I temi della settimana

BRUGNOLI: APPELLO A BIANCHI E DRAGHI, SCUOLA TORNI AL CENTRO DELLE RIFORME

“Facciamo un appello al Ministro Bianchi e al Premier Draghi perché la scuola possa tornare al centro delle riforme”. Così il Vice Presidente Giovanni Brugnoli aprendo i lavori degli Stati Generali dell’Orientamento – Il carattere del talento, che Confindustria ha organizzato come giornata di intrattenimento educativo per gli studenti e momento di confronto tra mondo della scuola, imprese e istituzioni per dibattere della riforma dell’orientamento prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “La politica deve essere chiara: ha intenzione di far vincere il Paese, aiutando il governo Draghi a mettere in campo interventi strutturali per favorire l’occupazione dei giovani, o invece è interessata al mero dividendo elettorale, proseguendo sulla strada dei bonus e delle misure ‘di parcheggio’ temporanee, come il Reddito di Cittadinanza, che è fondamentale contrastare la povertà, ma che per i ragazzi si sta rivelando un disincentivo al lavoro e alla valorizzazione del loro talento?”, ha detto in un’intervista al Sole24Ore in cui ha lanciato l’appuntamento. Tutto ciò in un contesto in cui “le imprese non trovano circa il 40 per cento dei profili che cercano, che non sono solo scientifici e tecnologici, ma anche legati a materie umanistiche, dall’arte alla letteratura, alla creatività, che è la base del nostro Made in Italy. Dobbiamo e vogliamo ascoltare i ragazzi, per questo oggi abbiamo scelto un format diverso. Perché loro ci possono aiutare a capire cosa non va e come fare per risolvere questo scollamento”. Al­l’e­ven­to, cui ha pre­so par­te an­che il Mi­ni­stro del­l’I­stru­zio­ne Pa­tri­zio Bian­chi, han­no ade­ri­to ol­tre mil­le stu­den­ti per par­te­ci­pa­re ai la­bo­ra­to­ri e work­shop in­te­rat­ti­vi loro de­di­ca­ti. “L’u­ma­ne­si­mo tec­no­lo­gi­co – ha ri­ba­di­to Bru­gno­li in un’in­ter­vi­sta ad Av­ve­ni­re – è il cuo­re pul­san­te del­le no­stre im­pre­se, dal­la mec­ca­tro­ni­ca alla chi­mi­ca-far­ma­ceu­ti­ca, dal­l’in­for­ma­ti­ca al­l’a­groin­du­stria. La scuo­la tor­ni al cen­tro dei ter­ri­to­ri per sfor­na­re com­pe­ten­ze in li­nea con le ri­vo­lu­zio­ni in atto. Solo così il no­stro pae­se avrà il fu­tu­ro che me­ri­ta”.

BLUE ECONOMY, LE VOCI DELLE 11 RAPPRESENTANZE ASSOCIATIVE: UNA POLITICA DEL MARE È SFIDA DECISIVA PER LO SVILUPPO DEL PAESE

