Le due associazioni chiedono di ricalendarizzare le date della sperimentazione che partirà tra meno di un mese a Cesena e Bagnocavallo. Lucarelli: “Insufficienti le prove di interoperabilità tra Comuni e sistema Sogei. Così rischia di naufragare tutto”

“Carenze infrastrutturali e tecniche e ritardi nella fase test rischiano di bloccare l’avvio operativo della sperimentazione, con ripercussioni sul processo di digitalizzazione dei dati delle Pubbliche amministrazioni e sui servizi per cittadini e imprese”. E’ l’allarme lanciato da Confindustria servizi innovativi e tecnologici e dalla sua associata Assosoftware per gli sviluppi del progetto Anpr, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente.

Una voce, quella di Csit, che va ad aggiungersi alle criticità emerse finora: tra meno di un mese, infatti, saranno due Comuni pilota romagnoli – Cesena e Bagnacavallo, che insieme raggiungono una popolazione di appena 114mila abitanti – a portare la pubblica amministrazione nel futuro. A metà febbraio 2016 verranno coinvolte in via sperimentale altre 23 città, tra cui Torino. E tra meno di un anno toccherà a Roma e Milano. Ma i Comuni, soprattutto quelli più grandi, sono preoccupati. Da anni stanno lavorando alla bonifica dei dati anagrafici, scoprendo errori negli indirizzi di residenza, dati duplicati, mancanza di un secondo nome, indirizzi che compaiono anche 4 o 5 volte perché, ad esempio, per le vie con i nomi di persona vengono invertiti il nome e il cognome. Ostacoli formali rischiano di rallentare l’avvio del progetto e trasformarlo in un bagno di sangue per i Comuni che, tra le altre cose, ci stanno mettendo i soldi di tasca loro, dato che per il Governo il progetto è a invarianza di spesa.  A molti Comuni potrebbe servire più di un anno per portare a termine il lavoro di bonifica delle informazioni.

 “A pochissimi giorni dall’avvio del ‘subentro’ di Anpr per i primi Comuni italiani – afferma Ennio Lucarelli (nella foto), presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici – non sono ancora possibili sufficienti test di interoperabilità tra sistemi gestionali locali dei Comuni e Anagrafe centrale di Sogei. Suggeriamo un pit-stop veloce, ma necessario a rimettere in linea gli adeguamenti tecnologici necessari per far partire con il piede giusto questo progetto che è uno dei tasselli fondamentali per la digitalizzazione della pubblica amministrazione al servizio di cittadini e imprese e per verificare le necessarie compatibilità economiche”.

“Sul piano tecnico – aggiunge Bonfiglio Mariotti, presidente di Assosoftware – a pochissimi giorni dall’avvio di Anpr per i primi Comuni, Bagnacavallo e Cesena, lo scenario è scoraggiante per i ritardi relativi all’infrastruttura web di Sogei, per l’impossibilità di effettuare adeguati test di interoperabilità tra il sistema gestionale locale del Comune e l’Anagrafe Centrale predisposta da Sogei, per l’indisponibilità di componenti e specifiche tecniche definitive: ad esempio non sono ancora state definite numerose e fondamentali tabelle (vedi Storico Comuni, Storico territori, ecc.)”. “Chiediamo pertanto una revisione del calendario della fase pilota a valle del completamento dei test con una nuova pianificazione che eviti di far pagare ai comuni e ai cittadini i probabili disservizi – prosegue Mariotti –  Inoltre la recente decisione del Governo di smantellare in tempi rapidi le basi dati locali, mette i produttori di software davanti a uno sforzo, ulteriore e non previsto, per collegare tutti i servizi comunali presenti e futuri in cooperazione applicativa con Anpr e sottrae ai comuni una soluzione di backup alternativo in caso di mancato collegamento con Anpr che sarebbe stata garantita dal mantenimento della base dati locale perfettamente sincronizzata e aggiornata in tempo reale. Ci chiediamo come potranno funzionare i servizi comunali con tali premesse.”

“Sul piano economico – conclude Mariotti – il fatto altrettanto grave è che non è ancora stato chiarito dalla Funzione Pubblica se l’intero progetto, comprese le trasformazioni degli applicativi gestionali locali, potrà essere sostenuto da fondi nazionali e/o europei o se i costi dovranno ricadere sui Comuni stessi. (…) Le software house che partecipano alla sperimentazione, pur in questa situazione incerta, si son fatte carico di tutti i costi di sviluppo, per senso di responsabilità. Tuttavia l’onere industriale stimato (4/anni uomo per ogni software house) non è più sostenibile e non potrà perdurare”.