOSTE DI ASSOSOFTWARE

AssoSoftware rappresenta i produttori di software che forniscono le soluzioni informatiche gestionali, l’assistenza e la consulenza a milioni di imprese e professionisti italiani, comprese le Pubbliche Amministrazioni locali e centrali per adempiere agli obblighi di legge, ai versamenti fiscali, alla gestione delle paghe e degli oneri contributivi e di qualsiasi altra natura. La nostra Associazione e le aziende associate operano, da sempre, in stretta e costruttiva collaborazione con gli organismi deputati al governo della fiscalità dello Stato per la realizzazione degli aggiornamenti e dell’allineamento alle normative. Proprio grazie a queste esperienze e interazioni costanti, abbiamo l’opportunità di monitorare e rilevare l’andamento, le esigenze e le difficoltà dei sistemi informatici in relazione alle contingenze, alle novità normative e ai piani pluriennali dello Stato. A nostro avviso, in questo particolare momento, e volgendo uno sguardo al futuro, i maggiori punti critici si possono identificare in poca uniformità dei sistemi, limitato interscambio informativo, lentezza e latenze del sistema, difficoltà/mancanza di controlli, poca flessibilità nell’estrazione/ricerca dei dati, non uniformità e limitatezza dei file sorgente, coesistenza di più linguaggi informatici.

A partire, quindi, dall’analisi puntuale delle criticità, AssoSoftware ha inviato ai Ministri e agli Enti competenti un documento, redatto con il contributo delle aziende associate, che presenta le soluzioni tecniche attuabili, derivanti dalle specifiche competenze e dalla conoscenza approfondita delle problematiche acquisite sul campo.

in questo numero di AssoSoftware24 presentiamo una sintesi delle soluzioni alle principali criticità individuate attraverso gli interventi del Vicepresidente AssoSoftware Laura Petroccia (ADS) sul processo di innovazione e integrazione dei sistemi contabili delle PA, e dei consiglieri Maurizio Cherubini (Albalog) FE e Corrispettivi, Piermassimo Colombo (Kalyos) sul dialogo tra imprese/intermediari e PA, Lorenzo Battaglini (Centro Software) sulla Standardizzazione dei Flussi Bancari.

Il documento integrale è disponibile sul sito assosoftware.it. Il documento integrale è disponibile sul sito assosoftware.it.

PROCESSO DI INNOVAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI DELLE PA.

Un percorso che non può prescindere dal coinvolgimento degli Enti e delle software house.

Laura Petroccia, Consigliere ADS Automated Data Systems Spa e Vicepresidente AssoSoftware.

 

Il processo di armonizzazione contabile inizia con le leggi 196 e 42 del 2009 e si perfeziona con i successivi DL 118 del 2011 e 126 del 2014, allo scopo di mettere in atto la riforma della contabilità delle pubbliche amministrazioni.

Un processo con un grande obiettivo: rendere i bilanci delle amministrazioni pubbliche omogenei tra loro, e quindi confrontabili e aggregabili per ottenere:

  • regole contabili uniformi,
  • piano dei conti integrato,
  • comuni schemi di bilancio,
  • consolidamenti dei bilanci,
  • inserimento dei principi di contabilità economica e
  • creazione di indicatori di risultato.

È una grande riforma, sia per gli aspetti normativi introdotti, sia per la numerosità degli Enti coinvolti e il cambio radicale che agli stessi si è chiesto di attuare: ma l’innovazione e il cambiamento non si fanno solo con la tecnologia né con l’emanazione di leggi.

Quello che ha fatto la differenza in questo processo, rispetto ai tanti che si sono arenati nel tempo, è l’aver individuato i principali attori e averli coinvolti fin da subito: esperti in grado di rendere concreto il lavoro sul campo.

Tra tutti, le rappresentanze degli Enti, su cui la norma avrebbe inciso, e la rappresentanza dei produttori di software, capaci di creare gli strumenti informatici adeguati a tale innovazione.

