Cresce il rischio di stagnazione a fine 2022: il prezzo del gas è di nuovo in rialzo e balzano i tassi di interesse. L’industria accusa il colpo, le costruzioni sono in calo, ma reggono i servizi e gli occupati totali continuano a crescere. Extra-risparmio accumulato: verrà speso solo in parte per sostenere i consumi. L’export italiano è altalenante, tra la flessione dell’industria nell’Eurozona e la crescita lenta negli USA.
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Roma, 20 dicembre 2022 – Dall’analisi congiunturale dell’edizione 2022 del Check-Up Mezzogiorno, elaborato da Confindustria e SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), emergono segnali contrastanti.
Il Mezzogiorno aveva intrapreso un difficile percorso di recupero post pandemico cui si sono aggiunte le tensioni geopolitiche, economiche e commerciali associate al conflitto in Ucraina che si sono trasferite al nostro sistema produttivo attraverso una serie di effetti che, ancora una volta, hanno evidenziato la profonda eterogeneità del nostro tessuto produttivo e le differenti esposizioni delle economie locali.
Ciò nonostante, dalle analisi emerge che l’economia meridionale sta mostrando una inaspettata tenuta, anche se su molti degli indicatori oggetto dell’analisi conserva e, anzi, a volte accresce, il divario rispetto al Centro-Nord.
L’Indice sintetico dell’economia meridionale continua a crescere dopo il crollo registrato nel 2020. La prima stima per il 2022 porta a registrare un valore pari a 503,6, oltre 27 punti in più rispetto al precedente anno. Per la prima volta negli ultimi 15 anni, si torna a superare il livello del 2007.
Tutti i singoli indicatori sono in risalita e per tutti si è colmata la perdita legata agli ultimi eventi con dei valori superiori a quelli registrati nel 2019; unica eccezione è il dato sull’occupazione, comunque prossimo al traguardo.
Andamento dell’economia
Le previsioni sull’andamento del Pil meridionale per il 2022 convergono su un +3,2%, a fronte di un +3,8% a livello nazionale. Invece, per quanto riguarda il 2023, le stesse prospettano un rallentamento sia in Italia che nel Mezzogiorno, ma confermando anche nel prossimo anno un differenziale di crescita tra le aree del Paese. Un dato legato soprattutto alle conseguenze degli eventi geopolitici più recenti, che hanno portato ad un persistente caro-energia e ad un’inflazione record.
Al 3° trimestre 2022 le imprese attive nel Mezzogiorno sono più di 1 milione e settecentomila e in leggerissima crescita (+0,2%) rispetto all’anno precedente. Le imprese di capitali al Sud sono ormai più di 390 mila, con una crescita del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che equivale a circa 16 mila nuove imprese di capitali in più. È evidente una maggiore dinamica imprenditoriale per le imprese di capitali nel Mezzogiorno per questa tipologia di imprese, soprattutto in Campania (+5,3%) e Sicilia (+4,8%).
Nei primi 9 mesi del 2022 il Mezzogiorno ha realizzato un export totale pari a 48,6 miliardi di euro (il 10,7% del valore nazionale) e la quota principale è associata al manifatturiero (45,8 miliardi). Le variazioni tendenziali mostrano una ripresa a livello territoriale con una crescita del 31,8% a fronte di un +19,9% per il Centro-Nord. Se guardiamo al solo settore manifatturiero si registra per il Sud un +31,7% contro un +19,4% per il Centro-Nord. I settori merceologici del Mezzogiorno con le variazioni più rilevanti sono quello del coke e prodotti petroliferi raffinati (+104,3% al Sud e +92% al Centro-Nord) e quello dei prodotti chimici (+31,3% al Sud e +24,1% al Centro-Nord).
Pur con alcune differenziazioni a carattere settoriale, l’export si conferma alla base dell’attuale processo di ripresa economica.
Altalenante è l’andamento del credito erogato alle imprese del Mezzogiorno: i valori mostrano, infatti, per il Sud una lieve contrazione nell’ultimo trimestre dopo una, seppur breve, fase di crescita. Allo stesso tempo si evidenziano dinamiche differenti a livello nazionale, con gli impieghi per le imprese del Nord-Est in crescita negli ultimi due trimestri e quelli per le imprese del Centro in calo.
Lavoro e Occupazione
Il ricorso alle varie forme di sostegno al reddito nel Mezzogiorno è aumentato in modo esponenziale a partire da aprile 2020, attestandosi su livelli mai registrati in precedenza. Per tutto il 2021 si sono registrati volumi notevolmente più alti rispetto al periodo pre-pandemico; mentre con il 2022 il trend mostra un calo verso volumi decisamente più bassi. Nel dettaglio, nei primi dieci mesi dell’anno in corso e nel complesso delle tre tipologie di ammortizzatori sociali (Cassa integrazione Ordinaria, Straordinaria e In Deroga), le ore autorizzate sono pari a meno di un terzo di quelle registrate per l’analogo periodo del 2021.
I dati sull’occupazione mostrano che nel terzo trimestre 2022 nel Mezzogiorno è concentrato il 26% dell’occupazione totale nazionale e il 22% di quella femminile, quote decisamente più basse se rapportate alla quota della popolazione che vive al Sud. Guardando all’andamento del terzo trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’occupazione al Sud diminuisce, seppur lievemente (-0,5%), in contrasto con l’andamento delle altre macroregioni che fanno registrare una variazione positiva (soprattutto il Centro, con +2,6%).
Politica di Coesione Europea, Nazionale e PNRR
Sono forti in questo momento le aspettative generate dalla ingente quantità di risorse messe a disposizione dai programmi europei e nazionali.
Per consolidare i dati positivi dell’economia meridionale e superare le principali criticità risulterà fondamentale fare buon uso di tutte le risorse di cui si potrà contare ora e nei prossimi anni. A partire dal PNRR e dagli investimenti complementari fino ad arrivare alla politica di coesione europea, il nostro Paese, e soprattutto il Mezzogiorno, ha a disposizione per i prossimi anni le risorse necessarie per consolidare il proprio percorso di crescita.
Con riferimento al PNRR, la maggior parte delle tappe ad oggi raggiunte è di tipo normativo ed il cambio di passo è atteso per il prossimo anno, con un incremento rilevante delle spese correlate ai nuovi progetti. Il 2023 è visto, quindi, come l’anno in cui l’attuazione del piano dovrebbe entrare a pieno regime e ci si auspica che ciò avvenga.
Per quanto riguarda la politica di coesione, invece, è necessario che tutte le risorse delle diverse fonti programmatiche (ciclo 2014-2020, 2021-2027, FSC), siano protagoniste di un processo di rapida attuazione, con un coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, dalle Amministrazioni titolari degli interventi ai beneficiari.
In conclusione, è necessario che tutte queste risorse vengano sfruttate programmando gli interventi in maniera sinergica tra loro e coerente con le esigenze di sviluppo dei territori, ponendo al tempo stesso una grande attenzione alla capacità attuativa degli stessi.