Dopo la presentazione del ‘Progetto Mare’, lanciato dalla presidenza di Carlo Bonomi e coordinato dal vicepresidente per l’Economia del Mare, Natale Mazzuca, con cui Confindustria ha voluto rimettere al centro della politica economica nazionale l’esigenza di utilizzare al meglio la risorsa Mare (risorsa naturale e produttiva, leva di sviluppo per il sistema Paese), il Sole 24 Ore ha raccolto le voci delle 11 Rappresentanze associative del Tavolo Confederale sull’Economia del Mare per ricordare al Governo la ricchezza dei temi e la consapevolezza delle imprese in merito alle questioni cruciali da affrontare: la riduzione degli oneri amministrativi sulle navi battenti bandiera italiana per evitare la fuga verso altre bandiere; il rischio che le normative ambientali Ue penalizzino il settore europeo mentre occorre favorire la convergenza del quadro di regole su scala internazionale; la semplificazione delle procedure per investire; un sistema di incentivi per gli investimenti in digitalizzazione della filiera logistica-portuale e in ammodernamento della flotta in chiave di sostenibilità.
Il Rapporto ricorda il lungo elenco di criticità da affrontare e risolvere con una visione unitaria. Prima fra tutte proprio quella della governance: serve un luogo istituzionale forte di coordinamento delle politiche, un ministero o una direzione che concentri i poteri e le competenze, superando la frammentazione e semplificando le procedure burocratiche. La forza del progetto confindustriale sta proprio nell’essere partito dalle esigenze, dalle proposte concrete, dalle prospettive dei singoli settori produttivi di fronte alle sfide poste dal dopo-Covid e dalla guerra in Ucraina, dalla riorganizzazione dei flussi logistici mondiali, dalla sostenibilità energetica e ambientale non solo delle nostre banchine ma anche delle nostre flotte. E poi di aver costruito un quadro di insieme, facendo parlare fra loro le diverse componenti produttive e proponendo prospettive anche coraggiose, come quella di fare dei porti siti attrattivi di processi produttivi e logistici integrati.
Mario Mattioli, presidente Confitarma, ha sottolineato che “da tempo chiediamo una Governance del Mare ispirata al modello francese che metta a sistema tutte le competenze marittime sulla base di tre fattori: forte supporto della politica, amministrazione efficiente e ampio coinvolgimento degli stakeholder”. “Servono misure di semplificazione della regolamentazione per operatori e utenti, una riforma del demanio dedicata alla portualità turistica, il rafforzamento immediato della Direzione del trasporto marittimo del Mims per garantire le necessarie decisioni di politica industriale e la finalizzazione del Codice della Nautica”, ha affermato Saverio Cecchi, presidente Confindustria Nautica. Secondo Arrigo Giana, presidente Federtrasporto, “l’efficienza del sistema complessivo dei trasporti e la sua capacità di servire efficacemente il Paese è legata anche al grado di interconnessione tra le diverse reti dei trasporti”. “Le caratteristiche del mondo della logistica sono in profonda trasformazione attraverso una sempre più stretta connessione con la dimensione industriale e produttiva e una dinamica di globalizzazione nella competizione economica che resta incerta. Serve ritrovare una strategia nazionale”, ha affermato Luca Becce, presidente Assiterminal. Per Umberto Ruggerone, presidente Assologistica, “i porti possono e devono svolgere un ruolo nuovo, diventando poli di attrazione per attività integrate nella catena del valore. È indispensabile superare i localismi”. “Il ruolo dell’industria navalmeccanica come motore dell’Economia del Mare richiede una governance in grado di interpretare le necessità dell’industria e di diventare interlocutore unico delle sue istanze”, ha ribadito Vincenzo Petrone, presidente Assonave. “Il sistema dei servizi portuali turistici deve porre soluzione principalmente a 3 proble­mi: chiudere il contenzioso canoni con il saldo e stralcio dei canoni pregressi; individuare una disciplina specifica per i porti turistici per gestire gli effetti della direttiva Bolkestein; semplificare ulteriormente la disciplina dei dragaggi, i cui attuali costi strangolano un gran numero di imprese portuali turistiche”, ha aggiunto Roberto Perocchio, presidente Assomarinas. Per Francesca Biondo, Direttore Generale Federpesca, “servono una strategia concreta e incentivi per rinnovare la flotta da pesca, tra le più vetuste d’Europea. Il futuro della pesca passa da una riqualificazione dell’intero comparto: una flotta tecnicamente moderna, equipaggi preparati, rispetto del contesto ambientale e valorizzazione del prodotto”. “Il mare è una risorsa economica per l’Italia, un volano importante della nostra economia e un bene ambientale da tutelare e migliorare. Per questo serve individuare figure professionali idonee a valorizzare in maniera strutturale la nautica. Il turismo nautico continua a rappresentare un’eccellenza del Made in Italy e un pilastro del nostro turismo”, ha aggiunto Marina Lalli, presidente Federturismo. Secondo Andrea Arzà, presidente Assogasliquidi, “il GNL fornisce un contributo rilevante quale carburante alternativo anche per la navigazione e come attore dello sviluppo delle infrastrutture di approvvigionamento dei prodotti all’interno dei porti. L’impegno delle imprese è volto a far sì che i GNL possa svolgere appieno il ruolo di risorsa sostenibile pronta e disponibile”. Infine, Claudio Spinaci, presidente Unem, ha affermato che “la logistica portuale dei carburanti liquidi, con la sua flessibilità ed efficienza, si è dimostrata essenziale per garantire in modo sicuro a condizioni competitive l’approvvigionamento energetico del Paese anche nei periodi di emergenza, come la pandemia e l’attuale conflitto. L’obiettivo è di arrivare a prodotto decarbonizzati non solo per le navi ma per tutti i tipi di trasporto”.

