di Roberto Bellini, direttore generale AssoSoftware

 

Dal 24 marzo, data del decreto lockdown, il 90% delle attività imprenditoriali del Paese si sono fermate.

Rimangono attivi solo i servizi essenziali tra cui la filiera sanitaria, quella alimentare, la pubblica amministrazione e i servizi informativi, tra questi le software house e i provider che forniscono soluzioni applicative e di connettività per la gestione ordinaria e il supporto di base. Il blocco è stato recentemente prorogato fino al 13 aprile e al momento non si intravede ancora una data di riapertura seppur graduale.

In questa situazione di fermo totale tutto è stato prorogato, dai versamenti delle imposte, ai vari adempimenti fiscali, addirittura il rinnovo delle carte d’identità. Qualunque attività non essenziale che richiede l’accesso in azienda per espletare pratiche amministrative o lavori in loco di qualsiasi tipo non può avvenire ed è vietata per legge con sanzioni penali in caso d’infrazione.

Per questo motivo AssoSoftware ha chiesto al Governo e alle istituzioni di bloccare tutti i progetti che prevedono nuovi obblighi nel corso dell’anno; qualsiasi variazione normativa che comporta modifiche procedurali dovrebbe essere rinviata in attesa di tornare alla normalità con persone e risorse disponibili. Tanto più che le nostre aziende sono concentrate nel mantenere attivi i servizi ordinari, nel garantire l’assistenza ai prodotti esistenti e nello sviluppare le procedure per gli interventi, già numerosi, che attengono alla gestione dell’emergenza.

È giusto anche ribadire il ruolo strategico che hanno sempre le software house nel rendere applicabili leggi e provvedimenti, ancor di più in situazioni d’emergenza. Una posizione fondamentale, a volte scomoda perché pressata tra Legislatore e cliente, che richiede un filo diretto con le Istituzioni per anticipare i tempi di sviluppo delle soluzioni software e rendere immediatamente operative le decisioni politiche.

Si va dalle procedure paghe e stipendi, che devono essere adeguate per la corresponsione delle varie indennità e sostegni (dal bonus dei 100 euro alla nuova Cig Covid-19), alle procedure fiscali che fanno i conti con slittamenti o rateizzazione dei versamenti per determinate categorie di attività; il tutto deve essere fatto tempestivamente perché nell’emergenza conta la rapidità con la quale si scaricano a terra gli incentivi e gli aiuti per imprese e lavoratori.

Ci sono poi i sistemi gestionali che, tutti i giorni, permettono il controllo dei cicli di produzione e delle commesse, l’emissione in formato elettronico di milioni di preventivi, ordini, ddt, fatture e pagamenti. Grazie a essi, la catena del valore non si interrompe nei servizi essenziali: le merci possono viaggiare per rifornire i supermercati dei generi alimentari, le farmacie continuano a ricevere i farmaci ma anche le ricette elettroniche, gli ospedali sono in grado di gestire le cartelle cliniche, di dialogare con la propria rete sanitaria e ricevere i rifornimenti per i pasti dei degenti.

Per garantire tutto questo i nostri collaboratori continuano a lavorare dalle proprie case connessi alle proprie postazioni o ai sistemi centrali, chi per lo sviluppo software, chi per l’assistenza ai clienti, chi per la gestione amministrativa. Sono stati prontamente attivati nuovi modelli di lavoro agile, protocolli di smart working, riunioni virtuali in videoconferenza; è stato avviato qualsiasi sistema e accorgimento che potesse aiutare a migliorare la produttività. C’è poi anche una parte più ridotta e silenziosa di colleghi che tutte le mattine si reca nelle sedi fisiche delle aziende per garantire che i sistemi centrali continuino a funzionare per i colleghi e per i clienti, e per intervenire nel caso di blocchi operativi o errori su componenti fisiche sistemistiche. A tutti loro va il nostro sincero ringraziamento.

Tuttavia, dalle stime fatte anche con una recente survey tra i soci, la produttività del lavoro a distanza, nonostante gli enormi sforzi, fatica a raggiungere i livelli pre lockdown, soprattutto tra le aziende più piccole e meno organizzate. Questo perché molte attività richiedono una continua interazione tra i vari collaboratori, chi sviluppa software deve confrontarsi con i cliente per la verifica dei requisiti e, inoltre, perché l’attività di assistenza, in molti casi, necessita di sistemi telefonici e telematici che non sempre si possono replicare nelle postazioni domestiche.

C’è infine anche un condizionamento legato alle connessioni internet e alle reti di comunicazione, non sempre all’altezza delle prestazioni attese; tuttavia, nonostante i dubbi e le perplessità di molti, le infrastrutture Tlc stanno reggendo egregiamente. Questa interruzione prolungata e il cambio repentino del modo di lavorare quotidiano sottolinea che la tecnologia, e il software in particolare, sono oramai essenziali per sostenere l’economia e la nostra stessa vita; dovremo ricordarcelo anche quando tutto sarà finito, ripensando al ruolo che riveste il nostro piccolo mondo di produttori di software nell’ambito delle attività economiche e rivedendo, quindi, gli investimenti in Ict che ciascuna impresa, professionista o Pubblica amministrazione sta facendo per migliorare i propri processi aziendali, spesso troppo piccoli, infinitamente piccoli rispetto al valore che ora tutti quanti riconoscono.