Dichiarazione del Presidente, Bonfiglio Mariotti

 

Entro fine mese in arrivo quasi 20 miliardi di informazioni dalle due scadenze per liquidazioni d’imposta e fatture

 

Entro la fine del mese al Fisco arriverà un flusso di informazioni senza precedenti. Tutti i dati di tutte le fatture emesse e ricevute nei primi sei mesi di quest’anno, per un totale che può essere stimato in 19,5 miliardi di «informazioni», intendendo come tali gli elementi da inserire nei file trasmessi alle Entrate: dall’identificativo dei soggetti all’indirizzo, dall’importo fatturato all’aliquota Iva applicata, per una media che Assosoftware ha rilevato in 30 informazioni (o “tag”, per usare il termine tecnico) per ogni fattura, sulla base degli invii già effettuati. Perché il vero cambiamento del “nuovo spesometro”, che tante critiche ha ricevuto dai professionisti, è proprio nel livello di dettaglio che raggiunge, oltre alla maggiore vicinanza temporale rispetto alle operazioni comunicate: se il primo invio semestrale – dopo proroghe e ritocchi – si è assestato al prossimo 28 settembre, dall’anno seguente è previsto che la trasmissione a regime avvenga ogni tre mesi.
Per misurare l’impatto del nuovo adempimento basta metterlo a confronto con la comunicazione trimestrale dei dati delle liquidazioni Iva, per la quale tra una settimana – lunedì 18 settembre – va effettuato l’invio relativo al secondo trimestre. Un flusso che porterà all’Agenzia 75 milioni di informazioni, ma che – anche ragionando su base semestrale – pesa meno dell’1% rispetto ai dati di tutte le fatture.
«Per le nuove comunicazioni Iva l’impegno delle software house nello sviluppo degli strumenti applicativi è stato certamente importante – osserva Bonfiglio Mariotti, presidente di Assosoftware –, ma le preoccupazioni maggiori arrivano dal fronte dell’assistenza e dei controlli sui dati da inviare». Dai rilievi dell’associazione, l’impegno per l’assistenza sul primo appuntamento della liquidazione Iva è stato di 48.600 ore e, aggiunge Mariotti, «per i dati fattura l’aspettativa è di un incremento consistente. Ci auguriamo che, per le prossime scadenze, si torni su livelli normali».
Visto in prospettiva, l’invio del 28 settembre è il punto d’arrivo di un percorso di sviluppo del “fisco telematico” passato dai 30 milioni di invii alle Entrate del 1999 agli oltre 170 dell’anno scorso. Ma più dei documenti trasmessi rileva il loro contenuto e, soprattutto, l’utilizzo che ne viene fatto. Una volta stoccate nei server del Fisco – dove si stima che occuperanno 3,9 miliardi di kilobyte – che fine faranno le informazioni relative al miliardo e 300 milioni di fatture che circolano ogni anno in Italia?
La sfida delle Entrate è utilizzarle per controlli incrociati su vasta scala, così da far emergere eventuali incongruenze e sollecitare i contribuenti a mettersi in regola. Il tentativo è quello di intercettare non solo le sviste – sulle quali si agirà in un’ottica di compliance con le lettere ai contribuenti –, ma anche le frodi, che ogni anno scavano il fossato del tax gap tra imposta teoricamente dovuta e versata. Infatti, mentre la comunicazione dei dati delle liquidazioni punta soprattutto ad arginare il fenomeno degli omessi versamenti di Iva già dichiarata, l’invio delle informazioni sulle fatture nasce in un’ottica “anti-evasione” in senso stretto.
Gli obiettivi di recupero di gettito indicati nella Relazione tecnica al decreto fiscale (Dl 193/2016) sono pari a 2,11 miliardi per il 2017, di cui 1,02 miliardi relativi all’Iva e 300 milioni alle imposte dirette (ad esempio, per costi dedotti in modo illegittimo). Sono cifre ambiziose, il cui raggiungimento non dipenderà solo dall’efficacia nell’attività di incrocio dei dati, ma anche dall’effetto deterrenza che potrebbe essere innescato dai nuovi invii. Un fenomeno che potrà essere concretamente “misurato” solo a consuntivo e che probabilmente sarà tanto più forte quanto più i controlli si dimostreranno efficaci nel tempo.