Milano, 23 aprile 2024 – Gli studi professionali italiani investono una percentuale molto esigua del loro fatturato in digitale: la maggior parte, infatti, spende tra i 1000 e i 5mila euro all’anno, solo una piccola parte di essi spende più di 30mila euro in nuove tecnologie. E nonostante gli strumenti digitali vengano adottati per migliorare la qualità dei processi, coordinare il lavoro e ridurre i costi, la maggior parte dei professionisti dedica alla formazione sulla tecnologia non più di un giorno all’anno.
Questa la fotografia scattata dal centro interdipartimentale dell’Università di Pavia «Institute for Transformative Innovation Research» (ITIR) in occasione dell’evento di kickoff del MindHub “Digitalizzazione e futuro degli studi commercialisti”, promosso da AssoSoftware, l’Associazione di Confindustria che raggruppa i produttori italiani di software, in collaborazione con l’Accademia dei Commercialisti e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.
La ricerca dell’Università di Pavia è stata svolta su un campione di oltre 1500 professionisti proveniente da tutto il territorio nazionale tra il 2020 e il 2022. L’obiettivo, come dichiarato dal Prof. Stefano Denicolai, coordinatore del progetto, “è quello di indagare il livello di digitalizzazione degli studi professionali italiani al fine di comprendere al meglio il loro attuale stato di maturità digitale, con una particolare attenzione verso i commercialisti”. La ricerca, infatti, nasce in seno al programma Mindhub dell’ITIR al fine di avviare un percorso di confronto e ricerca fra università e un gruppo di esperti per meglio comprendere il futuro degli studi professionali nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale. “La trasformazione digitale è tanto un driver di cambiamento per lo studio stesso quanto un’opportunità straordinaria di rinnovamento dei servizi offerti ai propri clienti. Ci siamo quindi proposti di analizzare i nuovi trend tecnologici – come AI, Cybersecurity, Data Monetization – raccogliendo dati inediti sul livello di maturità digitale degli studi al fine di proporre modelli e best practice a cui tendere, ipotizzando scenari operativi e strumenti software di supporto” ha spiegato Nicolai.
Partendo dai risultati della ricerca si è svolta una tavola rotonda a cui hanno partecipato tra gli altri, Mauro Nicola, dottore commercialista in Novara, Fausto Turco, Presidente dell’Accademia dei Commercialisti, e Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware, il quale ha dichiarato: “gli studi investono poco perché non siamo riusciti ancora a far comprendere al meglio le potenzialità del digitale, che rappresenta un fattore fondamentale per crescere e sviluppare la loro professione. Come dimostra bene lo studio presentato oggi, il digitale è ancora percepito come qualcosa che serve solo per rispettare gli adempimenti. Per questo è necessario puntare sulla diffusione della cultura digitale, mettendo in campo misure strutturali finalizzate a sostenere i professionisti ad affrontare le nuove sfide legate alla trasformazione digitale. Soltanto procedendo in questa direzione sarà possibile contribuire concretamente alla diffusione delle competenze digitali, che costituiscono l’asset strategico per l’integrazione dell’IA nei processi produttivi e nei servizi. Per questi motivi siamo qui oggi: vogliamo accompagnare gli Studi Professionali nel loro cammino verso una maggiore maturità digitale.”
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