In allegato il testo dell’Audizione tenuta da Confindustria presso la Commissione per l’elaborazione di proposte di interventi sul Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019, il Codice), istituita presso il Ministero della Giustizia, in merito ad alcune proposte di modifica del Codice sia in attuazione della c.d. Direttiva Insolvency UE/2019/1023, attraverso lo Schema di D.Lgs. in esame consultivo presso le Camere (lo Schema), sia alla luce della Legge delega n. 155 del 2017.

Il documento si snoda lungo due direttrici.

Anzitutto, in termini di metodo, è stato rilevato un difetto di coinvolgimento degli stakeholder nella gestazione delle norme ed evidenti mancanze sul fronte della chiarezza degli obiettivi e della certezza normativa.

In termini di merito, l’attenzione si è concentrata su alcuni temi prioritari toccati dallo Schema e che sono stati interessati anche dal parere del Consiglio di Stato. In particolare, si è:

– apprezzato il passaggio dalle procedure di allerta e composizione assistita della crisi (Parte Prima, Titolo II, del Codice) alla composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa (introdotta dal DL n. 118/2021), pur rilevando alcune criticità;

– rilevato il livello eccessivamente basso delle esposizioni debitorie nei confronti dei creditori pubblici qualificati, che rientrano tra i c.d. segnali di allarme, proponendo correttivi puntuali;

– espresso perplessità per alcuni profili attinenti alla tutela del ceto creditorio: l’esclusione della misura volta ad assicurare il pagamento di almeno il 20% dei crediti chirografari nel concordato liquidatorio a esito della composizione negoziata; la rimodulazione dei criteri di calcolo della maggioranza prevista per l’approvazione della proposta di concordato con continuità aziendale;

– rilevato il livello anch’esso basso della soglia, parametrata sul numero di dipendenti, rilevante per il coinvolgimento dei sindacati nell’ambito della composizione negoziata e dei quadri di ristrutturazione preventiva;

– espresso dubbi circa la scelta di recepire alcune previsioni della Direttiva Insolvency introducendo il nuovo piano di ristrutturazione soggetto a omologazione (PRO), anziché modificare gli strumenti già esistenti.

A latere, infine, è stata sottolineata la necessità di allineare le norme penali fallimentari agli interventi civilistici prospettati dallo Schema, contenendo l’incertezza riguardo la sindacabilità ex post, in sede giurisdizionale, circa le scelte operate nel caso in cui queste ultime non si siano rivelate sufficienti al superamento della crisi.