di Fabio Giordano – Comitato Tecnico Assosoftware

 

Se il continuo cambiamento delle regole è un fatto normale nel sistema fiscale italiano, per quanto riguarda l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2019 – termine anticipato al 1° luglio 2018 per alcune tipologie di operazioni-, siamo davanti a qualcosa di più di un semplice cambiamento.

 

Si tratta di una svolta epocale in cui è evidente l’intento del legislatore di passare – seppur gradualmente – da un sistema di autoliquidazione delle imposte, a un sistema in cui l’agenzia delle Entrate raccoglie miliardi di informazioni inviate da una moltitudine di soggetti obbligati alla trasmissione di dati (compresi i contribuenti stessi), accentra gli adempimenti fiscali e dichiarativi predisponendo centralmente le dichiarazioni dei redditi e Iva, e comunica infine a ciascun contribuente tutte le imposte da versare.

Con effetti probabilmente importanti anche per i professionisti, che dovranno fare molta più attenzione che in passato alla qualità dei dati da trasmettere, monitorare i risultati delle elaborazioni automatiche dell’agenzia delle Entrate verificandone la correttezza, e supportare infine i propri clienti in tutti quei casi in cui dovessero emergere discrepanze tra quanto atteso e quanto realmente comunicato dall’agenzia delle Entrate.

Oggi, di regola, i professionisti elaborano i dati comunicati dai propri clienti senza particolari controlli, primi fra tutti le fatture emesse e ricevute, che “prendono per buone”. Domani dovranno stare molto più attenti a verificare che i dati comunicati all’agenzia delle Entrate siano veri e corretti, in quanto l’agenzia delle Entrate avrà modo di incrociarli e controllarli tutti. E con una tendenza sempre più stringente a imporre l’obbligo di applicazione del visto, è probabile che anche il professionista – in taluni ambiti – debba poi rispondere dei mancati controlli.

Un primo assaggio della nuova impostazione l’abbiamo avuto con le dichiarazioni dei redditi, laddove i dati proposti sul modello precompilato sono di fatto quelli raccolti e conosciuti dall’Anagrafe tributaria, per cui ogni modifica degli stessi, già oggi, deve essere fatta con molta attenzione, in quanto facilmente ogni variazione accende dei warning sui sistemi di controllo dell’agenzia delle Entrate.

Un altro esempio è la recente introduzione del controllo di esistenza in Anagrafe tributaria di ogni codice fiscale presente in dichiarazione: quest’anno sono state migliaia le dichiarazioni dei redditi scartate per assenza del codice fiscale dei familiari a carico in Anagrafe tributaria, controllo che in passato non veniva fatto per cui le medesime dichiarazioni “passavano”. Per non parlare dei dati fatture, rispetto ai quali tutti noi, professionisti compresi, abbiamo scoperto – inconsapevoli – che in Italia vengono emesse, e di conseguenza registrate, una quantità enorme di fatture da soggetti con partita Iva cessata.
Chiaramente, per quanto riguarda l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, la legge di bilancio è ancora in piena fase di discussione (articolo 77 del disegno di legge di bilancio 2018, ora all’esame del Senato), tuttavia la rotta che si vuole prendere è molto chiara.
Dal punto di vista strettamente tecnico-giuridico non è possibile non notare il fatto che le modifiche intervengono proprio sul testo del decreto legislativo 127/2015, che già aveva reso possibile la trasmissione strutturata delle fatture elettroniche tra privati (oltre che dei corrispettivi) tramite il Sistema di interscambio (Sdi).

Con un approccio evolutivo molto lucido, dopo un primo passaggio in cui si era andati nella direzione di “favorire” l’utilizzo dei nuovi strumenti telematici, promuovendone l’adozione con incentivi tuttavia rivelatisi non abbastanza interessanti, si sta ora arrivando rapidamente all’obiettivo finale di ottenere l’utilizzo generalizzato di tali sistemi – nel frattempo rodati – per legge, laddove l’approccio morbido non aveva funzionato. Non è mai bello ricorrere all’imposizione, ma è indubbiamente comprensibile che lo Stato talvolta lo debba fare, soprattutto quando diventa prioritario non perdere il treno dello sviluppo rispetto anche agli altri paesi europei, e comunque quando si rende necessario chiudere alcune evidenti falle del nostro sistema tributario in ambito evasione fiscale. La cosa importante è non superare il confine tra la ricerca della compliance, obiettivo primario dell’amministrazione finanziaria, e la proposta di servizi e strumenti di consulenza aziendale, ambito che dovrebbe rimanere di esclusiva competenza di aziende e intermediari, in una parola del mercato.

Quali saranno i risultati? È impossibile dirlo; già in passato numerosi tentavi di centralizzazione nell’ambito dell’assistenza fiscale ai contribuenti sono miseramente naufragati, sia a causa della complessità delle norme da applicare, sia perché nell’evidente conflitto di interessi tra l’agenzia delle Entrate e il contribuente, è chiaro che quest’ultimo non può che continuare a fidarsi e avvalersi del proprio consulente. Tuttavia l’esperienza del 730 precompilato ha parzialmente modificato la situazione, laddove anche il professionista ha beneficiato delle informazioni fornite dall’agenzia delle Entrate se non altro come elemento di confronto con le informazioni in proprio possesso.
Il monitoraggio attento di ciò che sta accadendo e lo studio di quelli che saranno i possibili scenari è un’attività che AssoSoftware sta svolgendo con particolare attenzione. Anche perché è assolutamente necessario, per le software house associate, adeguare tempestivamente la propria offerta rispetto a quella che è una focalizzazione molto forte e talvolta quasi esclusiva sugli aspetti tributari che va avanti da decenni.
A tal proposito già da diversi mesi è stato creato all’interno di AssoSoftware un gruppo di lavoro sul tema della fatturazione elettronica che ha prodotto uno standard di codifica, condiviso con tutte le software house, che, inserito come arricchimento della fattura XML Sdi, permette l’automazione del ciclo passivo. Lo standard è stato pubblicato a giugno scorso e sono già 25 le software house, aderenti al protocollo d’intesa, che lo stanno implementandolo nei propri gestionali.

Vedremo. La sfida è iniziata ed è sicuramente molto interessante. Come AssoSoftware siamo convinti che ci saranno moltissime opportunità in più, in primis per i professionisti e per le aziende, e poi a seguire per le software house che realizzano le procedure informatiche gestionali. E a livello associativo faremo del nostro meglio per vincere tutte le sfide che ci aspettano nel migliore dei modi.

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