GOVERNO: SERVE TRACCIARE UNA ROTTA O SAREMO SENZA APPRODO

Serve riconoscere la centralità dell’industria per il futuro del nostro Paese. Con la crisi in atto abbiamo numeri da guerra che hanno portato indietro di 26 anni il Pil pro capite. In questo contesto o il governo dà una rotta ben precisa e condivisa su dove andare oppure all’approdo non arriveremo mai“. Così il Presidente Carlo Bonomi, nel corso del suo intervento all’Assemblea di Anima. “Questo Paese deve tornare ad ascoltarsi. Se è vero che la ripresa la trainano le imprese, allora chi meglio degli imprenditori sa cosa serve? Per questo chiediamo di essere ascoltati sul futuro del Paese” ha aggiunto Bonomi.
Bisogna sciogliere i nodi che hanno bloccato l’Italia negli ultimi 25 anni. Ci saremmo aspettati che gli investimenti pubblici arrivassero prima del Recovery fund perché lo stesso Commissario Gentiloni ci dice che quelli sono fondi aggiuntivi” ha detto Bonomi nelle sue conclusioni all’Assemblea di Assolombarda. E ha aggiunto che “i fondi in arrivo dall’Europa sono importanti per rilanciare l’economia ma la grande vera occasione da non sprecare è quella delle riforme perché l’Italia deve fare i compiti a casa e diventare un Paese normale, non uno di commissari“. Il Presidente è tornato poi sulla mancanza di un progetto Paese di medio – lungo periodo: “I dati macroeconomici arrivati nelle ultime settimane e le previsioni sulla crescita del Pil dovrebbero accendere tutte le luci di allarme. Capisco affrontare l’emergenza, ma noi chiedevamo di guardare già al futuro, invece siamo ancora fermi alla fase 1”. E sui provvedimenti economici adottati da governo per fronteggiare l’emergenza Bonomi ha sottolineato che “non si sono trasformati in spesa mentre invece c’è stata una propensione al risparmio”. Secondo il Presidente, questo significa che manca il collante della fiducia: “non c’è fiducia nelle politiche economiche messe in atto“, ha detto, evidenziando che “siamo in un periodo complicato e che le sorti del Paese dei prossimi venti anni le decidiamo adesso”.
Il Presidente è stato poi ospite a Porta a Porta insieme al Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, a cui ha rivolto l’appello a lavorare insieme per superare questo momento drammatico. “Questa recrudescenza della pandemia crea ulteriore incertezza. Temiamo nel quarto trimestre un rallentamento del rimbalzo. Chiediamo al governo di rimettere in campo il metodo con cui l’avevamo affrontata: ci vuole confronto, che è servito a dimostrare che nei luoghi di lavoro siamo più sicuri che in altri luoghi. Le imprese si sono attrezzate e hanno investito sui presidi e sui dispositivi.

LAVORO: RINNOVARE I CONTRATTI SU BASI SOSTENIBILI. PENSARE A OCCUPABILITA’ E NON A TUTELA DEL POSTO

Nel corso di Porta a Porta il dibattito si è sviluppato anche sul tema del lavoro. Bonomi ha sottolineato che sono le categorie e i sindacati a firmare i contratti, trovando un accordo su basi sostenibili. “È stato firmato il Patto per la Fabbrica, che indica due regole importanti: il trattamento economico minimo, che va adeguato all’andamento dell’inflazione e il trattamento economico complessivo, che deve tener conto di alcuni fattori come produttività, welfare, formazione, previdenza e assistenza integrativa”, ha spiegato il Presidente. “Nell’ultimo contratto dei metalmeccanici sono stati erogati 300 euro l’anno per ogni dipendente sulla formazione e 467 milioni in tre anni sulla sanità integrativa. Quindi il tema non è l’entità dell’aumento (156 euro rispetto a 48 euro) ma trovare un accordo che sia sostenibile”. Sulla fine del blocco dei licenziamenti, che il Ministro Patuanelli ha escluso venga prorogato, il Presidente Bonomi ha spiegato che occorre pensare all’occupabilità delle persone piuttosto che alla tutela del posto di lavoro. Proprio per questo Confindustria il 16 luglio scorso ha presentato un progetto di riforma degli ammortizzatori sociali su cui ancora aspetta di confrontarsi. Bonomi ha anche sollecitato il Governo a chiedere una politica comune su una protezione universale a livello europeo basata proprio sull’occupabilità.

INVESTIMENTI: INDUSTRIA 4.0 SIA RAFFORZATA E STRUTTURALE. REALIZZARE UNO STRUMENTO COME SUPER ECOBONUS AL 110%

“Noto con piacere che, anche su spinta del Mise, Industria 4.0 sta tornando a essere un obiettivo del Governo per la prossima Legge di Bilancio. Auspichiamo che venga resa strutturale e rafforzata”. Lo ha detto il presidente Carlo Bonomi, durante l’assemblea di Federacciai, sottolineando che il rallentamento degli investimenti, in particolare quelli pubblici, ha provocato il declino del Paese. “Un declino che si era interrotto nel 2015-2017 perché era stata messa in campo Industria 4.0, una misura importante per il Paese, che poi è stata abbandonata. Avevamo sconsigliato fortemente di fare quella scelta – ha sottolineato Bonomi – non siamo stati ascoltati e purtroppo i numeri ci hanno dato ragione”. E, rivolto al ministro Patuanelli, nel corso di Porta a Porta, il Presidente ha affermato che per il Piano Industria 4.0 va prevista la realizzazione di uno strumento come il super ecobonus al 110%.

