di Monica Rollandi Pa Digitale Spa (*) – Rubrica a cura di AssoSoftware
La strada tracciata in questi ultimi anni dal legislatore rivede totalmente il rapporto del cittadino con la pubblica amministrazione, in questa “rivoluzione copernicana” il cittadino diventa attore centrale nel rapporto con le Pa. Un processo di cambiamento in cui un ruolo determinante è ricoperto dall’innovazione tecnologica che, seppure come semplice strumento, è alla base del processo di digitalizzazione finalizzato a fornire servizi più semplici ed efficaci per i cittadini.
Gli obiettivi della digitalizzazione
Nella quotidianità, uno dei problemi che maggiormente affligge il cittadino è la mancanza di tempo; molto spesso gli orari degli uffici comunali mal si conciliano con le esigenze dei singoli cittadini e, ad aggravare la situazione, la burocrazia allunga a dismisura le tempistiche delle richieste. Nell’ecosistema digitale tracciato dal legislatore, il cittadino potrà:
– autenticarsi con delle credenziali uniche utilizzabili con qualsiasi pubblica amministrazione. Questo sarà possibile implementando i servizi on line delle Pa con il progetto Spid (Sistema pubblico di identità digitale);
– presentare una qualsiasi “istanza di parte” direttamente da PC, tablet o smartphone, ricevere l’emissione e la notifica del provvedimento, informazioni sullo stato della pratica, sul responsabile del procedimento e sui tempi procedimentali entro cui ottenere una risposta. A fronte di una richiesta di integrazione rispetto all’istanza originariamente inoltrata, sarà possibile trasmettere la documentazione integrativa direttamente da portale richiamando l’istanza. Scaricare documentazione resa eventualmente disponibile dall’ente in relazione alla pratica specifica, pagare un’eventuale Marca da Bollo Digitale (@bollo) necessaria per la presentazione dell’istanza on line, con carta di credito, tramite il sistema pagoPA;
– accedere ai Servizi on line e in particolare a un’area riservata con la propria posizione debitoria, procedere ai pagamenti in modalità sicura e affidabile, semplice e in totale trasparenza nei costi di commissione (anche questa operazione avverrà dietro adesione da parte dell’ente al sistema pagoPA);
– ricevere sui dispositivi elettronici (smartphone, tablet, PC ecc.) notifiche e avvisi digitali ed effettuare operazioni di pagamento in modalità completamente integrata.
Quindi, in attesa della pubblicazione del Piano triennale ICT di AgID, che consoliderà gli obiettivi della digitalizzazione e indicherà le modalità per raggiungerli, una delle certezze che emergono con forza è la centralità del cittadino nel rapporto con la PA e la necessità che la digitalizzazione si concretizzi in servizi semplici ed efficaci.
L’apporto delle software house
Ancora una volta l’apporto delle software house sarà determinante per supportare in maniera ottimale le pubbliche amministrazioni lungo questo percorso. Ci auguriamo quindi che all’interno del Piano triennale, di cui in questi giorni è stata resa disponibile una versione aggiornata sul sito di “Public Policy” (agenzia di stampa politica e parlamentare), siano rimossi tutti i vincoli che di fatto ostacolano il lavoro delle software house e il libero mercato, riproponendo un modello che già più di una volta si è dimostrato fallimentare e che si appella, tra l’altro, a un travisato principio di sussidiarietà.
Infatti, nella versione resa disponibile del documento emergono alcuni punti di notevole criticità per le software house. Nella «Definizione dei piani di adesione e attivazione a PagoPA», ad esempio, si legge: «Le amministrazioni che entro giugno 2017 non hanno ancora completato l’adesione, dovranno adottare, in logica di sussidiarietà, le soluzioni già disponibili attuate dalle altre amministrazioni quali, ad esempio, piattaforme di regioni o di altre amministrazioni, che si propongono con il ruolo di intermediario previsto dal sistema».
Alcune considerazioni
Ci permettiamo di esprimere due considerazioni in merito:
– considerando che il Piano Triennale deve ancora essere discusso per dare forma a un Dpcm che dovrà poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il termine di giugno ci sembra veramente improprio e inopportuno;
– la figura del Partner Tecnologico, ovvero soggetti privati tramite i quali soggetti pubblici a oggi aderiscono al Nodo dei pagamenti, è stata introdotta a progetto già avviato per riuscire a farlo decollare cercando di ovviare a una completa stasi iniziale. Molte software house hanno risposto a questa richiesta affrontando un investimento e qualificandosi a seguito di una delicata e impegnativa fase di collaudo come Partner Tecnologico; ora, se il documento rimanesse invariato, l’apposizione di questa frase bloccherebbe tutte le future vendite, obbligando le PA che non hanno ancora aderito al Nodo a dover scegliere tra le soluzioni di altre pubbliche amministrazioni con tutto quello che questo comporterebbe. Ricordiamo infatti che le poche Pa che sono attive come Intermediari (e per farsi un’idea realistica è sufficiente consultare il sito di AgID), nella quasi totalità dei casi forniscono soluzioni che poi necessiterebbero di integrazioni con il sistema gestionale dell’ente oltre che di un sistema di supporto che chiaramente non sarebbe fornito.
Auspichiamo quindi una variazione del documento in linea con quanto affermato dal Dottor Piacentini in una recente intervista rilasciata durante Forum PA proprio per annunciare la prossima presentazione del Piano Triennale: “Meglio lavorare con le persone e le software house che vogliono dare un futuro digitale all’Italia. E fortunatamente ce ne sono. Bisogna creare un club virtuoso e capire che il processo sarà lungo, perché serve tempo per una buona ingegnerizzazione”. Le software house hanno dimostrato in più occasioni di rivestire un ruolo fondamentale nella digitalizzazione del Sistema Paese, sarebbe opportuno da parte dei soggetti istituzionali evitare di ripetere errori già fatti in passato (vedi per esempio il recente caso del progetto Anpr).
(*) Comitato tecnico AssoSoftware
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