Parla chiaro Bonfiglio Mariotti, Presidente Assosoftware, apprezzando, da un lato, gli elementi positivi dei recenti provvedimenti di incentivazione della fatturazione elettronica tra imprese, ma anche, dall’altro, stigmatizzando le intenzioni di uno Stato che intende occupare spazi di mercato a scapito degli operatori privati.
Visto dal presidente
Fattura elettronica: svolta epocale ma lo stato rispetti il suo ruolo
Davvero epocale anche per noi che sosteniamo da anni quanto sia importante la spinta propulsiva che il legislatore può dare anche alle aziende private, l’introduzione dell’interscambio telematico generalizzato delle operazioni Iva, previsto dalla bozza di decreto legislativo predisposto dal consiglio dei ministri.
Un’opportunità che segue a ruota l’obbligo di fatturazione elettronica alla p.a. diventato generalizzato lo scorso 31 marzo. Una modalità operativa che, contestualmente agli enormi risparmi che porterà alle aziende, favorirà la realizzazione di sistemi gestionali più integrati, in grado di supportare sempre di più ed in maniera semplice le aziende, nel loro sviluppo e nella diminuzione dei costi superflui. Ma nella realizzazione di questo ambizioso quanto auspicabile, progetto, occorrerà fare attenzione a predisporre le infrastrutture in modo tale che facciano da volano al rilancio dell’economia, invece che da collo di bottiglia e da spauracchio per le imprese: la gratuità non è la panacea a tutti i problemi. Il famigerato Sistri del ministero dell’ambiente, fonte di enormi problemi per milioni di imprese negli ultimi quattro o cinque anni, dovrebbe aver insegnato qualcosa. Non ha quindi senso, né pratico, né tecnico e tantomeno politico e istituzionale, che l’Agenzia delle entrate metta a disposizione di aziende private un sistema gratuito per inviare le fatture ad altre aziende private. Un gratuito che tale non è, perché lo paghiamo tutti noi. Il governo parla tanto di semplificare, razionalizzare, privatizzare, per ottemperare alla spending review e poi si trova sempre qualcuno che sotto queste parole ci infila complicazione, disinformazione e aumento dei costi collettivi. Il mercato bisogna conoscerlo e la realtà viverla per capire che i problemi delle start-up o delle microimprese non dipendono dal poter digitare qualche fattura sul portale Sogei quando con poche decine di euro i privati forniscono ottimi software integrati per la fatturazione, il magazzino e la contabilità, oltre alla conservazione. E cosa dire della distorsione del mercato che una eventuale iniziativa dell’Agenzia provocherà? Non bastano i grandi monopolisti o le multinazionali online che pagano le tasse in Irlanda, quando le pagano, e vendono in Italia sottocosto, non avendo nello stato un socio al 50% come in Italia, oppure le migliaia di società In-House degli enti pubblici? E tutti quanti che tolgono mercato, lavoro, opportunità alle Pmi che sono la vera ossatura della nostra nazione. Adesso ci si mette anche l’Agenzia delle entrate, che dovrebbe, per mission istituzionale, mettere in condizione i contribuenti di pagare le tasse fornendo loro, tutti gli strumenti per poterlo fare nei tempi stabiliti. E cosa c’entra un portale pubblico per quello che non è un obbligo normativo, ma un rapporto fra privati? Le aziende produttrici di software hanno dovuto realizzare, spesso non per scelta ma su pressante richiesta dei propri clienti, sottoposti a loro volta a un obbligo di legge, specifiche funzioni per generare le fatture Xml, firmarle, trasmetterle allo Sdi e conservarle digitalmente. Funzioni che sono costate milioni e milioni di euro, i cui ritorni economici si avranno (a questo punto «forse») fra molti anni, realizzate per via di un obbligo imposto dal legislatore, ma che hanno consentito a quest’ultimo di raggiungere un risultato di elevatissima qualità, nonostante la complessità dell’intero sistema e permetterà alla p.a. risparmi per miliardi ogni anno. Se, infatti, da una parte è un impegno necessario fornire incentivi per chi adotta la fatturazione elettronica e invia il flusso di fatture anche all’Ade, non lo è invece fornire direttamente ed in modo gratuito, sia il software, che l’assistenza fiscale. Una soluzione, quella dell’assistenza fiscale gratuita, già sperimentata in passato con esiti deludenti, per i costi elevati sostenuti dall’Ade e per la qualità del servizio ovviamente non paragonabile a quella fornita dai soggetti che professionalmente prestano assistenza fiscale, se non altro per la sussistenza di un macroscopico conflitto d’interessi. Forse, per aiutare questi soggetti minori, è meglio puntare tutto su un sostegno economico, oppure prevedere una convenzione con gli ordini professionali per un’assistenza fiscale a prezzi concordati o, ancora meglio, un compenso da assistenza fiscale com’è stato per 23 anni, con grande soddisfazione di tutti, per il vecchio 730. Il ruolo del Sdi della Sogei dovrà essere, quello di fungere da raccoglitore di una copia dei flussi delle fatture attive/passive, per conto dell’Ade, inviate da aziende ed intermediari che intendono aderire agli incentivi statali. Sono troppe le personalizzazioni dei software e le specificità, troppe le verticalizzazioni, per pensare che Sogei possa realizzare un gestionale per le imprese, anche solo in relazione all’emissione delle fatture. Anche perché, se lo facesse, le aziende perderebbero via via i vantaggi competitivi di un vero sistema informativo, con effetti negativi anche in relazione alla competitività delle stesse in un contesto oramai globalizzato. Senza tener conto del pericolo che quando gli utilizzatori si avvalgono di un solo prodotto, messo a disposizione da un unico fornitore, pubblico o privato che sia, essi rischiano di pagare lo scotto che già pagano i professionisti o i cittadini quando hanno la necessità di utilizzare obbligatoriamente alcuni «pessimi» servizi messi a disposizione da alcuni enti centrali, che obbligano ad estenuanti prove e tentativi, con stravaganti utilizzi di password e Pin, prima di riuscire nell’intento (quando poi si riesce davvero), con tempi talvolta ben più lunghi della vecchia coda allo sportello. Si tratterebbe inoltre di un esempio fuori dal coro, rispetto alle altre esperienze europee tutte rivolte al mercato, dove la pubblica amministrazione si preoccupa solo di indicare la strada con regole certe e standard condivisi tra i vari stakeholder.