ECONOMIA: DAL RAPPORTO CSC, PROFONDO CALO DEL PIL NEL 2020 E PARZIALE RECUPERO NEL 2021

Il CSC, nel Rapporto sugli scenari di politica economica, stima un profondo calo del PIL italiano, pari a -10% nel 2020, con un recupero parziale nel 2021 del +4,8%. Con la crisi da COVID-19 l’Italia ha avuto una contrazione in termini di Pil che porta il Paese indietro di 23 anni e addirittura di 26 anni se si considera quello pro-capite. Una vera e propria “tempesta perfetta”, causata                in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta. Con la fine del lockdown, la domanda, che in vari settori si era azzerata, è risalita, rilanciando l’attività nell’industria. Questo ha determinato un rimbalzo del PIL nel terzo trimestre 2020, nonostante il recupero lento nei servizi, gravati dal crollo dei flussi turistici. Ma nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019 e molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa 8 punti percentuali. Per risollevare l’economia italiana e accrescerne strutturalmente il potenziale di espansione, serve intervenire proprio dove la dinamica della produttività è bloccata. Occorre rendere più efficiente la pubblica amministrazioneaumentando e velocizzando la qualità dei servizi pubblici e rivedendo le modalità con cui le decisioni pubbliche vengono tradotte in norme. Serve inoltre imprimere una forte accelerazione agli investimenti pubblici, determinanti per la costruzione di capitale fisico, umano e di conoscenza, puntando su infrastrutture tradizionali, ricerca, digitalizzazione, innovazione, formazione e sostenibilità ambientale.

FISCO: OCCORRE UNA RIFORMA COMPLESSIVA CHE SUPERI LA LOGICA DI CASSA E SIA LEVA DI COMPETITIVITA’

“Occorre elaborare una riforma complessiva del fisco che superi la logica di mera cassa e faccia del fisco anche una leva di competitività del sistema industriale e quindi del paese”. Così il Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco, Emanuele Orsini al Sole24Ore. “Chiediamo un potenziamento significativo e una stabilizzazione degli strumenti fiscali del piano Industria 4.0. Anche perché – ha continuato – il Covid non è sconfitto e ci sono settori più in difficoltà di altri, come i servizi, il turismo, i trasporti e il sistema fieristico e i dati sugli ordini per fine anno, dopo il rimbalzo positivo del terzo trimestre, sono in calo”. Orsini ha avvertito: “un lockdown non è assolutamente praticabile, se si chiudono le imprese questa volta c’è il serio rischio di vedere moltiplicati concordati e fallimenti. Bisogna guardare a un orizzonte di medio lungo periodo”.
Orsini ha anche spiegato che gli imprenditori chiedono di intervenire su due elementi: la sospensione degli ammortamenti, ormai acquisita con il Dl Agosto, e una rimodulazione del debito contratto in questi mesi a causa dell’emergenza sanitaria. “L’incertezza dovuta a una nuova recrudescenza del virus fa sì che le imprese abbiano bisogno di maggiore respiro. Gli imprenditori si sono indebitati e ancora in molti settori le imprese non riescono a generare utili. Il pericolo è che il cash flow ridotto non sia sufficiente per ripagare il debito contratto, ma soprattutto che le imprese non siano in condizione di realizzare nuovi investimenti generando crescita per il paese” ha avvertito il vice presidente. Per questo Orsini ha invocato la proroga della moratoria di legge, almeno fino a settembre del 2021 e ha evidenziato che, anche se “il Fondo di garanzia sta dando i risultati attesi, serve qualche aggiustamento, come nel caso del fondo Sace”.  

BREXIT: DICHIARAZIONE CONGIUNTA CONFINDUSTRIA – MEDEF – BDI

Il negoziato sulla relazione futura tra Unione Europea e Regno Unito è entrato in una fase cruciale. Per questo, alla vigilia del Consiglio Europeo del 15 e 16 ottobre, gli industriali italiani, francesi e inglesi, in piena sintonia con l’intera comunità imprenditoriale europea, hanno rivolto un appello congiunto ai negoziatori, su entrambe le sponde della Manica. “Occorre fare tutto il possibile per concludere un accordo ambizioso e onnicomprensivo in tempo utile per consentire la ratifica e l’entrata in vigore entro il 1° gennaio 2021, nel reciproco interesse dell’Unione Europea e del Regno Unito. Le imprese – si legge nella nota – stanno dedicando tutte le loro energie a limitare e sanare gli effetti sanitari, sociali ed economici della crisi da Covid-19. Sono mobilitate per rilanciare le nostre economie e affrontare le sfide ecologica e digitale. Una divisione brutale tra l’Europa continentale e il Regno Unito contribuirebbe ad aumentare le difficoltàmettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e insediamenti produttivi in tutti i nostri paesi”. Nella missiva, le tre organizzazioni imprenditoriali hanno invitato anche “i leader di entrambe le parti a rispettare l’Accordo di Recesso e la Dichiarazione Politica e ad esplorare tutte le opzioni possibili per raggiungere una soluzione in grado di garantire fluidità negli scambi commerciali, mantenendo al contempo condizioni di concorrenza leale tra l’UE e il Regno Unito. Questo accordo – hanno concluso gli industriali – non dovrà mettere in discussione il fulcro del nostro impegno europeo e delle nostre attività, diffuse sul territorio dell’Unione: la solidarietà fra i 27 e il regolare funzionamento del mercato unico”.

Ascolta il Presidente a Porta a Porta https://bit.ly/342J7Ng

Leggi il rapporto del Centro Studi https://bit.ly/3417fzS

Leggi l’intervista al Vice Presidente per il credito, la finanza e il fisco Emanuele Orsini        

Leggi la nota congiunta Confindustria – Medef e BDI https://bit.ly/3lRyVgL