Tutte le grandi riforme avrebbero bisogno di un modello analogo a quello attuato con la commissione Arconet e le sperimentazioni svolte per gli enti territoriali.

Tali sperimentazioni, effettuate su un campione di Enti e di Software house, hanno consentito la messa a punto del sistema in modo da renderlo divulgabile per tutti.

Il percorso va ora completato e si auspica che questa best practice possa essere replicata per avere una omogeneità di informazioni in tutta la Pubblica Amministrazione e consentire non solo sugli Enti territoriali:

  • un coordinamento tra principi contabili generali e principi di consolidamento dei conti degli enti pubblici;
  • la rispondenza dei conti pubblici alle condizioni previste dalla normativa europea;
  • la completa trasparenza e affidabilità dei dati della finanza pubblica.

La proposta AssoSoftware riguarda la conoscenza e il controllo della spesa pubblica anche nei confronti dei cittadini e delle Aziende, la massima trasparenza e omogeneità di informazioni e il supporto metodologico per completare il cambiamento. In concreto proponiamo di:

  • completare la Banca dati nazionale unica (BDAP) con le informazioni di tutti i comparti della Pubblica Amministrazione rendendo omogenea e confrontabile l’esposizione dei bilanci, anche tra comparti;
  • rendere obbligatorio, in ogni sito pubblico istituzionale, l’utilizzo delle infografiche e di tutti gli elaborati (omogenei tra loro) e indicatori che BDAP fornirà dai bilanci (preventivi e consuntivi) ricevuti dagli Enti;
  • rendere obbligatorio in ogni sito istituzionale di un ente pubblico l’utilizzo della stessa struttura di menu, con le stesse voci e nelle stesse posizioni;
  • definire stampe di bilancio con la stessa struttura per tutta la Pubblica Amministrazione;
  • creare una rete di benchmarking tra enti dello stesso comparto in cui ciascuno possa mettere a beneficio di tutti le proprie best practice, esporre i propri dubbi e trarre contemporaneamente dalle altre esperienze, motivo di miglioramento;
  • fornire supporto operativo agli enti, dedicando risorse all’innovazione;
  • consolidare ed estendere il metodo delle piccole sperimentazioni pubbliche (come il SIOPE+), su tutte le modifiche normative di impatto, in modo che la selezione di Enti ed Aziende, possa testare e definire un sistema funzionante, fruibile a tutti, senza errori e interruzioni;
  • rendere disponibili video tutorial istituzionali, di esperti contabili affiancati da esperti software, per illustrare in “pillole” la nuova metodologia applicata ai casi concreti.

 

STANDARDIZZAZIONE DEI FLUSSI BANCARI.

Stop alla gestione manuale e massima integrazione con i software gestionali.

Lorenzo Battaglini, Ceo di Centro Software Srl e Consigliere di AssoSoftware

 

Il miglioramento della produttività delle aziende italiane passa anche dall’automazione dei flussi bancari, ancor oggi, in troppe aziende oggetto di continue “lavorazioni manuali”, ovvero di attività a zero valore aggiunto. Proprio per questo, è necessario convergere al più presto verso lo standard già esistente del CBI o della direttiva europea PSD2, praticando una moral suasion verso gli Istituti Bancari a uniformarsi.

La rendicontazione dei flussi bancari degli incassi e pagamenti è spesso diversa per i singoli Istituti, non permettendo con ciò una contabilizzazione completamente automatizzata nei sistemi gestionali. Il caso più eclatante è l’assenza nei bonifici della partita iva o codice fiscale dell’emittente e del beneficiario.

Tale caratteristica è peraltro già in essere per i bonifici di tipo agevolato (bonus ristrutturazione edilizia, riqualificazione energetica, Sisma- Ecobonus e il neoarrivato Superbonus 110%), e sarebbe quindi sufficiente estenderla.