Bilancio Ue, conto alla rovescia
Se ne parla ancora poco della direttiva 2013/34/Ue, che ha però abrogato nientemeno che la IV direttiva Cee (n. 660/1978) in materia di bilancio d’esercizio e la VII direttiva Cee (n. 349/1983) in materia di bilancio consolidato. Il termine del 20/7/2015 entro cui dovranno essere obbligatoriamente emanate le norme di recepimento da parte degli stati membri, compreso il nostro, è però oramai così vicino per poter rimandare oltre le valutazioni sugli adeguamenti necessari da apportare alle procedure di contabilità e di redazione del bilancio.
Va ricordato che la suddetta direttiva prevede l’entrata in vigore delle nuove regole già per il bilancio dell’esercizio che ha inizio il 1/1/2016, o comunque nel corso del 2016, per cui i primi effetti li avremo già a partire dal prossimo anno. Se è vero, infatti, che il primo bilancio interessato dalla nuova normativa comunitaria sarà quello che verrà redatto nel 2017, è anche vero che le novità saranno tali e tante che converrà predisporre ed iniziare a utilizzare un piano dei conti compatibile già dal 1/1/2016, per poter poi elaborare l’anno successivo i bilanci e le dichiarazioni dei redditi in modo automatizzato. Ma quali saranno le novità più rilevanti e quali impatti avranno queste dal punto di vista operativo?
Rimanendo nell’ambito della direttiva, è utile sapere:
– che in virtù dell’applicazione del principio di derivazione anglosassone della prevalenza della sostanza sulla forma, occorrerà tener conto direttamente sul prospetto di bilancio o eventualmente in nota integrativa (qualora se ne prevedesse l’applicazione solo nel suddetto documento) di tutte le situazioni in cui il possesso del bene è slegato dalla proprietà: per esempio i beni in leasing e in comodato presumibilmente dovranno essere rappresentati tra le immobilizzazioni e non essere più esposti nei conti d’ordine;
– che occorrerà applicare, nella rappresentazione delle immobilizzazioni, sia immobiliari che finanziarie, il principio del «fair value» (e non più del costo storico), come definito dai principi contabili internazionali Ias/Ifrs, che lo qualificano come «il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in una transazione tra terzi indipendenti»; questo comporterà, per esempio per le immobilizzazioni immobiliari, da una parte la necessità di ricorrere a valutazioni redatte di norma da un valutatore professionalmente qualificato, dall’altra di registrare negli applicativi gestionali tutti gli incrementi e i decrementi dei valori immobiliari derivanti da tali valutazioni, con contestuali variazioni dei piani di ammortamento, in ottemperanza peraltro alle indicazioni del recente Oic 16;
– che occorrerà utilizzare nuove tecniche contabili, in virtù del venir meno delle poste straordinarie, per contabilizzare le suddette poste straordinarie;
– che dovrà essere adeguato, in virtù del principio della stretta derivazione dell’imponibile dal risultato di bilancio, il calcolo delle imposte dirette, non solo l’Ires, ma per esempio anche l’Irap, in relazione ai necessari aggiornamenti che dovranno essere apportati direttamente dal legislatore al Tuir, o in via interpretativa dall’Ade. Segnaliamo che è attualmente in corso, da parte del ministero dell’economia e delle finanze, dipartimento del tesoro, direzione IV, ufficio IV, la «Consultazione pubblica per l’attuazione della direttiva 2013/34/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 26/6/2013, relativa ai bilanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese» e che sono già presenti alcune proposte di modifica del Mef sul Codice civile. L’impatto degli interventi sui sistemi contabili è significativo e con una tempistica molto stretta, già a partire da gennaio 2016. Per definire gli interventi necessari alle procedure, Assosoftware sta già organizzando specifici incontri con gli enti preposti, al fine di poter effettuare le modifiche necessarie con la necessaria tempestività.