26 Lug 2016

 

I nodi da sciogliere per realizzare l’anagrafe nazionale

di Roberto Bellini

L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) è una piattaforma strategica per la crescita digitale del nostro Paese. Tutti i grandi progetti nazionali di modernizzazione nella Pubblica Amministrazione e nel rapporto Pubblico/Privato richiedono di conoscere in modo univoco e incontrovertibile la posizione anagrafica dei nostri cittadini: l’età, l’indirizzo, lo stato civile, ecc. Basti pensare solo alla Carta di identità elettronica e allo Spid (Sistema pubblico di identità digitale): senza una banca dati unica non c’è modo di avere un controllo certo e universale della propria identità. Proprio l’importanza strategica degli obiettivi da conseguire rende ancora più incomprensibili le difficoltà che stanno bloccando l’attuazione del progetto.
A un anno dall’avvio della sperimentazione da parte dei Comuni pilota la situazione è ancora in stallo e si attendono chiarimenti da parte dei Ministeri competenti.

La questione informatica

Il problema di fondo riguarda la possibilità o meno di integrare il gestionale comunale all’ANPR con la modalità “Web services” che permette all’utente di utilizzare le funzionalità che ben conosce dialogando in tempo reale con la banca dati unica.

Tale modalità di utilizzo di ANPR, alternativa alla “Web application” (prodotto sviluppato da Sogei per conto del Ministero dell’Interno), pur essendo indicata dalla norma come una delle strade possibili, secondo alcuni autorevoli rappresentanti pubblici sarebbe destinata a scomparire entro il 2018 per lasciare spazio a un uso esclusivo e obbligatorio della “Web application”.

È evidente che rispetto a una prospettiva di dismissione di prodotti, perdita d’investimenti e di know how, i produttori di software e i funzionari comunali hanno frenato i loro entusiasmi e si sono messi sulla difensiva in attesa di chiarimenti.

In effetti non è facilmente comprensibile per quale motivo prodotti perfettamente funzionanti, completamente integrati, apprezzati e conosciuti dagli operatori e con bassi costi di manutenzione, dovrebbero essere abbandonati invece di puntare al “riuso” e alla loro integrazione attraverso la “cooperazione applicativa”, come d’altronde prevede lo stesso CAD (Codice Amministrazione Digitale). È superfluo inoltre ricordare che altre importanti innovazioni nel rapporto Stato –Cittadino (dichiarazione redditi telematica, mensilizzazione dei flussi previdenziali, F24 telematico, ecc.) sono state realizzate proprio grazie a una forte collaborazione con gli operatori e i produttori di software, non mortificandone il ruolo ma al contrario utilizzando la loro specifica competenza e la capillare presenza sul territorio per guidare e accelerare il processo.

Per fare definitivamente chiarezza sul punto, in virtù anche degli approfondimenti giuridici nel frattempo eseguiti, AssoSoftware ha scritto nei giorni scorsi ad Agid e ai Ministeri competenti e attende a breve una risposta che si auspica in linea con le aspettative degli operatori.