 

DI STEFANO A ‘MED IN ITALY’: RIFORME E LAVORO LE SFIDE DELLA SICILIA

I Giovani imprenditori di Confindustria hanno scelto Palermo per il loro incontro: “Med in Italy”, una giornata di confronto a Palazzo dei Normanni per conoscere e approfondire i trend che accomuneranno i paesi del Mediterraneo. I giovani industriali guidati da Riccardo Di Stefano (palermitano e presidente del movimento nazionale) e, alla presenza del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, hanno organizzato un dibattito con grandi imprese, pmi e startup, rappresentanti della business community sui temi del made in Italy, dell’export, dell’energia, della sostenibilità e delle sfide post pandemiche.
“Partire da Palermo è una scelta che ha un duplice significato: porre un riflettore sempre acceso sul divario che questo territorio continua a registrare e far emergere come le opportunità e le sfide del Sud sono quelle dell’intero paese. Il Sud, come anche il resto di Italia, deve puntare a un investimento forte in ricerca e sviluppo. La pandemia e la crisi geopolitica che stiamo vivendo hanno evidenziato l’opportunità che abbiamo di accorciare le filiere riportando i processi produttivi all’interno dell’Italia, rendendo la produzione nazionale ad alto valore aggiunto. La Sicilia in questo è un hub logistico naturale, ma mancano le infrastrutture sulle intermodalità dei porti e un vero sistema infrastrutturale per diventare un centro di distribuzione merci tra Nord e Sud del mondo e tra Est e Ovest. Serve un vero collegamento con il sistema industriale della Sicilia. E questo limite dello Stretto è un vincolo alla capacità logistica dell’Europa stessa. Il Pnrr ha due condizioni fondamentali ma non sono sufficienti da sole. Mettere a terra e rendicontare le opere nei tempi stabiliti è una sfida molto ardua. Servono anche riforme abilitanti che chiediamo da tempo come quella della concorrenza, della riforma della scuola e dell’orientamento e la riforma fiscale. Il nostro timore è che con l’avvicinarsi della fine della legislatura i partiti si concentrino sull’agone elettorale e non mettano più nelle condizioni il Governo di sfruttare questa occasione. Da 30 anni aspettiamo le riforme per le quali ci hanno sempre che non c’erano risorse. Oggi ci sono. Al Sud, inoltre, la condizione necessaria è l’efficientamento della pubblica amministrazione. Penso agli investimenti in rinnovabili bloccati in iter estenuanti mentre l’opportunità delle Zes va colta, creando un ecosistema fatto da aziende e istituzioni locali perché attrarre investimenti non è semplice in Sicilia. Ma è necessario. L’Italia ha il triste primato dei Neet e in Sicilia si raggiungono punte incredibili. Questo produce uno scollamento tra domanda e offerta, un impatto sociale e un grave deficit per la nostra economia che, soprattutto nel manifatturiero, soffre la mancanza di capitale umano qualificato. Questa distanza tra giovani e lavoro va colmata e il reddito di cittadinanza non è stata la risposta non avendo sortito l’effetto desiderato. È mancato il lato delle politiche attive del lavoro”.