a cura di Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware

Il punto di convergenza potrebbe essere rappresentato dall’unificazione dei quadri comuni

Il modello della dichiarazione dei redditi semplificato continua anche quest’anno a crescere nel numero dei quadri compilabili, con l’obiettivo dichiarato dell’agenzia delle Entrate di aumentare il numero dei suoi potenziali utilizzatori.

Nel 730/2025 sono infatti stati introdotti i due nuovi quadri M e T (si veda quanto anticipato nell’articolo «Con i quadri M e T niente più ricorso a Redditi aggiuntivo»), che consentono alle persone fisiche non titolari di partita Iva di utilizzare il modello semplificato anche per dichiarare i redditi soggetti a tassazione separata, a imposta sostitutiva o derivati da plusvalenze di natura finanziaria.

È un percorso che sta via via portando verso una sempre maggiore sovrapposizione tra il modello 730 e il modello Redditi Pf, che permettono entrambi di dichiarare i medesimi redditi, ma utilizzando modalità di compilazione diverse.

Con alcuni vantaggi per il contribuente e un impatto significativo sia per gli intermediari fiscali, che per le software house che realizzano i software gestionali.

Le modalità di compilazione, infatti, differiscono talvolta anche notevolmente tra il modello 730 e il modello Redditi Pf, anche in relazione al medesimo tipo di reddito da dichiarare.

Il tutto nasce da un diverso approccio che potrebbe essere arrivato il momento di rivalutare. Infatti:

  • il modello 730 richiede l’indicazione dei soli redditi da dichiarare e delle relative informazioni necessarie a effettuare i calcoli, mentre la determinazione dell’imposta è effettuata dal soggetto che fornisce l’assistenza fiscale (Caf, sostituto d’imposta, intermediario fiscale, ecc.) all’interno del prospetto di liquidazione;
  • nel modello Redditi Pf il calcolo dell’imposta viene invece eseguito, talvolta anche solo in parte, all’interno di ciascun quadro e il risultato di tale calcolo viene poi riportato nei quadri riepilogativi (ad esempio il quadro RN).

La motivazione di questa diversa impostazione dei due modelli è che storicamente il modello Redditi Pf poteva essere compilato direttamente dal contribuente esperto, che effettuava i calcoli man mano che compilava i vari quadri, mentre i calcoli del modello 730 sin dall’inizio sono stati appannaggio esclusivo del soggetto che forniva assistenza fiscale diretta (il sostituto) o indiretta (di regola il Caf).

Oggi non è più così. Visto che i calcoli vengono eseguiti esclusivamente dai software gestionali o quelli dell’agenzia delle Entrate/Sogei e, come si può facilmente intuire, il numero di contribuenti che compila manualmente anche solo i dati reddituali sul modello cartaceo è del tutto irrilevante.

È quindi lecito sollevare qualche dubbio sull’effettiva necessità di dover gestire ancora oggi due modelli diversi, con istruzioni diverse. E che in qualche caso in passato hanno portato anche a risultati diversi.

Anche gli operatori degli studi professionali e gli intermediari fiscali fanno in genere molta fatica a passare da un modello all’altro per dichiarare il medesimo reddito.

E non solo per i quadri a elevata complessità. Risulta difficile cambiare impostazione mentale anche per compilare, sui due modelli, il quadro A dei terreni, il quadro B dei fabbricati o il quadro C del lavoro dipendente,

Le software house, dal canto loro, cercano laddove possibile di standardizzare la compilazione software dei quadri tra il modello 730 e quello Redditi Pf, cambiando il solo output di stampa.

Ma è un’operazione titanica, che ha comunque la forte controindicazione di rendere più difficile la manutenzione delle procedure, in fase di allineamento annuale.

Per cui in alcuni casi tali tentativi sono naufragati e si è ritornati a un doppio sviluppo del software per i due modelli, con tempi e costi raddoppiati.

Un effort che non è più compatibile con i tempi sempre più stretti per lo sviluppo delle procedure fiscali, considerata la disponibilità dei materiali (modelli e specifiche tecniche) sempre più a ridosso delle scadenze.

Situazione che seppur comprensibile, essendo dovuta alla sempre maggiore complessità delle norme fiscali (uno per tutti l’effetto Cpb), non è più sostenibile nel processo industriale di sviluppo del software per ottenere prodotti e (in definitiva) risultati di qualità anche per il Fisco.

In definitiva, gestire un doppio modello forse oggi non conviene più a nessuno. E soprattutto non dà vantaggi a nessuno, contribuente compreso.

Le aziende associate ad AssoSoftware si augurano che quanto prima vi sia una riflessione seria sulla necessità di mantenere due modelli separati per i redditi delle persone fisiche, iniziando magari dall’unificazione quantomeno dei quadri comuni.