Intervento del Direttore Generale, Roberto Bellini, al Forum Commercialisti
Tavola rotonda sul rapporto tra lo studio professionale e l’innovazione
I professionisti italiani sono tra i più evoluti in Europa dal punto di vista delle competenze digitali; il loro contributo sarà fondamentale per accelerare il processo di digitalizzazione anche nelle imprese, che, invece, registrano performance molto negative da questo punto di vista.
La figura del commercialista, in particolare, deve muoversi in un’ottica di consulenza strategica, ampliando il proprio raggio d’azione offrendo agli imprenditori un supporto concreto nella definizione delle scelte aziendali. Le prospettive della categoria sono stati uno dei temi più discussi nella tavola rotonda «il rapporto tra lo studio professionale e l’innovazione», incontro andato in scena ieri durante il primo forum nazionale dei dottori commercialisti organizzato da ItaliaOggi. È il direttore di Infocamere Paolo Ghezzi a illustrare lo stato dell’arte del livello di digitalizzazione di professionisti ed imprese italiane. «Le aziende italiane sono al 25esimo posto (su 28) nel Digital economy society index 2016 ( l’indice che misura il livello di diffusione del digitale di ogni paese Ue, elaborato dalla Commissione europea). In particolare, secondo i dati raccolti da Infocamere, quattro imprenditori su dieci hanno dichiarato che internet non serve ora e non servirà neanche in futuro per la loro crescita. Viceversa», ha aggiunto Ghezzi, «i professionisti italiani sono tra i più preparati a livello europeo; il loro apporto sarà fondamentale per guidare le imprese, soprattutto quelle più piccole, verso maggiori livelli di digitalizzazione». Secondo Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano, «i dati sono in chiaroscuro: esistono ancora parecchi studi «silenti», che non investono in tecnologie informatiche. Il percorso intrapreso, comunque, è quello giusto dato che l’ammontare degli investimenti in Ict all’interno degli studi professionali è in costante aumento negli ultimi anni». L’aumento dell’incidenza della digitalizzazione negli studi professionali è stato uno degli argomenti trattati da Roberto Cunsolo, tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti, che ha illustrato una serie di numeri sulla questione, con particolare riguardo ai dati sui flussi Entratel. «Nel 2000 i commercialisti abilitati Entratel erano il 67,4% del totale e gestivano il 19,5% del flusso. Nel 2016 gli abilitati sono scesi al 41,6%, ma gestiscono il 44,7% del flusso totale». Nella pubblica amministrazione il processo di digitalizzazione sta procedendo tra alcune difficoltà, almeno secondo l’onorevole Sergio Boccadutri, componente della commissione d’inchiesta sul livello di digitalizzazione della p.a. Secondo Boccadutri «il percorso è stato intrapreso, ma è necessario fare dei passi in avanti, dato che l’innovazione più importante riguarda la dematerializzazione dei documenti; il vero progresso si avrà quando realizzeremo una concreta digitalizzazione dei processi». In merito alla semplificazione che questo processo dovrebbe porre in essere, interviene il Direttore generale di Assosoftware Roberto Bellini, particolarmente attento al tema. Ma, secondo il numero uno dell’associazione aderente a Confindustria, «la vera semplificazione sarebbe avere norme che durano almeno un anno e che non cambiano ogni sei mesi. La stabilità delle disposizioni è un elemento fondamentale per tutti».