L’intento di omogeneizzare i flussi bancari non può prescindere dall’uniformare – a livello nazionale – la validità del tracciato di “rendicontazione”. L’esigenza di una regolamentazione univoca rimanda imprescindibilmente a una chiara e netta distinzione tra campi obbligatori e facoltativi in riferimento ai bonifici SEPA e SDD, in quanto si assiste a uno scarto arbitrario dei file per mancata valorizzazione di alcuni campi facoltativi da parte dei singoli istituti bancari.

Inoltre, per quanto attiene alla “rendicontazione dei flussi bancari”, sempre in ottica di automatizzazione, occorre apportare una puntuale distinzione tra campi di tipo “strutturati” e “non strutturati”; tra i primi occorrerebbe indicare il numero e la data del/i documento/i al quale il pagamento/incasso fa riferimento, lasciando, invece discrezionalità per i campi di natura “descrittiva”.

Ampliando la panoramica a livello europeo, è possibile notare che sussistono due differenti tracciati per bonifici e SDD. In effetti il tracciato “CBI disposizione di pagamento/incasso XML/SEPA” ha un tracciato difforme rispetto all’ISO20022 usato a livello europeo, anche questo tema dovrà essere oggetto di attenzione.

DALLA FATTURAZIONE ELETTRONICA AI CORRISPETTIVI TELEMATICI.

 

IL PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE DEI PROCESSI AMMINISTRATIVI GENERA VANTAGGI PER TUTTI

Maurizio Cherubini, Ceo Albalog Srl e Consigliere AssoSoftware

A quasi due anni dall’introduzione della Fatturazione Elettronica è oramai tempo di bilanci e di valutazioni sugli effetti che ha comportato nella gestione dei flussi contabili e amministrativi per le oltre 3 milioni di imprese italiane interessate dal provvedimento.

I numeri in questo senso sono veramente molto importanti: oltre 2 miliardi di documenti processati dal Sistema di Interscambio nel 2019 e circa 900 milioni nel primo semestre 2020: questo dato conferma per l’anno in corso il trend dell’anno precedente, seppur in presenza di una lieve flessione causata dall’inevitabile rallentamento dell’economia durante questo periodo di emergenza sanitaria mondiale.

Inizialmente l’obbligo di fatturazione elettronica è stato recepito dalle imprese interessate esclusivamente come l’ennesimo adempimento fiscale imposto dall’AdE preoccupandosi in prima istanza dei soli “costi di adeguamento” (tecnologico e di formazione) necessari per ottemperare alla nuova normativa senza però percepire la ricaduta positiva in termini di “digitalizzazione ed efficientamento” dei processi contabili, si pensi alla dematerializzazione e all’archiviazione digitale dei documenti contabili e alla successiva  contabilizzazione automatica. Proprio per questo parlando dell’esperienza Albalog posso senz’altro affermare che se anche oggi ci fosse “facoltà di opzione”, nessuno dei nostri Clienti opterebbe per un ritorno alla modalità di fatturazione “tradizionale”: i faldoni delle fatture sono soltanto un ricordo così come quelle “ricevute” vengono automaticamente contabilizzate senza errori e omissioni. Perché tornare indietro?

Altro punto assolutamente rilevante è che il processo di fatturazione elettronica non ha portato benefici soltanto alle organizzazioni aziendali tanto che la stessa AdE ha rilevato nel 2019 effetti positivi nel gettito fiscale per oltre 3,5 miliardi di euro con percentuali quindi ben superiori rispetto l’andamento del PIL nazionale. Questo dato dimostra inconfutabilmente come proprio l’introduzione della fatturazione elettronica si sia rivelato il provvedimento più efficace attuato in Italia negli ultimi decenni per la lotta all’evasione IVA e al fenomeno delle cosiddette “false fatturazioni”.

Sull’onda di questa esperienza, indubbiamente positiva, l’auspicio è ora quello di accelerare il processo di “digitalizzazione” introdotto proprio dalla fatturazione elettronica includendo nel provvedimento anche le oltre un milione e 800mila aziende che attualmente ne sono escluse ed estendendo il “flusso telematico” anche ad altri ambiti quali la comunicazione via-software dei corrispettivi all’AdE. Soluzione, questa che avrebbe l’enorme vantaggio di prescindere da “costosi upgrade hardware” necessari agli attuali Misuratori Fiscali per garantire il costante e puntuale aggiornamento dei dati “corrispettivi” presso l’AdE, pur assicurando al tempo stesso, proprio perché trattasi di “soluzione software”, massima “flessibilità e scalabilità futura”. Anche in questo caso, così come per la fatturazione elettronica, ci sarebbero solo vantaggi per tutte le parti in gioco!

In questo scenario un player importante e assolutamente rilevante è senza dubbio Software Hub System (SHS) di AssoSoftware che si pone come “intermediario affidabile, economico e indipendente” e quindi partner ideale per tutte quelle software house e system integrator che desiderano avvalersi in outsourcing dei servizi di “inoltro, notifica e conservazione” dei documenti fiscali gestiti dalle proprie applicazioni gestionali.

 

DIALOGO TRA IMPRESE/INTERMEDIARI E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

Semplificando i rapporti si otterrebbe un immediato miglioramento del livello produttivo

Piermassimo Colombo, Ceo Kalyos Srl e Consigliere AssoSoftware.

 

L’enorme difficoltà che il sistema paese si è trovato ad affrontare a partire da marzo di quest’anno a causa dell’epidemia di Covid, ha avuto, fra le sue conseguenze, anche una inaspettata accelerazione nella digitalizzazione dei processi nei rapporti fra cittadini, aziende e Pubblica Amministrazione e fra aziende e professionisti. Tale accelerazione concretizzatasi nell’adozione dello Smart Working, delle videoconferenze, dei pagamenti elettronici e in sostanza nella diffusa adozione dello scambio di documentazione digitale deve essere un punto di partenza fondamentale per le logiche di rilancio che si dovranno adottare post pandemia.

In tal senso è auspicabile che nella proliferazione normativa del momento trovino spazio provvedimenti che attraverso l’adozione spinta di logiche digitali vadano nella direzione della semplificazione dei rapporti fra PA e mondo delle imprese con l’obiettivo di contribuire a eliminare gli aspetti che incidono negativamente sul livello di produttività del sistema.

Questo processo, come evidenziato in più parti del “progetto AssoSoftware di digitalizzazione e semplificazione”, deve in primo luogo procedere con una razionalizzazione dell’esistente che, se già fosse migliorato seguendo i semplici suggerimenti forniti, potrebbe aumentare significativamente l’efficienza operativa e ridurre drasticamente il dispendio di tempo.

Considerando che gli attori in campo nel dialogo digitale sono la PA centrale e periferica, il cittadino, i professionisti, le imprese e l’insieme dei produttori di software che forniscono gli strumenti per tale dialogo, occorre inquadrare i ruoli, definire le modalità di interazione nell’ottica dell’efficienza e dell’efficacia. Partendo dalla condivisione dei dati della PA in modalità digitale e interoperabile con i sistemi in uso nelle varie organizzazioni, passando per una semplificazione dei sistemi di identificazione per l’accesso di aziende e intermediari ai servizi della PA, riducendo gli strumenti attraverso i quali avviene oggi la comunicazione con il contribuente e potenziando invece quelli con cui il contribuente comunica informazioni alla PA, si potrebbero ottenere importanti miglioramenti dei flussi di informazione consentendo anche maggiori e più efficaci controlli.

Come procedere? Occorre aumentare la cooperazione applicativa fra la PA e coloro che devono interagirvi, consentendo un dialogo efficiente fra i software in uso e le banche dati pubbliche, riconoscendo il ruolo degli intermediari che possono consentire una razionalizzazione dei flussi da e verso la PA, ed evitando situazioni sgradevoli come i blocchi operativi o l’impossibilità di accesso al sistema. Sono questi pochi semplici passi che non mettono in discussione l’esistente ma tendono a razionalizzarlo al fine di migliorane le prospettive di utilizzo per cittadini e imprese ma anche e soprattutto alla PA per le attività di indirizzo e controllo.

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